Tra centro e periferia

«San Domenico a tavola con i suoi frati» (metà del xiii secolo, chiesa di Santa Maria della Mascarella a Bologna: è la prima raffigurazione documentata  del santo
24 maggio 2021

Lo storico domenicano fra Simon Tugwell, nel primo della sua serie di articoli aventi come tema Domenico di Caleruega, pubblicato nel 1995 sulla rivista «Archivum Fratrum Praedicatorum», ha denominato un capitolo «Domenico e i suoi Papi». In quella sede ha argomentato sui rapporti personali che Domenico ebbe con i primi due Papi del Duecento, Innocenzo iii (1198-1216) e Onorio iii (1216-1227): fu grazie all’apertura di entrambi nei confronti del suo progetto che nacque e si diffuse rapidamente nelle diverse regioni di quella Europa cristiana l’Ordine dei predicatori.

A questi due Papi bisogna aggiungerne un terzo: Gregorio ix (1227-1241) che essendo ancora cardinale Ugolino, vescovo di Ostia, fu legato a Domenico da una profonda amicizia, tanto da presiedere ai suoi funerali celebrati a Bologna nel 1221. Fu Gregorio ix a canonizzare il fondatore dell’Ordine dei predicatori nel 1234. Una fonte del secolo xiii , conosciuta come Lettera del beato Giordano di Sassonia sulla Traslazione del corpo di san Domenico, riferisce che Papa Gregorio ancora prima della stessa traslazione, avvenuta nel 1233, espresse la sua convinzione sulla santità di Domenico.

Alla schiera dei pastori della Chiesa universale che possono essere chiamati “i Papi di Domenico” appartiene senz’altro anche Papa Francesco. Nel suo discorso ai partecipanti al Capitolo generale dell’Ordine dei predicatori il 4 agosto 2016, nell’anno delle celebrazioni degli 800 anni dalla fondazione dell’Ordine, il Papa ha lodato Domenico per la sua opera rimarcando che «il suo esempio è stimolo ad affrontare il futuro con speranza, sapendo che Dio rinnova sempre tutto…». Oggi, nella sua lettera Praedicator gratiae, scritta in occasione dell’ottavo centenario del dies natalis di san Domenico, il Pontefice di nuovo mette in evidenza i vari aspetti della personalità del santo e i suoi numerosi contributi resi alla Chiesa del tempo. Alcuni di questi aspetti potrebbero anche essere riassunti nella straordinaria capacità di Domenico di muoversi tra centro e periferia, o meglio ancora tra centri e periferie.

Domenico dimostrò un grande coraggio ad andare oltre quella tradizione monastico-canonica in cui era stato formato, pur senza abbandonarla completamente, per realizzare la sua vocazione di predicatore del Vangelo itinerante di fronte alle esigenze attuali del suo tempo. Le fonti spiegano il suo impegno amorevole verso le persone che si trovavano nelle periferie sociali ed ecclesiastiche con il suo ancoraggio nell’amore di Cristo, il centro della sua vita di predicatore. Come testimoniò un frate durante il processo di canonizzazione, l’interesse di Domenico si concentrava non solo sulla salvezza dei cristiani, ma anche su quella degli infedeli: non voleva rimanere isolato da questi ultimi per conservare intatta la propria fede, ma desiderava ardentemente incontrarli, in umiltà e con rispetto, per poter comunicare loro la fede in Gesù Cristo. Ed è proprio questo intento che sta alla base dell’ordine da lui fondato. Tuttavia, affinché i suoi fratelli riuscissero dovunque nel loro intento, si preoccupò/occupò anche della loro formazione, inviandoli a Parigi, centro intellettuale dell’Europa di allora. Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di questa opzione per i predicatori ben preparati di fronte alla missione evangelizzatrice della Chiesa.

Un aspetto importante, ben noto, della personalità di Domenico è che cercava la vicinanza con i Papi, il perno della Chiesa universale: e questo, certamente, né per cercare un vantaggio personale, né per beneficiare di un appoggio del “potere” centrale, bensì per ottenere l’avvallo del suo progetto di predicazione finalizzato alla salvezza delle anime, obiettivo ultimo della predicazione. Gli storici hanno ripetutamente sottolineato l’attenzione di Domenico sul fine che divenne fondamentale per la legislazione domenicana. Tale aspetto è stato denominato dallo storico tedesco Gert Melville «razionalità di sistema» (Systemrationalität) e presentato come la ragione del successo dell’Ordine di Domenico in epoca medievale.

Riferendosi alla forma comunitaria di governo dell’Ordine dei predicatori scelta dal fondatore, il Pontefice ha toccato un’altra caratteristica personale di Domenico: ovvero il fatto che quel suo ruolo di essere il centro o il principio di unità dell’Ordine non era per lui motivo di successo personale, ma motivo di servizio alla Chiesa. La nostalgia della periferia, della vita da semplice predicatore, non lo lasciò fino alla fine della sua vita terrena. In conclusione, credo di poter dire, senza tema di smentita, che la straordinaria capacità di Domenico di essere un uomo di equilibrio tra centro/i e periferia/e è la ragione per cui merita sempre la nostra attenzione.

di Viliam Štefan Dóci, op
Istituto Storico dell’Ordine dei predicatori