La settimana di Papa Francesco

Il magistero

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25 marzo 2021

Giovedì 18


Imparare da Giuseppe l’arte della paternità

Sono lieto di accogliervi, al compimento dei 175 anni del vostro Collegio, che ha avuto tra i suoi alunni San Giovanni Paolo ii .Alla vigilia della Solennità di San Giuseppe, in questo Anno a lui dedicato, e sapendo che [avete] come celeste Patrono proprio il Custode del Redentore, possiamo guardare a lui per trarre spunti relativi all’identità del pastore e al modo di esercitare la paternità.

Padre che accoglie

Egli, vinta ogni ribellione, ha amato e accolto Maria e Gesù, una sposa e un figlio ben differenti rispetto a ciò che poteva desiderare.Non ha cercato spiegazioni alla misteriosa realtà, ma l’ha accolta con fede.In questo è maestro di vita spirituale e di discernimento, e lo possiamo invocare per essere liberati dai lacci delle troppe riflessioni. Esse manifestano la nostra tendenza ad afferrare e possedere, piuttosto che accogliere.

Padre che custodisce

Custodire significa amare teneramente quanti ci sono affidati, pensare alla loro felicità, con discrezione e generosità. È l’atteggiamento del pastore, che non abbandona mai il gregge, ma si pone in una posizione diversa in base alle necessità: davanti per aprire la strada, in mezzo per incoraggiare, indietro per raccogliere gli ultimi. A ciò è chiamato un prete... non essere “monolitico”, rigido e come ingessato.Quando un pastore ama, sa farsi servo per salvare a ogni costo qualcuno... evitando le opposte tentazioni del dominio e della noncuranza.

Padre che sogna

Non con la testa nelle nuvole, sganciato dalla realtà,  ma guardare oltre. Giuseppe, preferendo credere più a Dio che ai propri dubbi, si è offerto come strumento per la realizzazione di un piano più grande.Per i preti, allo stesso modo, è necessario saper sognare la comunità che si ama; essere pronti a partire dalla storia concreta delle persone per promuovere conversione e rinnovamento in senso missionario.

(Discorso consegnato al Pontificio collegio belga per i 175 anni)


Venerdì 19


Custodire la bellezza e curare le ferite della famiglia

Comunicare, in un tempo e in una cultura profondamente mutati, che oggi è necessario uno sguardo nuovo sulla famiglia da parte della Chiesa.
Non basta ribadire la dottrina, se non diventiamo custodi della bellezza della famiglia e se non ci prendiamo cura con compassione delle sue fragilità e delle sue ferite.
Franchezza dell’annuncio evangelico e tenerezza dell’accompagnamento sono il cuore di ogni pastorale familiare.
Da una parte annunciamo a coppie, coniugi e famiglie una Parola che aiuti a cogliere il senso autentico della loro unione e del loro amore.
Una Parola esigente che vuole liberare le relazioni umane da schiavitù che ne deturpano il volto e le rendono instabili: dittatura delle emozioni, esaltazione del provvisorio, predominio dell’individualismo, paura del futuro.
Dall’altra parte, questo annuncio non deve mai essere dato dall’alto e dall’esterno.
La grammatica delle relazioni familiari — coniugalità, maternità, paternità, filialità e fraternità — è la via attraverso la quale si trasmette il linguaggio dell’amore, che dà senso e qualità umana a ogni relazione.
In tale ambito avviene anche la trasmissione della fede tra le generazioni... ogni giorno, specie affrontando insieme i conflitti e le difficoltà.
In questo tempo di pandemia, tra tanti disagi... i legami familiari sono stati e sono ancora duramente provati, ma rimangono il riferimento più saldo, il presidio insostituibile per la tenuta della comunità.
Sosteniamo la famiglia! Difendiamola. impegniamoci a custodirne i delicati legami.

(Messaggio all’incontro online «Il nostro Amore quotidiano» per l’apertura dell’Anno speciale «Amoris laetitia»)

Il linguaggio del silenzio davanti al mistero

Dal 21 agosto 1879, quando la Vergine apparve ad alcuni abitanti del villaggio di Knock insieme a San Giuseppe e San Giovanni Apostolo, il popolo irlandese ha espresso la sua devozione dovunque si venisse a trovare.
Siete stati un popolo di missionari... Quanti sacerdoti hanno lasciato la loro terra per farsi evangelizzatori.
Tanti laici sono emigrati hanno mantenuto viva la devozione. Quante famiglie hanno trasmesso la fede e raccolto le fatiche quotidiane intorno alla preghiera del Rosario!
Nell’apparizione di Knock la Vergine non pronuncia alcuna parola. Anche il suo silenzio tuttavia è un linguaggio.
Il silenzio davanti al mistero, non significa rinunciare a comprendere, ma comprendere sostenuti e aiutati dall’amore di Gesù.
Essere con le braccia sempre spalancate verso ogni pellegrino. L’accoglienza si coniughi con la carità e diventi testimonianza  di un cuore che si apre.

