Quinto giorno di esplosione dei contagi: aiuti da Usa, Francia, Germania e Regno Unito

India, il covid rompe
gli argini

Pire funerarie in tutto il Paese. Non solo gli ospedali, anche i servizi funerari in India non riescono a tenere il passo con la corsa del covid (Reuters)
26 aprile 2021

La comunità internazionale corre al capezzale dell’India travolta dal covid. Per il quinto giorno consecutivo il Paese vive il peggior giorno di tutto il mondo investito dalla pandemia. I contagi ufficialmente registrati sono 352.991. Una cifra abnorme, alla quale fa eco quella sui decessi ufficialmente registrati, 2.812 solo ieri. Intanto nel Paese continua la lunga tornata elettorale in cinque stati chiave, con relativi assembramenti che fanno seguito a quelli dei giorni scorsi per i bagni rituali nel fiume Gange.

L’india, uno dei poli mondiali per la produzione farmaceutica e di vaccini, è sulla prima linea del contagio, anche per aver sviluppato una delle varianti “di successo” del virus che alimenta ulteriormente l’emergenza. Il Paese ha bisogno di tutto. Mentre il maglio del lockdown cala su città e distretti produttivi cruciali anche per le catene di forniture globali, la carenza più grave, perché immediata, è quella di ossigeno e ventilatori per i malati. A seguire c’è quella dei vaccini da produrre in quantità tali da onorare gli ordinativi di mezzo mondo e fare fronte alle esigenze di un miliardo e trecentocinquanta milioni di persone: di queste solo 139 milioni hanno ricevuto almeno una dose di vaccino. Se l’India dovesse fallire in questa sfida, tutto il mondo fallirebbe. Così si è aperta la corsa a sostenere il gigante malato.

Il Regno Unito, per primo, ha fatto sapere di essere pronto «ad alleviare in qualunque modo le sofferenze dell’India». Il segretario di Stato della Difesa Ben Wallace, ha annunciato l’invio di respiratori e forniture di ossigeno. Altrettanto ha fatto la Francia, seguita dalla Germania. Ma non basta alleviare la fame d’aria. Occorre che la produzione dei vaccini proceda senza intoppi.

Così, dopo una telefonata fra il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, Jake Sullivan, ed il suo omologo indiano, anche gli Stati Uniti sono scesi in campo. Saranno inviate a New Delhi materie prime necessarie alla produzione del Covishield — il vaccino prodotto in India sul modello di quello di Astrazeneca. Alcune molecole non potevano essere esportate, ma l’amministrazione Usa ha rimosso gli ostacoli per consentire una potente iniezione di produttività. Non solo; il presidente Biden ha fatto sapere che l’amministrazione «lavora 24 ore su 24» per organizzare la spedizione in India di farmaci e di kit per eseguire tamponi.

Un’immagine drammatica di una situazione tanto caotica da essere anche difficile da quantificare è data dalle cremazioni di massa dei cadaveri. A Bhadbhada Vishram Ghat, quasi due milioni di abitanti, le persone decedute e cremate nella pubblica struttura autorizzata ad occuparsi dei morti per covid, sono state 110 solo la giornata di sabato: lo hanno riferito gli addetti del crematorio. Le cifre ufficiali dei decessi registrati parlano di dieci persone. Ed anche il vicino Pakistan comincia ad arrancare pesantemente sotto l’incalzare dei contagi e l’insufficienza delle strutture di cura e soccorso.