Un progetto a Milano ispirato a principi e a valori di ecosostenibilità

Riselda, il cassonetto intelligente

Il gruppo di lavoro “Riselda partecipa”
27 aprile 2021

L’invenzione è di Fernando Gomes da Silva, detenuto che «pur non trovandosi nel mondo, per il mondo ha voluto creare qualcosa»


Dopo settant’anni dall’uscita di Miracolo a Milano per la regia di Vittorio De Sica, il suo finale è indimenticato. Un gruppo di uomini s’eleva da terra, vola sulle scope di saggina degli spazzini comunali recuperate in piazza Duomo e s’allontana dall’immondizia in mezzo alla quale era costretto a vivere. Una fiaba. Ma una fiaba, senza la sua replicabilità e dinnanzi a una (attuale) massiccia produzione di rifiuti urbani, suggerisce di giocare d’ingegno. Senza scope volanti, per vivere in luoghi salubri e rispettosi della natura, occorre mettere in atto buone pratiche.

Una di queste prende piede non a caso a Milano. Si chiama Riselda ed è un cassonetto intelligente, pensato per essere installato all’interno dei condomini e per pesare, tracciare ed etichettare i rifiuti prodotti da ogni singola famiglia. In pratica, chi differenzia meglio, viene premiato (ad esempio con sconti e buoni spesa da utilizzare negli esercizi che aderiscono al progetto, «e pure tenendo conto di quelle esigenze originatesi dalla pandemia da covid-19»). Tuttavia non finisce qui. Perché, grazie all’evoluzione di Riselda in Riselda partecipa, diventa anche possibile avviare un percorso di coinvolgimento dell’intera comunità: l’app collegata al cassonetto permette la reale condivisione di messaggi e informazioni tra gli abitanti del quartiere, i quali possono proporre e stimolare nuove idee e servizi («i rifiuti smaltiti generano valore economico, da reinvestire in progetti decisi dai cittadini»).

Il quartiere selezionato per avviare tutto questo è il Giambellino-Lorenteggio, fucina, pertanto, di un progetto nel progetto, nato, supportato e sostenuto da una vera e propria coralità di attori. C’è, infatti, BiPart, l’impresa sociale che coordina la campagna di crowdfunding civico del comune meneghino per attivare la citata partecipazione di cittadini, attività commerciali e istituzioni e che, come spiega il suo fondatore Stefano Stortone, «punta sull’iniziativa perché s’intende trasformare un rifiuto in una risorsa non solo economica, ma da cui derivino soprattutto relazioni».

C’è inoltre Sarah D’Errico, l’educatrice del team Riselda che, tra gli altri, è stata di supporto per la presentazione del progetto al bando della «Scuola dei quartieri» (sempre promosso dal Comune di Milano), in base al quale il cassonetto intelligente s’è aggiudicato il primo posto nella graduatoria, per “entrare”, appunto, nel condominio.

E ancora, attorno a tantissime altre professionalità che fanno parte della nascente realtà di sperimentazione, c’è Fernando Gomes da Silva, colui al quale si deve l’invenzione stessa di Riselda: idea prima e macchinario poi, che gli originari passi li ha mossi nel carcere di Sollicciano, a Firenze, e dopo in quello di Bollate.

«È a Firenze, dov’era dapprima ristretto, che Fernando — racconta Sarah D’Errico — ha iniziato ad assemblare la sua invenzione, che successivamente ha suscitato interesse anche negli esperti dell’Università Federico ii di Napoli e in chi, fattivamente, ha studiato il macchinario divenuto persino oggetto di diverse tesi di laurea. Quando nel 2016 Fernando — prosegue D’Errico — è stato trasferito a Bollate, è entrato a far parte di un’associazione ambientalista, costituita da detenuti ed esterni, Keep the Planet Clean, e s’è iniziata a sperimentare la teoria che sta dietro a Riselda: chi, in quanto a raccolta differenziata, teneva un comportamento virtuoso, vedeva riconoscersi, in accordo con la struttura carceraria, un’ora di colloquio in più o una telefonata ulteriore con i familiari. C’è da sottolineare, però, che le buone pratiche sono continuate anche a prescindere da questo sistema di riconoscimenti, tanto che la raccolta differenziata a Bollate è arrivata a toccare picchi dell’ottanta per cento e ha coinvolto tutti».

Così, con Riselda che si prepara a fare ingresso all’interno del condominio milanese e a coinvolgere un’intera comunità, Fernando Gomes da Silva — quarant’anni, d’origine brasiliana (ciò spiega perché il cassonetto si chiami Riselda, che è il nome di sua madre) e con un passato da elettricista — è entusiasta. È assai soddisfatto, cioè, dell’evoluzione di quello che circa dieci anni fa era solo un pensiero, che man mano s’è fatto concreto («i primi modellini della macchina funzionante sono stati costruiti a partire da scatole di merendine») e ha intercettato la curiosità e la progettualità di molti, andando oltre la sola dimensione carceraria e aprendosi a nuove narrazioni. «Fernando — riferisce D’Errico — ha sempre detto che non trovandosi nel mondo, vista la pena da scontare, per il mondo avrebbe tanto voluto creare qualcosa».

E adesso il desiderio si è tramutato in realtà. «Una realtà — ripete Stortone di BiPart — caratterizzata da principi e valori di ecosostenibilità, salvaguardia della socialità. Motivo per cui — continua —, chissà, Riselda potrebbe diventare un’autentica impresa di quartiere o popolare con utenti in grado di decidere cosa realizzare per il proprio territorio».

Partire dalla separazione dei rifiuti, dunque, per unire le persone, per generare cambiamento e creare nuovi cammini di economia circolare, oltre a una comunità che pensando ai suoi bisogni pensi anche a quelli degli altri. Per dirla come in Miracolo a Milano: «Un regno dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno».

di Enrica Riera