(Videomessaggio per l’elevazione di Nostra Signora di Knock a Santuario internazionale di speciale devozione eucaristica e mariana)


Sabato 20


In ascolto del grido dei poveri

Voi cercate il “bene degli altri” quando decidete di partire per servire fratelli e sorelle più lontani, meno fortunati, più svantaggiati.
Ogni essere umano è per me fratello o sorella. — Vi invito, nella vostra missione — con la relazione personale al Signore e con la vita di fede a conservare intatto lo stupore di vivere il Vangelo della fraternità.
La vostra azione è orientata allo sviluppo integrale delle persone, alla cura non solo dei loro bisogni materiali ma anche della loro integrazione sociale, della loro crescita intellettuale, culturale e spirituale.
Perseverate su questa strada, rimanendo radicati nella dottrina sociale della Chiesa.
Ascoltare il grido dei poveri, lasciarsi provocare dalla sofferenza e decidere di andare lontano per toccarne le ferite, ci fa partecipare alla costruzione di un mondo più bello.
Chi si impegna nelle vostre missioni trova non solo l’opportunità di un’apertura al mondo e alle culture, ma anche il mezzo per rispondere alla misericordia di Dio.

(Udienza ai volontari di FIDESCO, Organizzazione cattolica di solidarietà internazionale con sede a Parigi)


Domenica 21


Quinta di Quaresima

La liturgia proclama il Vangelo in cui San Giovanni riferisce un episodio avvenuto negli ultimi giorni della vita di Cristo, poco prima della Passione (12, 20-33).
Mentre si trovava a Gerusalemme per la pasqua, alcuni greci, incuriositi da quanto andava compiendo, esprimono il desiderio di vederlo.
Avvicinatisi all’apostolo Filippo, gli dicono: «Vogliamo vedere Gesù».
Nella richiesta  possiamo scorgere la domanda che tanti uomini e donne, di ogni luogo e di ogni tempo, rivolgono alla Chiesa.
E Gesù risponde [con ] parole che  vanno oltre. Infatti rivela che Lui, per ogni uomo che lo vuole cercare, è il seme nascosto pronto a morire per dare molto frutto.
Come a dire: se volete conoscermi, se volete capirmi, guardate il chicco di grano che muore nel terreno, cioè guardate la croce.
Il segno della croce è diventato nei secoli l’emblema per eccellenza dei cristiani.
Chi anche oggi vuole “vedere Gesù”, magari provenendo da Paesi e culture dove il cristianesimo è poco conosciuto, che cosa vede prima di tutto? Qual è il segno più comune che incontra? Il crocifisso.
Nelle chiese, nelle case, anche portato sul corpo.
L’importante è che il segno sia coerente con il Vangelo.
La croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve: solo così essa è veramente l’“albero della vita”.
Anche oggi tante persone, spesso senza dirlo, vorrebbero “vedere Gesù”, incontrarlo, conoscerlo. Da qui la grande responsabilità di noi cristiani.
Dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, [con] lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza.
Seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi, non con condanne teoriche, ma con gesti.
Allora il Signore, con la grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni, o pretese di legalismi o moralismi clericali.
Proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo.
In questo intreccio di morte e di vita possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore.

Contro le mafie

In Italia si celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Le mafie sono presenti in varie parti del mondo e, sfruttando la pandemia, si stanno arricchendo con la corruzione.
Giovanni Paolo ii  denunciò la loro “cultura di morte” e Benedetto xvi  le condannò come “strade di morte”.
Queste strutture di peccato, strutture mafiose, contrarie al Vangelo di Cristo, scambiano la fede con l’idolatria.
Facciamo memoria di tutte le vittime e rinnoviamo il nostro impegno contro le mafie.

