Adriana Valerio su suor Domenica da Paradiso

Così pia così sovversiva

Suor Domenica da Paradiso (1770)
22 marzo 2021

È da leggere tutto d’un fiato l’ultimo libro di Adriana Valerio, Domenica da Paradiso. «I superbi uomini di Chiesa nulla sanno e nulla intendono» (Cinisello Balsamo, San Paolo, 2020, pagine 144, euro 13). D’altra parte, l’autrice è una studiosa la cui scioltezza di penna si unisce a una raffinatezza e a una profondità di analisi ben note: già docente alla Federico ii di Napoli è stata presidente dell’Associazione femminile europea per la ricerca teologica nonché tra le fondatrici del Coordinamento teologhe italiane. La sua vita di suor Domenica costituisce il sesto volume della collana «Madri della fede», un’operazione culturale estremamente intelligente diretta dalla teologa Cristina Simonelli e dalla saggista Rita Torti. Tale collana si propone di raccontare la storia di alcune protagoniste del cristianesimo avendo di mira un pubblico di lettori molto ampio, per ridare a queste figure lo spazio che meritano nella memoria collettiva. L’intento è perseguito attraverso singole e brevi monografie dotate di un formato agile, che si avvalgono di una veste grafica moderna e accattivante.

Nel rintracciare e valorizzare il protagonismo femminile cristiano, Valerio è maestra, come ha provato in innumerevoli pubblicazioni. E lo dimostra pure questa volta. Senza perdersi in troppe parole, fin dalla prima pagina ci conduce dentro all’infanzia di Domenica Narducci, bionda contadina semianalfabeta nata nel 1473 in un villaggio chiamato Paradiso, che all’epoca si trovava poco fuori le mura della vivace “Fiorenza” rinascimentale, mentre oggi è un quartiere della rumorosa Firenze contemporanea.

Una giovane che dimostra assai presto la propria intraprendenza: prima progetta di vestirsi da uomo per entrare tra i frati predicatori, poi si avvicina alle idee di Girolamo Savonarola, il quale — è noto — pur accettando sostanzialmente la visione tradizionale delle donne come esseri fragili, predicava una riforma che le vedeva attrici in prima persona. Con pennellate svelte ma incisive, l’autrice descrive l’impegno di Domenica per trovare il proprio posto nel mondo e vivere appieno la sua intensa esperienza di fede «fatta di un dialogo serrato con Cristo». Veniamo così a conoscenza dei suoi scontri con le autorità ecclesiastiche che non la riconoscono aderente ai modelli di obbedienza imposti al suo genere o addirittura la considerano donna «scandalosa e sospetta di eresia». Scopriamo l’accusa di falsa santità da lei stessa rivolta alla mistica pistoiese Dorotea di Lanciuola. Infine assistiamo al momento in cui riceve l’abito domenicano e fonda il monastero della Crocetta. Ma questo è solo l’inizio della sua storia, di una grande storia.

Suor Domenica, infatti, si muove in un contesto storico tumultuoso, che può considerarsi l’altro principale protagonista del libro: un’Europa attraversata da istanze di rinnovamento religioso influenzate da Umanesimo e Rinascimento, e nello stesso tempo disorientata di fronte alla scoperta di realtà geografiche e culturali precedentemente ignote, oltre che segnata da continue guerre e dall’irrimediabilmente e scioccante frattura tra cattolici e protestanti. Un periodo, inoltre, in cui la Chiesa di Roma rimette in discussione la libertà di azione delle religiose nel secolo, finendo per consentire loro la sola adesione al modello monastico contemplativo.

In un clima così inquieto, Narducci riesce a ritagliarsi un importante ruolo carismatico e “politico”, al quale è dedicata la parte più corposa e appassionante del volume. Tale ruolo viene legittimato dalle sue capacità profetiche, dal suo misticismo visionario, dalla sua abilità oratoria — lei stessa si definisce «madre Cicala» — e dalla sua straordinaria capacità di interpretare la Sacra Scrittura. Diventa punto di riferimento per ecclesiastici, aristocratici, semplici fedeli e altre comunità religiose, con cui intrattiene rapporti attraverso un fitto epistolario che ci auguriamo possa venire presto pubblicato. Soprattutto, entra a pieno titolo nelle discussioni di fede tanto intrecciate alla vita politica e sociale del suo tempo, come prima di lei avevano fatto i suoi modelli (Brigida di Svezia e Caterina da Siena). Scrive a Papi, vescovi, autorità laiche, e si scaglia contro «i superbi uomini di Chiesa nulla sanno e nulla intendono». Richiama la comunità ecclesiale a uno stile di vita pienamente evangelico, caratterizzato da povertà e semplicità. Attualissime, poi, sono le sue considerazioni sul ministero femminile e sulla legittimità per le donne di predicare.

L’ultimo capitolo del testo è dedicato alla causa di canonizzazione che venne avviata dopo la morte della suora nel 1553: un’altra storia di per sé appassionante e travagliata, fatta di improvvisi avanzamenti e frequenti interruzioni (il processo giace tuttora sospeso). Forse, su tale controverso iter, ha influito lo “scomodo” legame spirituale tra Domenica e lo scomunicato Savonarola? Oppure ha pesato la personalità indipendente e provocatoria di questa donna? Certo è che, per permetterci di leggere e “ascoltare” la sua viva voce, il libro è corredato di una breve appendice di fonti selezionate (Narducci ha scritto tantissimo, da lettere a trattati, a sermoni ecc.).

Dunque, il volume di Valerio non solo ci racconta la vicenda di una “grande” donna sostanzialmente dimenticata, ma ci induce a ripensare modelli di femminilità e maschilità spesso cristallizzati dalla tradizione in modo inesatto. Domenica da Paradiso non si discostò mai dall’ortodossia cattolica; nondimeno riuscì a manifestare un’autonomia di pensiero che le consentì libertà inconsuete per una donna del suo tempo. Lei, così pia, eppur così sovversiva.

di Alessia Lirosi