Il Fondo Diamo Lavoro di Caritas ambrosiana

Un germoglio
di speranza promettente

 Un germoglio di speranza promettente  QUO-106
12 maggio 2021

Visto che la pandemia continua a provocare enormi danni all’economia italiana con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, Caritas ambrosiana sta cercando con ogni mezzo e svariate iniziative di dare sostegno e aiuto a quanti non hanno più un’occupazione. Più della metà dei disoccupati che ha avuto accesso al Fondo Diamo Lavoro istituito dall’ente caritativo ha trovato un impiego subito dopo il tirocinio. Tutti gli altri sono stati riqualificati e le loro domande inserite in un data base a cui hanno accesso direttamente oltre un centinaio di aziende partner del progetto. È quanto emerge dagli ultimi dati di Caritas ambrosiana che ha raccolto l’eredità del Fondo Famiglia Lavoro.

I numeri sono abbastanza confortanti e fanno ben sperare. Infatti, su 129 tirocini giunti a conclusione, 67 (il 51 per cento) si sono trasformati in contratti di assunzione, a volte anche a tempo indeterminato, presso la stessa azienda dove era avvenuta la formazione o in un’altra impresa partner del progetto. Altri 75 percorsi si sono interrotti prima del termine, in 24 casi perché il beneficiario è riuscito nel frattempo a trovare un impiego stabile. Complessivamente, il Fondo ha potuto attivare 253 percorsi grazie a 898.025 euro raccolti da fedeli, cittadini, parrocchie e fondazioni benefiche. «Nell’ultimo discorso alla città e alla diocesi Benvenuto, futuro! pronunciato per la festa di sant’Ambrogio — ricorda Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana — l’arcivescovo Mario Enrico Delpini ci invita anche sui temi del lavoro a essere coraggiosi e fiduciosi. Nonostante le difficoltà oggettive del mercato, il Fondo Diamo Lavoro si sta rivelando, dicendola con l’arcivescovo, “un germoglio di speranza promettente”, tanto per lavoratori in cerca di riqualificazione tanto per imprenditori intraprendenti e creativi».

A oggi, gli esperti del lavoro hanno potuto profilare 902 candidati i cui curricula sono stati caricati sulla piattaforma online alla quale hanno accesso poco più di un centinaio di aziende accreditate che operano in svariati settori.

Le offerte raccolte da fedeli, da grandi e medie fondazioni filantropiche, anziché essere assegnate direttamente ai beneficiari sotto forma di piccole somme, vengono utilizzate per finanziare tirocini lavorativi all’interno delle imprese che aderiscono, direttamente o attraverso le loro associazioni di categoria. In questo modo gli ex disoccupati che vengono inseriti in azienda ricevono per tutto il periodo una borsa lavoro i cui costi sono sostenuti dal Fondo. Le imprese sono sollevate da ogni onere, ma si impegnano, in base a un accordo non scritto, a stabilizzare il lavoratore, se le condizioni di mercato lo consentono. Per accedere al Fondo occorre presentare la domanda presso la parrocchia o il centro di ascolto della Caritas dove un esperto del lavoro aiuta il candidato a redigere il proprio profilo e a caricarlo nella banca dati online a cui hanno accesso le aziende che si sono accreditate. Se ne esistono i presupposti viene proposto al candidato un tirocinio in una delle aziende partner. Il percorso di formazione può durare dai tre ai sei mesi durante i quali il lavoratore percepisce un’indennità mensile di 500 euro più i buoni pasto a totale carico del Fondo. L’esperto del lavoro può anche offrire, in accordo con il candidato, percorsi differenziati: a esempio, un periodo di formazione seguito dal tirocinio; opportunità di impiego attraverso le agenzie per il lavoro; inserimento diretto se il profilo è in linea con eventuali opportunità di aziende aderenti. Nel caso del tirocinio formativo, un tutor segue poi tutto l’iter in azienda. Possono accedere disoccupati con figli a carico e giovani fino ai 24 anni ancora conviventi con i genitori.

Come detto, il Fondo Diamo Lavoro nasce dall’esperienza del Fondo Famiglia Lavoro voluto all’inizio della crisi del 2008 dall’allora arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi. Dopo una prima e seconda fase, nel 2016, per volere del successore di Tettamanzi, il cardinale Angelo Scola, il nuovo Fondo è diventato sempre meno una misura emergenziale. Adesso, con l’arcivescovo Delpini, l’iniziativa ha assunto le caratteristiche di una misura ordinaria di politica attiva del lavoro.

di Francesco Ricupero