La settimana di Papa Francesco

Il magistero

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11 marzo 2021

Venerdì 5


Tacciano le armi

Sono grato dell’opportunità di compiere questa Visita, a lungo attesa e desiderata; di poter venire in questa terra, culla della civiltà strettamente legata, attraverso il Patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni di Ebraismo, Cristianesimo e Islam.Avviene nel tempo in cui il mondo sta cercando di uscire dalla pandemia, che  ha colpito la salute e provocato il deterioramento di condizioni sociali ed economiche segnate da fragilità e instabilità.L’Iraq ha patito i disastri delle guerre, il flagello del terrorismo e conflitti settari spesso basati su un fondamentalismo che non può accettare la pacifica coesistenza di vari gruppi etnici e religiosi. Ciò ha portato morte, distruzione, macerie: i danni sono ancora più profondi se si pensa alle ferite dei cuori, che avranno bisogno di anni e anni per guarire. Non posso non ricordare gli yazidi, vittime innocenti di insensata e disumana barbarie, perseguitati e uccisi.Solo se riusciamo a guardarci con le nostre differenze possiamo avviare un effettivo processo di ricostruzione.

Le differenze sono risorsa non ostacolo

La diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa, non un ostacolo da eliminare. L’Iraq è chiamato a mostrare, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile.La coesistenza fraterna ha bisogno del dialogo paziente e sincero, tutelato dalla giustizia e dal rispetto del diritto.

Rispetto diritti e protezione per tutte  le comunità

La Santa Sede non si stanca di appellarsi alle Autorità perché concedano a tutte le comunità religiose riconoscimento, rispetto, diritti e protezione. Politici e diplomatici: è necessario contrastare corruzione, abusi di potere, illegalità. Ma occorre nello stesso tempo edificare la giustizia, far crescere onestà, trasparenza e rafforzare le istituzioni. In tal modo può crescere la stabilità e svilupparsi una politica sana, capace di offrire  specialmente ai giovani — così numerosi — la speranza di un avvenire migliore.Vengo come penitente che chiede perdono al Cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà, come pellegrino di pace.
Giovanni Paolo ii  non ha risparmiato iniziative, e soprattutto ha offerto preghiere e sofferenze. E Dio ascolta sempre! Sta a noi ascoltare Lui.
Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque!

Si dia voce agli artigiani di pace

Cessino gli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce  agli artigiani della pace!
Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace.

Basta violenze ed estremismi

Basta violenze, basta estremismi, fazioni, intolleranze! Si dia spazio a chi si impegna per la riconciliazione.
È indispensabile la partecipazione di tutti i gruppi politici, sociali e religiosi e garantire i diritti di tutti. Nessuno sia considerato cittadino di seconda classe.
La comunità internazionale ha un ruolo decisivo... Come abbiamo visto durante il lungo conflitto nella vicina Siria, dal cui inizio si compiono in questi giorni dieci anni!
[Serve] una cooperazione globale al fine di affrontare anche le disuguaglianze economiche e le tensioni regionali che mettono a rischio la stabilità di queste terre.
Ringrazio gli Stati e le Organizzazioni internazionali, che si stanno adoperando per la ricostruzione e per provvedere assistenza ai rifugiati, agli sfollati interni e a chi fatica a ritornare nelle proprie case, rendendo disponibili cibo, acqua, alloggi, servizi sanitari e igienici.
Non posso non ricordare le agenzie, tra cui diverse cattoliche, che da anni assistono le popolazioni civili.
Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell’amicizia e continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le Autorità locali, senza imporre interessi politici e ideologici.
L’antichissima presenza dei cristiani e il loro contributo alla vita del Paese costituiscono una ricca eredità.
La loro partecipazione alla vita pubblica testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all’armonia.

