La Fondazione antiusura Salus Populi Romani onlus

Perché ricominci
la primavera

 Perché ricominci la primavera  QUO-103
08 maggio 2021

Un insospettabile. Così si definisce Marcello, 60 anni, libero professionista con partita Iva. Sì, perché Marcello, ha sempre guadagnato bene e mai avrebbe pensato di trovarsi in difficoltà economiche. Agente di commercio, l’uomo ha una casa di proprietà, viaggia spesso, per lavoro e per piacere, si dedica allo sport e, insomma, non si fa mancare niente. A un certo punto, però, il passaggio a un’altra azienda e un paio di spese impreviste rompono un meccanismo perfettamente oliato e creano la necessità di ricorrere a un fido.

«Ho chiesto un prestito in banca che ho ottenuto senza problemi data la mia condizione», racconta. «Poi ne ho attivati altri due per ulteriori spese. E la situazione mi è sfuggita di mano. Da 25.000 euro di debito, sono arrivato a 40.000 con gli interessi. Le banche mi hanno chiuso le porte in faccia, ero diventato un cattivo pagatore. L’idea di ricorrere a un usuraio mi ha sfiorato la mente ma poi ho preferito rivolgermi prima a un amico e poi ai miei fratelli. Per fortuna ho una famiglia numerosa che mi ha aiutato temporaneamente. Per due, tre anni è andata avanti così, poi non sapevo come rientrare dal debito. Fu allora che mia sorella mi consigliò di andare alla Salus Populi. All’inizio non volevo ma poi mi sono deciso. E sono stato contento, perché mi sono trovato davanti persone molto competenti e interessate a capire».

La Fondazione Antiusura Salus Populi Romani Onlus è nata nel gennaio 1995 su iniziativa della diocesi di Roma per sostenere le persone e le famiglie sotto usura e, soprattutto, per prevenire il rischio di cadere nelle mani degli usurai. Dalla sede di San Giovanni e in collaborazione con i centri d’ascolto delle parrocchie offre consulenza finanziaria e fornisce le garanzie necessarie per accedere a un nuovo credito presso gli istituti bancari. Nella quasi totalità dei casi, gli utenti dell’organizzazione sono persone sovraindebitate che non riescono più a gestire la situazione.

«Ci troviamo di fronte a stipendi decurtati del 70% a causa di prestiti che si susseguono in una sorta di spirale perversa», spiega Fabio Vando, coordinatore della Fondazione. «Si chiede un prestito per sanare un debito e poi altri prestiti per pagare le rate dei debiti precedenti. In sostanza, un prestito perenne. Noi svolgiamo un’opera di mediazione con i creditori, per lo più società di recupero crediti, cercando di raggiungere un accordo per una transazione a saldo e stralcio degli importi dovuti. Molto spesso è risolutivo e salva una casa». Il passo successivo è la concessione di un prestito sostenibile da parte delle banche convenzionate con l’organizzazione.

Marcello ha avuto la possibilità di ottenere un prestito di 40.000 euro a condizioni molto favorevoli: restituzione a 10 anni con un interesse del 3%. «E tutto questo nell’arco di tre/quattro mesi», dice. «Con quei soldi ho potuto sanare tutti i debiti. Prima spendevo 1.400 euro al mese solo per pagare le rate, ora ne spendo 300. Se non ci fosse stata la Salus Populi non avrei saputo come fare. Sono stati una presenza anche dopo. Mi hanno chiamato per informarsi che andasse tutto bene. Mi sono trovato su una strada molto pericolosa e oltre alla paura di non farcela ho vissuto anche la vergogna. Nessuno poteva immaginare che mi trovassi in tale difficoltà e io facevo di tutto per mascherarlo. Invece, non bisogna vergognarsi di aprirsi con chi ti può aiutare. Bisogna parlare, non tenersi tutto dentro. Sto cercando di vivere una realtà più tranquilla, più a contatto con il prossimo. Il camminatore solitario non va da nessuna parte».

Alla Fondazione Salus Populi, che si sostiene grazie a donazioni di privati, i fondi dell’8‰ della diocesi di Roma e il contributo del 5‰, le richieste, in questo periodo di emergenza sanitaria, sono lievitate. Tanto per dare un’idea, nel 2019 i contatti sono stati 220; nel 2020, da giugno (a marzo, aprile e maggio gli uffici erano chiusi per il confinamento) a metà marzo 2021 ci sono state 274 richieste. Negli ultimi sei mesi sono stati erogati 284.000 euro di aiuti a fondo perduto a 83 nuclei familiari, grazie alla Regione Lazio, che ha previsto finanziamenti ad hoc. Alle 83 famiglie vanno aggiunte le 40 già seguite da tempo.

