Appello dell’Onu
per la fine delle violenze

Soccorsi a un israeliano ferito da un razzo palestinese che ha colpito una sinagoga nell’insediamento di Givat Zeev (Afp)
17 maggio 2021

Si moltiplicano i tentativi della comunità internazionale per arrivare quanto prima a una tregua tra Israele e la Striscia di Gaza. «Il prezzo umano di quest’ultima settimana è stato devastante, l’attuale ciclo di violenza deve finire» ha detto l’ambasciatrice Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ieri, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, sottolineando che Washington sta «lavorando instancabilmente attraverso i canali diplomatici» per la fine delle ostilità tra israeliani e palestinesi.

«Quest’ultimo ciclo di violenza perpetua i cicli di morte, distruzione e disperazione e spinge più lontano ogni speranza di coesistenza e pace. L’Onu sta attivamente coinvolgendo tutte le parti verso un cessate il fuoco immediato» ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, definendo le attuali ostilità «assolutamente spaventose». «I combattimenti devono fermarsi immediatamente. Razzi e mortai da una parte, bombardamenti aerei e di artiglieria dall’altra devono cessare. Mi appello a tutte le parti affinché prestino attenzione a questa richiesta».

Al termine di una lunga giornata di negoziati i Quindici non sono riusciti a trovare l’intesa su una dichiarazione comune. Tre Paesi (Cina, Tunisia e Norvegia) hanno rilasciato un comunicato congiunto nel quale si sono detti «molto preoccupati» per la situazione a Gaza e Gerusalemme est e per «l'aumento delle vittime civili», e hanno chiesto «l'immediata cessazione delle ostilità». I tre Paesi, quelli che hanno richiesto la riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza, hanno anche lanciato un appello per il pieno rispetto delle leggi internazionali.

Intanto, secondo il sito New Arab, l’Egitto ha formalmente chiesto un breve cessate il fuoco per permettere agli abitanti nella Striscia di soccorrere le persone ferite nei bombardamenti e recuperare i corpi di quelle uccise negli ultimi giorni. Al momento, tuttavia, il tentativo è rimasto sulla carta: Israele aveva posto come condizione l’interruzione dei lanci di razzi dalla Striscia, condizione non accettata da Hamas e dalla jihad islamica, altro potente gruppo attivo nella Striscia di Gaza.

Il «Financial Times» ha scritto che anche l’Onu e il Qatar starebbero portando avanti negoziati con il governo israeliano perché dichiari una tregua il più presto possibile. Il quotidiano israeliano «Haaretz» ha scritto però che nel corso della riunione del Gabinetto di sicurezza del governo, che si è tenuta domenica mattina, l’opzione di un cessate il fuoco non sarebbe stata presa in considerazione. Domenica pomeriggio, in un discorso televisivo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che le operazioni militari contro Hamas «stanno continuando a pieno regime», respingendo apparentemente i tentativi internazionali di organizzare un cessate il fuoco, ma senza escludere esplicitamente questa opzione. «La nostra campagna contro le organizzazioni terroristiche sta continuando con tutta la sua forza. Stiamo agendo per riportare la calma tra di voi, cittadini israeliani. Ci vorrà tempo».

Secondo fonti dei media internazionali, nelle ultime ore le due parti sarebbero tornate a parlare tramite canali diplomatici e militari, dopo giorni di silenzio. Il quotidiano «Haaretz» ha pubblicato un articolo secondo cui Hamas «ha fatto arrivare a Israele la richiesta di raggiungere rapidamente un cessate il fuoco. Israele avrebbe risposto — sempre stando al quaotidiano — che al momento non ci sono le condizioni per un accordo del genere, ma al contempo «avrebbe fatto capire che la situazione potrebbe cambiare a breve». «Haaretz» spiega inoltre che i dettagli di un eventuale accordo saranno più o meno quelli presi per concludere la guerra del 2014: cioè una serie di brevi tregue rinnovate di volta in volta per ridurre gradualmente le ostilità tra le due parti.