La fede espressa nella pietà popolare

Sete di Dio che dà coraggio

 Sete di Dio che dà coraggio  QUO-075
02 aprile 2021

Dalla preghiera del rosario alle rogazioni, passando dall’adorazione eucaristica e dalle Quarantore per giungere alla Via Crucis e ai pellegrinaggi nei santuari: dalla Sicilia al Piemonte a rinverdire le comunità religiose dello Stivale, in tempo di pandemia, come brace che arde sotto la cenere è l’incontenibile fede espressa nella pietà popolare, la marcia in più della Chiesa di tutto il mondo, «il tesoro prezioso della Chiesa cattolica», come sottolineava Benedetto xvi , nel 2007, durante la quinta conferenza dell’episcopato latino-americano e dei Caraibi. «Nella nostra comunità ecclesiale — spiega don Calogero Morgante, della parrocchia Maria Ausiliatrice di Canicattì (Agrigento) da noi interpellato a riguardo — sono più che vive diverse forme di pietà popolare e devozionali, dalla recita del rosario all’adorazione eucaristica. In questo tempo di pandemia naturalmente tutte le pratiche si svolgono in ottemperanza alle disposizioni anti-covid e relative modifiche. A esempio, durante la Via Crucis del Venerdì santo, come anche nei precedenti venerdì di quaresima, piuttosto che in movimento i fedeli in chiesa rimangono seduti. Si tratta di difficoltà di tipo pratico, certo, ma che si possono superare grazie alla costante presenza e alla profonda fede dei credenti».

Un dinamismo, quello della pietà popolare, che sorprende oggi più che in ogni altro tempo, in quanto capace di smontare anche le più accurate indagini di tipo sociologico o gli asettici calcoli algoritmici. Perché l’effetto dell’inculturazione del Vangelo in un popolo innesta processi imprevedibili e da non sottovalutare. Infatti, prosegue don Morgante, «come sottolinea Papa Francesco nella Evangelii gaudium, al numero 126, le pratiche di pietà popolare devono essere incoraggiate e rafforzate, e per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione».

In Lombardia i venerdì di Quaresima, in analogia al Venerdì santo, nel rito ambrosiano sono aliturgici, cioè privi della celebrazione liturgica. Pertanto in questo giorno l’arcivescovo di Milano, Mario Enrico Delpini, in primis, invita, con esiti peraltro ragguardevoli per concorso di popolo, alla celebrazione comunitaria della liturgia delle Ore — in modo particolare dei vespri — e al pio esercizio della Via Crucis. Perché la pietà popolare, «il sistema immunitario della Chiesa», dice Papa Francesco, non è un insieme di forme e di espressioni religiose casualmente raccolte. «Come si legge nel Documento di Aparecida, mette insieme e conserva le ricchezze che lo Spirito santo liberamente dispensa nella pietà popolare», ha evidenziato l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, al congresso internazionale di catechesi, nel 2018. «Vi sono espressioni della pietà popolare», osserva, «che possono sembrare infantili, vuote o anacronistiche. Per evitare giudizi frettolosi e immotivati, bisogna assumere un atteggiamento umile di ascolto, per apprezzare la vita teologale presente nella pietà dei popoli cristiani». Un altro aspetto imprevedibile della pietà popolare si manifesta nei pellegrinaggi, quando accade che a prendervi parte siano tante persone che non frequentano abitualmente le messe. Però, come sottolinea monsignor Santoro, «è significativo di una mentalità quanto dice una signora: “A messa normalmente non vado, ma da padre Pio vado volentieri”».

Oppure l’esperienza, tra le centinaia che si possono citare, di una piccola chiesa del Piemonte, sita a Biganzolo, frazione del comune di Verbania, dove il parroco don Paolo Grassi non nasconde la profonda gioia che prova ogni anno in occasione della ricorrenza di san Biagio, quando si ritrova la chiesa gremita come se fosse una festa comandata e non un semplice giorno feriale. La “religione del popolo”, come l’ha definita san Paolo vi al numero 48 dell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, «manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere, rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede». Infine è evidente che nel tempo si presenta la necessità di purificare e demitizzare certe prassi della pietà religiosa, specialmente nei momenti in cui sbiadiscono le vere esigenze evangeliche, fino a sfociare nella superstizione. Allora ecco la necessità di ritornare a fare memoria delle parole di Gesù, di passi biblici, dei dieci comandamenti, dei testi liturgici e delle preghiere fondamentali. «Bisogna essere realisti. I fiori della fede e della pietà non spuntano nelle zone desertiche di una catechesi senza memoria», ribadiva san Giovanni Paolo ii al numero 55 dell’esortazione apostolica Catechesi tradendae. A corollario di tutto ciò è d’uopo menzionare, in questo tempo difficile ma assetato di speranza, l’esempio emblematico di devozione popolare compiuto da Papa Francesco, recatosi a pregare da solo in piazza San Pietro per la fine della pandemia, davanti al crocifisso ligneo del xiv secolo conservato nella chiesa di San Marcello al Corso e all’icona mariana della Salus populi romani.

di Roberto Cutaia