#CantiereGiovani

Giovanissimi alfieri

Albert Eistein durante una lezione
22 marzo 2021

Storie di piccoli grandi eroi


Il più giovane ha soltanto 9 anni, il più grande 18; sono i 28 studenti e studentesse a cui lo scorso giovedì il presidente Sergio Mattarella ha conferito gli Attestati di onore di Alfieri della Repubblica italiana. Ragazzi e ragazze che nel 2020 si sono distinti per impegno e azioni coraggiose e solidali, e rappresentano, attraverso la loro testimonianza, il futuro e la speranza in un anno che rimarrà nella storia per i tragici eventi legati alla pandemia. Hanno sostenuto i loro compagni di classe, donato il sangue, aiutato chi ne aveva bisogno, salvato vite. Sono l'immagine di un’umanità bella, coraggiosa, capace di grandi gesti di solidarietà, l’emblema dell’attesa positiva, della fiducia, quella vera, più autentica. Ancora una volta i più piccoli sono stati capaci di darci una lezione di vita. E sono gli stessi giovani di tutto il mondo impegnati con Scholas occurrentes per la promozione della cultura della pace, proprio attraverso l’educazione, e a cui il Santo Padre il 19 febbraio ha conferito un riconoscimento per aver aperto, nel mezzo delle chiusure e della morte che questa pandemia ci ha imposto, uno spazio per l'incontro con la vita.

D’altra parte non si può tenere sotto silenzio il fatto che questi piccoli sono anche i protagonisti, in negativo, di tutte le più recenti e autorevoli analisi sugli effetti di una pandemia che è andata ad insistere e a esasperare proprio quelle situazioni di partenza già di per sé maggiormente critiche. Oggetto dei diversi focus, la situazione di povertà materiale ed educativa, con marcate diversità non solo fra le persone, ma soprattutto tra i territori, che priva di sostanzialità le più alte garanzie espresse nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Ultimo tra tutti, in senso cronologico, il rapporto di Save the children dello scorso 2 marzo Un anno di pandemia: le conseguenze sull’istruzione in Italia e nel mondo che fotografa come a livello globale, durante il periodo interessato, siano stati persi più di 112 miliardi di giorni dedicati all’istruzione e con uno sbilanciamento a sfavore dei bambini già più poveri in particolare del Sud del mondo. Una fascia, quindi, doppiamente penalizzata dalla privazione di uno strumento indispensabile per costruire il proprio futuro. La più grande emergenza educativa della storia si configura così come fattore che ha ampliato il divario già preesistente tra Paesi situati in aree geografiche differenti, e anche all’interno degli stessi, dal punto di vista delle diseguaglianze educative alimentando così un circolo iniquo in cui povertà materiale e povertà educativa diventano, allo stesso tempo, causa ed effetto alimentandosi reciprocamente. Va in questa direzione la firma, lo scorso 10 marzo, da parte del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi proprio per contrastare le povertà educative e la dispersione scolastica.

Il quadro diventa ancora più preoccupante se posto in correlazione con il dato offerto sempre da Save the children che individua in peggioramento, a causa del covid, il livello mondiale di minori (152 milioni) vittime di attività di lavoro pericolose, tanto da far sì che il 2021 sia stato proclamato quale Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile; fenomeno rispetto al quale le azioni di istruzione rimangono sempre il primo e privilegiato presidio di tutela.

Nella stessa direzione va anche lo studio dell’Unicef diffuso ugualmente nei primi giorni di marzo, secondo cui sono 332 milioni i bambini a livello mondiale che, nell’ultimo anno, hanno vissuto sotto misure nazionali di permanenza a casa per almeno nove mesi con effetti devastanti sulla propria socialità e conseguentemente sulla loro salute mentale. E anche in questo caso la compromissione maggiore è registrata a sfavore dei piccoli più vulnerabili anche per via della propria residenza in territori e Paesi già svantaggiati in partenza, come ha sottolineato anche Papa Francesco nel recente viaggio in Iraq nel corso della prima messa celebrata a Baghdad, quando ha affermato che «chi ha più mezzi può acquisire più conoscenze e avere opportunità, mentre chi ha meno viene messo da parte», aggiungendo poi che «per un futuro prospero non si deve lasciare indietro nessuno».

Di fronte a questo scenario nessuno può, dunque, rimanere indifferente ed è necessaria la creatività direbbe sempre Bergoglio, o la saggezza di Einstein che nel 1955 sosteneva che è nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Bisogna insomma individuare soluzioni e volgere le negatività di questa contingenza che stiamo vivendo in opportunità.

di Anna Paola Sabatini