L’arcivescovo Gallagher chiude nel Campo Santo Teutonico l’iniziativa Iter Europaeum

Per un’Europa protagonista
e pellegrina

 Per  un’Europa protagonista e pellegrina  QUO-144
28 giugno 2021

«È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; che guarda e difende e tutela l'uomo; che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità!». Il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, cita le parole pronunciate da Papa Francesco al Parlamento europeo, il 25 novembre 2014, per concludere la sua omelia nella Messa presieduta ieri, domenica, nel Campo Santo Teutonico, in Vaticano. Una celebrazione che chiude Iter Europaeum, l’iniziativa della delegazione dell’Unione europea, in collaborazione con le ambasciate dei 27 Stati membri dell’Ue accreditate presso la Santa Sede. Il progetto, nato per celebrare e valorizzare i 50 anni delle relazioni tra l’Unione europea e la Santa Sede, ha incluso diverse attività: messe, concerti e visite guidate nelle chiese e basiliche di Roma, scelte dai Paesi come particolarmente indicative della propria storia.

L’inizio delle relazioni tra Santa Sede e Unione europea si intreccia — ha ricordato Gallagher — con i suoi studi per il sacerdozio. «Eravamo entrambi in pellegrinaggio — ha detto l’arcivescovo — e lo siamo stati da allora. Per entrambi, Roma e il Vaticano sarebbero stati punti di riferimento di un viaggio, che sarebbe stato sempre imprevedibile». Il pellegrinaggio come paradigma esistenziale di oggi, ma soprattutto un tempo da condividere. Richiamando lo scrittore e teologo inglese John Bunyan, Gallagher ha ricordato che il pellegrinaggio è, in effetti, un’allegoria del percorso della vita nella quale «non c’è più scoraggiamento». Bunyan — afferma — si ispirò alla Lettera agli Ebrei, nella quale si parla di «stranieri e pellegrini sulla terra». «Nel nostro pellegrinaggio terreno anche noi non dobbiamo essere scoraggiati, ma questa buona intenzione richiede motivazione, visione e, infine, fede».

L’arcivescovo si è poi soffermato sul Vangelo di ieri, sulla guarigione della figlia di Giàiro e dell’emorroissa da parte di Gesù che è «come sempre, in movimento, un pellegrino come molti altri». Una donna malata e disperata che si spinge tra la folla per toccare le vesti di Gesù. Nel nostro viaggio della fede, pur «impauriti e turbati», anche noi abbiamo bisogno di ricorrere alle nostre risorse spirituali, non temendo, ma avendo fede, ha sottolineato l’arcivescovo. «In un momento come questo non è poco. Dobbiamo impegnarci/sforzarci di essere agenti/portatori di coraggio in ogni passo del percorso, senza aggiungere sconforto e pessimismo, ma piuttosto invigorendo le nostre istituzioni, i nostri sforzi, scambi e progetti». In sintesi, «alzarsi e camminare»: questo ha voluto dire al pellegrino Europa il Papa concludendo il suo discorso al Parlamento europeo, ha sottolineato Gallagher.