“Sorella acqua” non è una merce

La Giornata Mondiale dell’Acqua invita a riflettere sul valore di questo meraviglioso e insostituibile dono di Dio.
Per noi credenti, “sorella acqua” non è una merce: è un simbolo universale ed è fonte di vita e di salute.
Troppi hanno accesso a poca acqua e magari inquinata!
È necessario assicurare a tutti acqua potabile e servizi igienici.
Ringrazio e incoraggio quanti, con diverse professionalità e responsabilità, lavorano per questo scopo.
Penso all’Università dell’Acqua, nella mia patria, a coloro che lavorano per portarla avanti e per far capire l’importanza dell’acqua. Grazie argentini.
Saluto tutti voi che siete collegati tramite i media, con un ricordo particolare per i malati e le persone sole.

(Angelus dalla Biblioteca privata)


Martedì 22


Le esigenze del Vangelo non si contrappongono alla fragilità umana

Maestro e patrono dei confessori e dei moralisti, sant’Alfonso ha offerto risposte costruttive alle sfide della società del suo tempo, attraverso l’evangelizzazione popolare, indicando uno stile di teologia morale capace di tenere insieme l’esigenza del Vangelo e le fragilità umane.
Dinnanzi a passaggi epocali come quello attuale, si evidenzia concreto il rischio di assolutizzare i diritti dei forti, dimenticando i più bisognosi.
La teologia morale non deve aver paura di accogliere il grido degli ultimi della terra e di farlo proprio. La dignità dei fragili è un dovere morale che non si può eludere o demandare. È necessario testimoniare che diritto dice sempre solidarietà.
Incoraggio la Congregazione del Santissimo Redentore e la Pontificia Accademia Alfonsiana, quale sua espressione e centro di alta formazione teologica ed apostolica, a porsi in dialogo costruttivo con tutte le istanze provenienti da ogni cultura per ricercare risposte apostoliche, morali e spirituali a favore della fragilità umana.

(Messaggio per il 150° della proclamazione di de’ Liguori a Dottore della Chiesa)


Mercoledì 24


Maria è vicina a chi muore da solo nei giorni della pandemia

La catechesi è dedicata alla preghiera in comunione con Maria e ricorre alla vigilia della solennità dell’Annunciazione.
Maria è sempre presente al capezzale dei \suoi figli che partono da questo mondo.
Se qualcuno si ritrova solo e abbandonato, ella è Madre, è lì vicino, come era accanto al suo Figlio quando tutti l’avevano abbandonato.
Maria è stata ed è presente nei giorni di pandemia, vicino alle persone che purtroppo hanno concluso il loro cammino terreno in una condizione di isolamento, senza il conforto della vicinanza dei loro cari.
Maria è sempre lì, accanto, con la sua tenerezza materna.

Democrazia e pace per il Niger

Ho appreso con dolore la notizia dei recenti attacchi terroristici che hanno provocato la morte di 137 persone.
Preghiamo per le vittime, per le loro famiglie e per l’intera popolazione, affinché la violenza subita non faccia smarrire la fiducia nel cammino della democrazia, della giustizia e della pace.

Per le vittime di inondazioni in Australia

Grandi inondazioni hanno causato gravi danni nel Nuovo Galles del Sud.
Sono vicino alle persone e alle famiglie colpite ancora da questa calamità, specialmente a quanti hanno visto distrutte le loro case, e incoraggio coloro che si stanno prodigando per cercare i dispersi e portare soccorso.

Giornata mondiale per la lotta contro la Tubercolosi

Possa questa ricorrenza favorire un rinnovato impulso nella cura di tale malattia e una accresciuta solidarietà nei confronti di quanti ne soffrono.

(Udienza generale nella Biblioteca privata)

Il futuro del Bangladesh si fonda su dialogo e rispetto

Il “Bengala d’oro” (Sonar Bangla) è un Paese di rara bellezza naturale e una Nazione moderna, che si sforza di tenere insieme l’unità della lingua e della cultura con il rispetto per le diverse tradizioni e comunità che abitano al suo interno.È uno Stato giovane e ha sempre avuto un posto speciale nel cuore dei Papi, che dall’inizio hanno espresso solidarietà al suo popolo, hanno cercato di accompagnarlo nel superamento delle avversità iniziali e lo hanno sostenuto nel compito impegnativo di costruire e far crescere la Nazione.il futuro della democrazia e la salute della vita politica del Bangladesh sono essenzialmente legate ai suoi ideali fondanti e al patrimonio di dialogo sincero e di rispetto della legittima diversità che voi avete cercato di raggiungere in questi anni.

(Videomessaggio nel centenario della nascita dello sceicco Mujibur Rahman e nel 50o  dell’indipendenza del Paese)