Un’inarrestabile scia di sangue sui luoghi di lavoro in Italia

Le chiamano morti bianche

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08 maggio 2021

C’è una strage silenziosa che si consuma quotidianamente in Italia: è quella delle persone che muoiono sul lavoro. Oltre milleduecento l’anno, secondo i dati disponibili. Morti bianche le chiamano, come se questo bastasse a renderle meno pesanti, più accettabili alla coscienza della società, come fossero un inevitabile scotto da pagare. Ma ogni incidente mortale è quasi sempre un controllo non effettuato o una norma di sicurezza non rispettata. Quella che si chiude è stata una settimana particolarmente tragica, segnata da diverse sciagure mortali. L’ultima stamane a Tradate, nel Varesotto, dove un operaio di 52 anni è morto cadendo da un ponteggio all’interno di un cantiere di un centro commerciale. La prima lunedì a Prato, dove una ventiduenne, Luana D’Orazio, era stata stritolata da un orditoio in un’azienda tessile. Nel mezzo altre sei vittime in cantieri e fabbriche. Una lunga, inarrestabile scia di sangue. Inaccettabile per una società civile. E come sempre quando le sciagure si moltiplicano, si riapre il dibattito politico. Mercoledì il senato affronterà finalmente l’avvio della commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro, dopo uno stallo legato all’organico, fino a ieri ancora provvisorio. La commissione era stata formalmente istituita il 31 ottobre del 2019.