A poco più di un mese dal viaggio l’impegno degli iracheni per raccogliere l’eredità lasciata dal Papa

Ha infranto
le barriere della paura

La preghiera in suffragio delle vittime della guerra svoltasi nella Hosh al-Bieaa, a Mosul, la mattina del 7 marzo
15 aprile 2021

È trascorso ormai più di un mese dallo storico viaggio compiuto da Papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo, ma l’eco di quelle giornate nella terra di Abramo — padre nella fede per i seguaci delle grandi religioni monoteistiche — non si è ancora spenta, e non solo tra i cattolici. Nel Paese mediorientale si cerca di ricostruire sulle macerie prodotte dal cosiddetto Stato islamico, anche mantenendo viva l’eredità del messaggio di pace e di fratellanza portato dal vescovo di Roma.

Lo testimonia per esempio l’incontro online tenutosi lunedì 12 aprile per iniziativa del Segretariato generale del Consiglio delle Chiese del Medio oriente (Mecc), organismo ecumenico fondato nel 1974 a Nicosia, che ha sede a Beirut. I partecipanti si sono interrogati sul ruolo delle minoranze cristiane nella diffusione della cultura della pace dopo la visita pontificia.

Aprendo i lavori il cardinale Louis Raphaël Sako, patriarca di Babilonia dei caldei, ha spiegato che la presenza di Francesco ha infranto la barriera della paura tra la gente, infondendo coraggio. «Tutto il popolo iracheno — ha detto il porporato — era lì per incontrare il Papa, che ha pianto molte volte, soprattutto a Mosul, dove l’Isis ha bombardato quattro chiese».

Tra i temi discussi dal Segretariato, il ruolo dei giovani in campo ecumenico e nel dialogo interreligioso all’interno di una società lacerata da intolleranza, estremismi e violenze. Da parte sua, il segretario generale Michel Abs — economista e sociologo, fedele della Chiesa greco ortodossa di Antiochia — si è impegnato ad avviare progetti che riflettano la missione del Mecc, necessari soprattutto tra i cristiani dell’Iraq, che attendono di poter tornare alle loro radici nella terra di Mesopotamia, crocevia di religioni e fonte di civiltà.

Intanto fonti locali hanno diffuso i messaggi inviati dal Pontefice ad autorità irachene e recapitati attraverso il nunzio apostolico Mitja Leskovar.

In quello indirizzato al cardinale Sako e diffuso dal patriarcato caldeo Francesco ringrazia tutta la Chiesa dell’Iraq per la calorosa e sincera accoglienza e per la buona riuscita della visita, che è stata preparata e accompagnata nella preghiera, segno di vera comunione con il successore di Pietro. Il quale confida di portare ancora nel cuore il ricordo degli incontri, delle voci di dolore e di angoscia, ma anche di quelle di speranza e di consolazione, che scaturiscono dalla prossimità della Chiesa irachena nei confronti dei credenti affidati alle sue cure e dell’opera caritativa portata avanti con le varie organizzazioni che aiutano le persone del Paese a lavorare per la sua ricostruzione e rinascita.

Dopo aver assicurato di aver veduto e toccato con mano come Cristo sia vivo nella Chiesa in Iraq, operando nel suo popolo santo e credente, il Papa ha auspicato che la testimonianza del patriarca e dei cattolici, nonostante tante avversità, ma rafforzata dal sangue dei martiri, sia una luce splendente.

Anche la Sala stampa della presidenza della Repubblica ha informato, in una dichiarazione alla «Iraqi News Agency» ( Ina ), che il capo dello Stato Barham Salih ha ricevuto il 6 aprile, nel Palazzo della Pace della capitale, il rappresentante pontificio Leskovar, latore di una missiva, in cui il vescovo di Roma esprime gratitudine al popolo e al governo iracheni per la calorosa accoglienza ricevuta.

Secondo il comunicato, il nunzio apostolico ha sottolineato come l’Iraq, con la sua civiltà, storia e cultura, possa avere un ruolo influente nelle questioni regionali e internazionali, rilevando che la diversità culturale, religiosa ed etnica sono elementi di forza. Quindi ha ribadito il sostegno della Sede apostolica ai governanti e al popolo nel creare sicurezza, stabilità e pace.

Infine, proprio il 12 aprile è stata la presidenza della Regione autonoma del Kurdistan iracheno a diffondere la notizia di un incontro con l’arcivescovo Leskovar nella residenza del presidente Nechirvan Barzani a Baghdad. Anche in questa circostanza il rappresentante pontificio ha consegnato un messaggio di Francesco che esprime gratitudine in particolare all’amato popolo curdo, per la generosa ospitalità. Chiedendo di estendere i saluti anche al primo ministro Masrour Barzani, il Papa ha ringraziato per aver partecipato di persona alla Divina liturgia nello stadio Franso Hariri di Erbil, attestando uno spirito di tolleranza, armonia, fratellanza e umanità. Ci si aspetta ora — conclude il Papa — che l’Iraq dimostri, soprattutto in Medio Oriente, che è capace, nonostante le differenze, di cooperare in armonia per costruire la vita civile, per consolidare legami di fratellanza e solidarietà al servizio del bene e della pace e nutrire la speranza in un futuro migliore.