Le storie sono tutte uguali nelle premesse ma diverse nelle modalità di reazione e di ripresa. Ugo, 52 anni, ha lavorato sempre nel campo dell’editoria, prima come commesso di una libreria e poi, una volta licenziato, come imprenditore. Nel 2004 apre una libreria ai Castelli Romani, «un investimento importante». Non ci sono altre attività del genere nel paese ma i riscontri non arrivano. Tutti i risparmi vengono impiegati per far fronte alle spese e Ugo chiede un prestito in banca e decide di rilanciare. Apre una libreria più grande in un punto più centrale. Sembra un’idea vincente perché il fatturato raddoppia ma poi, nel 2017, l’impennata delle vendite di libri online fa precipitare tutto. «Avevo una perdita del 30% annua», racconta Ugo. «Non riuscivo più a far fronte ai pagamenti, rischiavo di fallire. Così mi sono rivolto alla Salus Populi. Tramite loro è stata attivata anche la Coopfidi (uno dei consorzi denominati Confidi che aiutano a ottenere mutui e prestiti specifici per le imprese, ndr). In questo modo ho potuto coprire il debito e ottenere due prestiti con rate sostenibili». Una svolta per Ugo che, in totale controtendenza, ha registrato un 2020 positivo. «Da quando, nel 2019, è stato impedito ai colossi online di applicare uno sconto superiore al 5% sui libri, le librerie indipendenti sono diventate un punto di riferimento. Mi sono rilanciato aggiungendo al catalogo titoli per bambini e ragazzi e ho reso operativo l’e-commerce». Ugo non ha dipendenti, così si occupa lui stesso delle consegne a domicilio. In bicicletta. Ottenendo tre risultati in un colpo solo: un servizio espresso, la salvaguardia dell’ambiente e il mantenimento della forma fisica.

I problemi economici tolgono il sonno, avvelenano l’esistenza e fanno vacillare l’equilibrio anche delle coppie che sembrano «destinate». Gabriele, alla fine degli anni Novanta, viveva in Colombia, dove stava facendo il percorso per diventare prete. Poi, però, decide di cambiare direzione e sulla sua strada incontra Patricia, che lavorava in un’agenzia di pubblicità. Ed è stato amore. «Avevo 38 anni. Mi avevano detto che non avrei potuto avere figli ma ci siamo sposati lo stesso. Era il 2009. Nel 2013 è nata nostra figlia. Una benedizione». La vita, vicino Roma, scorre tranquilla ma le cose cominciano a non andare bene. I soldi non bastano più. Gabriele è professore di religione e ha un contratto a tempo determinato che si rinnova ogni anno mentre Patricia svolge solo lavori precari e in nero. Nessuna banca concede prestiti a queste condizioni. Così la coppia si rivolge ad alcune finanziarie, «ma gli interessi erano altissimi. Prendevamo un prestito da una finanziaria per pagare gli interessi dell’altra e non riuscivamo ad uscirne», ricorda Patricia. «Alla fine avevamo un debito mensile che copriva oltre la metà dello stipendio di mio marito ed eravamo costretti a chiedere aiuto ai suoceri e ai parenti, una cosa insopportabile. Inoltre ci avevano dato lo sfratto, ma trovare una casa in affitto è impossibile senza garanzie». «Il dolore e l’umiliazione sono indescrivibili», continua Gabriele. «Come essere schiacciati da una montagna. Vivi col fiato sul collo con la paura costante di non farcela ad arrivare a fine mese». La coppia ne risente. «Ho pensato tante volte di tornare al mio paese», dice Patricia. «Lì non ero povera, avevo uno stipendio fisso». «Al vicariato, mio datore di lavoro, ci hanno consigliato di andare alla Caritas. Ho provato un senso di vergogna», ricorda Gabriele. «Venti anni di insegnamento e mi trovavo a chiedere aiuto per mangiare. Da lì siamo arrivati alla Salus Populi. Abbiamo iniziato il percorso ad aprile 2020 e, a novembre, abbiamo avuto accesso al fondo antiusura. Un prestito di 35.000 euro da restituire in 10 anni con un tasso al 3%. Le finanziarie vanno dal 12 al 14% tanto per dare un’idea». Il peggio è passato. «Siamo stati sul punto di cadere ogni momento ma siamo andati avanti sul filo del rasoio senza tagliarci», dice Gabriele. «È ricominciata la primavera», sorride Patricia.

di Marina Piccone