#CantiereGiovani
Il progetto Spazi Aggregativi Diffusi in Molise

Luoghi per allenarsi
a guardare

Un set per scacchi in osso  risalente ad epoca romana, composto da pedoni cavalli, torri e re custodito nel Museo archeologico  di Venafro
14 giugno 2021

«Il progetto Spazi Aggregativi Diffusi ha il pregio di affrontare la piaga del disagio dei giovani e di insistere su un territorio, quello molisano, che offre poche opportunità. Coinvolgere gli adolescenti dei piccoli comuni isernini in attività costruttive, correggendo le loro abitudini aggregative, usualmente associate a frequentazioni di bar e pub, contribuirà a ridurre episodi di delinquenza e fenomeni come la dispersione scolastica, da tempo per noi obiettivo irrinunciabile»: così Giovanna Paladino, capo dello staff di presidenza del Fondo di Beneficienza San Paolo Intesa, spiega il senso del progetto con cui l’associazione educativa pedagogica Petrarca — in collaborazione con L’Ambito Sociale Territoriale di Venafro e con il sostegno del Fondo stesso — si rivolge a circa 200 ragazzi e giovani, tra i 6 e i 18 anni, di Fornelli, Colli al Volturno, Conca Casale ed altri centri, con una popolazione compresa tra 200 e 10.000 abitanti. Per loro, dallo scorso gennaio, sono stati attivati sei Spazi Aggregativi Diffusi, frequentati ogni giorno da una decina di ragazzi: lo scopo è quello di creare poli educativi e culturali attraverso forme innovative di sostegno e potenziamento delle abilità individuali, accompagnando i giovani nel percorso di crescita scolastico. L’accesso alle strutture, messe a disposizione dai Comuni partecipanti al progetto, è gratuito e libero per tutti i ragazzi interessati alle molteplici attività pomeridiane: grazie all’adesione di più enti si intende proporre un modo alternativo per vivere gli spazi di aggregazione culturali, favorendo, ad esempio, il contatto e la riscoperta della natura e del territorio, coinvolgendo i bambini e gli adolescenti in escursioni e gite nelle aree limitrofe. In collaborazione con alcune associazioni territoriali, come la Piccola Bottega, i più piccoli stanno partecipando a visite guidate presso l’asineggio gestito dall’associazione nel comune di Fornelli: qui, divertendosi, hanno la possibilità di frequentare i laboratori, osservare gli asinelli di Serena e imparare a conoscere meglio il comportamento degli animali. Più in generale, i ragazzi stanno partecipando, nel rispetto della normativa sanitaria, a uscite in tutti i comuni del territorio: i bus a noleggio dell’associazione li accompagnano al pantano nel comune di Montenero val Cocchiara, ad esempio, o presso il lago di Castel San Vincenzo, dove possono trascorrere pomeriggi all’aperto, alla scoperta della natura incontaminata del territorio, e possono farlo in compagnia, dopo mesi di confinamento. «Obiettivo specifico — spiega Gianluca Petrarca, coordinatore responsabile del progetto e presidente dell’Associazione Petrarca — è quello di contrastare e prevenire la dispersione scolastica e il fenomeno assai diffuso della povertà educativa tra gli adolescenti. Per includere i minori a rischio si sta rivelando molto utile promuovere l’utilizzo delle nuove tecnologie e potenziare le reti formali e informali sul territorio, anche creando occasioni di interazione sociale tra pari e con gli adulti, così da costruire un ambiente socialmente positivo e gratificante».

Da alcuni luoghi, per quanto luoghi del cuore, ancora tanti giovani, per mancanza di prospettive, sono costretti ad allontanarsi; altri rimangono e altri ancora tornano dopo esperienze altrove. «Facciamo fatica a staccarci emotivamente dalla nostra terra — racconta Serena Sassatelli, psicologa operatrice dei neonati centri aggregativi — Pochi mesi fa ho iniziato ad occuparmi dei ragazzi della valle del Volturno, Fornelli e Castel San Vincenzo: conosco la realtà degli spazi aggregativi da anni, da quando neolaureata sono stata inserita in uno di questi. Posso raccontarvi di un prima e un dopo covid 19: un prima in cui si respirava leggerezza e spensieratezza, e un dopo di profonda consapevolezza, anche tra i più piccoli. Ora, questi centri sono luoghi dell’anima, luoghi che portano con sé il vissuto dei nostri ospiti». La sindaca di Castel San Vincenzo ha a cuore i suoi ragazzi: passa spesso a trovarli, passa tra i banchi e familiarizza con loro, li osserva disegnare, giocare, rincorrersi, mentre fuori il covid rimane — anche per loro — una minaccia costante, una preoccupazione onnipresente. Eppure, quando entrano in questa nicchia per loro magica, gli occhi tornano a brillare e recuperano la spensieratezza dell’età. «In loro rivedo me stessa e, accogliendoli in questo angolo di paradiso, viaggiamo anche noi educatori in un’altra dimensione, quella dell’infanzia che accompagna sempre in mondi senza muri, senza confini, perché chi li abita, i bambini, non conoscono barriere» conclude Serena, alle cui parole fanno eco le testimonianze delle colleghe del Centro per famiglie Noi Comunità presso l’Istituto Comprensivo don Giulio Testa di Sesto Campano, a cui sono stati assegnati 17 alunni di cui quattro con certificazione Bes: «Talvolta il bambino ha bisogno di un semplice incoraggiamento nell’affrontare il testo scritto o l’esercizio di matematica, in altri casi, invece, la figura dell’assistente educativo è di supporto all’insegnante nel trasferimento del metodo di apprendimento. È un impegno che mi sta dando grandissima soddisfazione: è straordinariamente gratificante osservare quanto i bambini siano ricettivi agli stimoli positivi» sottolinea sorridendo Giulia.

di Silvia Camisasca