Una partita geopolitica
sempre più complessa

FILE PHOTO: Smoke billows from a fire in an area of the Amazon rainforest near Porto Velho, Rondonia ...
22 aprile 2021

Cooperazione, coordinamento e impegno a rilanciare gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Questi i punti cruciali del vertice straordinario sul clima che si apre oggi alla presenza di quaranta leader internazionali. Un vertice fortemente voluto dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, con l’obiettivo di celebrare il ritorno di Washington nell’accordo del 2015 dopo lo strappo del suo predecessore, Donald Trump. La lotta al riscaldamento climatico e l’impegno per un modello di sviluppo sostenibile sono in cima all’agenda dell’inquilino della Casa Bianca, che vuol dare un segnale nuovo e in controtendenza. Segnale che si concretizzerà presto in un piano — definito “ambizioso” dal «Washington Post» — finalizzato a dimezzare le emissioni entro il 2030.

Al vertice targato Usa parteciperà anche la Cina, tra i principali inquinatori del pianeta. «Affrontare il cambiamento climatico è compito comune dell’umanità – ha detto il presidente cinese Xi – e non dovrebbe essere usato come una scusa per lo scontro geopolitico». Un accordo di massima tra Washington e Pechino potrebbe essere dietro l’angolo. Al termine del vertice della scorsa settimana a Shanghai, l’inviato Usa John Kerry e il delegato cinese Xie Zhenhua hanno detto che i due Paesi sono pronti a collaborare con «azioni concrete per affrontare la crisi climatica» in vista della conferenza internazionale di Glasgow a novembre, e questo in primo luogo con aiuti ai Paesi in via di sviluppo per agevolare la transizione verso le energie rinnovabili.

Tuttavia, la realtà che non traspare nei comunicati stampa è molto più complessa. Sul clima le due superpotenze hanno strategie difficilmente compatibili anche a causa della profonda diversità dei rispettivi modelli economici e sociali. La vera partita è questa. Washington e Pechino hanno posizioni distanti su molti temi, come dimostrato anche dagli scarsi risultati del recente vertice in Alaska. Il clima può essere un terreno d’incontro? È possibile scindere la sfida climatica dal dossier economico, dagli interessi e dalle influenze politiche? Ridurre le emissioni significa varare nuove regolamentazioni, definire politiche di lungo termine sulla pubblica amministrazione, sul lavoro e sulle infrastrutture, ma questo implica anche investimenti, contratti, strategie finanziarie. Nel mondo di oggi tutto è connesso e la politica dei “tavoli separati” non sembra l’opzione vincente. Sarà necessario un intenso lavoro diplomatico per raggiungere una vera intesa, e l’Europa potrebbe giocare un ruolo chiave.

Questo soprattutto in una situazione emergenziale come quella attuale. Due giorni fa l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha lanciato un pesante avvertimento: le emissioni di anidride carbonica aumenteranno nel 2021 ad un livello record, il secondo più alto della storia dopo quello di 10 anni fa in seguito alla crisi finanziaria. Tra le ragioni di questo aumento c'è la pandemia da coronavirus: molti governi stanno riversando stimoli nei combustibili fossili per finanziare la ripresa dalla recessione post-covid.

di Luca M. Possati