Epicentro della pandemia, il subcontinente flagellato anche dal peggiore uragano in 20 anni

Ciclone sull’India straziata

Villagers try to cross fallen down electricity cable on a bridge near Diu on May 18, 2021, after ...
18 maggio 2021

Il peggior ciclone degli ultimi vent’anni ha devastato la costa ovest della già martoriata India, costringendo alla fuga 200.00 persone ed uccidendone un numero difficilmente quantificabile: almeno venti, ufficialmente, ma mentre si scrive si cercano al largo di Mumbai altre 120 persone disperse dopo un naufragio.

Una tragedia che, nel suo essere ormai esaurita per l’indebolimento del ciclone, ne alimenta un’altra ben più grave: letale per l’India, straziata dalla pandemia che reclama almeno 4mila morti al giorno e rischiosa per il mondo che ha bisogno dei laboratori indiani per assemblare vaccini per il pianeta.

Il ciclone Tauktae, abbattutosi a 160 chilometri orari sugli stati di Kerala, Karnataka, Goa e Maharashtra non ha solo ucciso. Ha paralizzato le comunicazioni su strada e per mare. I porti del Paese stanno già riaprendo ma le strade ora impraticabili allargano l’emergenza ossigeno che stringe un Paese dove ieri i morti da covid 19 sono stati 4329 (il peggior dato di sempre).

Le bombole e l’ossigeno medicale per ricaricarle, già difficilissimi da trovare, non arrivano agli ospedali. La priorità, fanno sapere le autorità, è recuperare l’accesso alle strade e ricominciare a distribuire il già poco ossigeno alle rianimazioni sopraffatte dai pazienti. Il ciclone ha spaventosamente accelerato la spirale epidemica che strangola il sub continente.

Un evento che ricorda quanto il mondo abbia bisogno dei laboratori indiani per assemblare vaccini (soprattutto Astrazeneca e Novavax). Ma è di ieri la notizia, trapelata dal gigante indiano, che le esportazioni, già bloccate fino a giugno, non potranno realisticamente riprendere prima di ottobre.

Un Paese che lotta per vaccinare un popolazione di oltre un miliardo di persone non ce la fa a sostenere un doppio fronte. Covax, il programma per l’accesso universale ai vaccini che dipende molto dalla produzione indiana, si è appellato agli altri Paesi perché le forniture attese e programmate (almeno 14o milioni di dosi al momento) non manchino al programma cogestito dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ma l’accordo complessivo fra Covax e l’indiano Serum institute prevede una fornitura complessiva di 1, 1 miliardi di dosi per vaccinare molti Paesi africani e, tra i tanti, Sri Lanka, Nepal e Bangladesh.

Ma il pilastro indiano vacilla anche per gli effetti del ciclone che — fra blackout, crolli, voragini, paralisi di porti e aeroporti, ospedali evacuati — ha lasciato campo libero per 48 ore al virus. Perfino la metropolitana di Mumbai, lasciata aperta nonostante il virus, si è dovuta fermare per mancanza di corrente elettrica. Anche la rete del commercio in nero dell’ossigeno medicale si è dovuta fermare. Per migliaia di indiani poveri una catastrofe nella catastrofe.