Seicento persone in mare, su un barcone nella speranza di attraversare il canale di Sicilia, sono state fermate e riportate in Libia dalla Guardia costiera libica. All’arrivo erano presenti rappresentanti dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e del Comitato internazionale di soccorso (Icr). «Tutti — si legge in un tweet dell’Unhcr dove si riferiva delle precarie condizioni dei profughi — sono stati posti in detenzione». Le agenzie umanitarie hanno provveduto a medicare e rifocillare le persone, si fa sapere, prima che le autorità locali le portassero nei centri allestiti per chi tenta la traversata. Diverse donne e bambini, come sempre, facevano parte del gruppo.
Sempre l’Unhcr ha dato notizia di un ennesimo, tragico, naufragio. Un barcone si è capovolto al largo della Libia. Un corpo è stato recuperato ma non si ha notizia di altre 23 persone che erano a bordo. 18 sono state riportate a terra, in Libia, e molte di loro presentavano segni di ustioni, riferiscono gli operatori.
L’alto commissario per i rifugiati, Filippo Grandi, in conferenza stampa a Bruxelles con la commissaria europea alle Migrazioni Ylva Johanssons, ha detto che la situazione sarebbe «gestibile» se scattasse la solidarietà dei ricollocamenti nei Paesi dell’Unione: «Il ricollocamenti dei rifugiati e misure adeguate alla gestione degli arrivi — ha detto — sono il minimo che l’Europa possa fare». Serve — ha ammonito — «un meccanismo prevedibile guidato dagli Stati, per salvare vite in mare».