(Incontro con autorità, società civile e corpo
 diplomatico nel Palazzo Presidenziale a Baghdad)

La violenza è incompatibile con gli insegnamenti religiosi

Siamo riuniti in questa Cattedrale di Nostra Signora della Salvezza, benedetti dal sangue dei nostri fratelli e sorelle che qui hanno pagato il prezzo estremo della fedeltà al Signore e alla Chiesa.
Possa il ricordo del loro sacrificio rinnovare la nostra fiducia nella forza della Croce e del suo messaggio salvifico di perdono, riconciliazione e rinascita.
Quanto è facile essere contagiati dal brutto virus dello scoraggiamento. Eppure il Signore ci ha dato un vaccino efficace: la speranza.
Avete dovuto affrontare guerra e persecuzioni, e la continua lotta per la sicurezza economica, che spesso ha portato a sfollamenti interni e alla migrazione.
Ringrazio Vescovi e Sacerdoti per essere rimasti vicini al  popolo. L’apostolato educativo e quello caritativo delle vostre Chiese rappresentano una preziosa risorsa.
Le diverse Chiese presenti, ognuna con il suo secolare patrimonio storico, liturgico e spirituale, sono come tanti singoli fili colorati che, intrecciati insieme, compongono un unico, bellissimo tappeto.
Dio stesso è l’artista che ha ideato questo tappeto, lo tesse con pazienza e lo rammenda con cura, volendoci sempre tra noi ben intrecciati, come suoi figli.
Vorrei tornare ai morti nell’attentato terroristico in questa Cattedrale dieci anni fa e la cui causa di beatificazione è in corso.
Voglio ringraziarvi per il vostro impegno di essere operatori di pace, all’interno delle vostre comunità e con i credenti di altre tradizioni religiose, spargendo semi di riconciliazione e di convivenza fraterna che possono portare a una rinascita.
Qui  non c’è solo un inestimabile patrimonio archeologico, ma una ricchezza incalcolabile per l’avvenire: sono i giovani!
Sono il vostro tesoro e occorre prendersene cura, alimentandone i sogni, accompagnandone il cammino.
La loro pazienza è già stata messa duramente alla prova dai conflitti.
Ma sono la punta di diamante del Paese, i frutti più saporiti dell’albero: sta a noi coltivarli nel bene e irrigarli di speranza.

(Incontro con i vescovi, sacerdoti, religiosi/e,
seminaristi e catechisti nella cattedrale siro-cattolica della capitale)

Sabato 6


Odiare il fratello è profanare il nome di Dio

Oggi ebrei, cristiani e musulmani, insieme con i fratelli e le sorelle di altre religioni, onoriamo il padre Abramo facendo come lui: guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra. Il cielo ci dona un messaggio di unità: l’Altissimo ci invita a non separarci mai dal fratello che sta accanto a noi. L’Oltre di Dio ci rimanda all’altro del fratello. Ma se vogliamo custodire la fraternità, non possiamo perdere di vista il Cielo. Noi, discendenza di Abramo e rappresentanti di diverse religioni, sentiamo di avere anzitutto questo ruolo: aiutare i nostri fratelli e sorelle a elevare lo sguardo e la preghiera al Cielo. Tutti ne abbiamo bisogno, perché non bastiamo a noi stessi. L’uomo non è onnipotente, da solo non ce la può fare. E se estromette Dio, finisce per adorare le cose terrene. Ma i beni del mondo, che fanno scordare Dio e gli altri, non sono il motivo del nostro viaggio sulla Terra. Alziamo gli occhi al Cielo per elevarci dalle bassezze della vanità; serviamo Dio, per uscire dalla schiavitù dell’io. Ecco la vera religiosità: adorare Dio e amare il prossimo. Nel mondo d’oggi, che spesso dimentica l’Altissimo o ne offre un’immagine distorta, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità. Da questo luogo sorgivo di fede, affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello.

Ostilità ed estremismo sono tradimenti della religione

Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. Noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo ne abusa.
Sta a noi dissolvere  i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio!
Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza. Ne hanno sofferto tutte le comunità etniche e religiose... in particolare quella yazida, che ha pianto la morte di molti uomini e ha visto migliaia di donne, ragazze e bambini rapiti, venduti come schiavi e sottoposti a violenze fisiche e a conversioni forzate.
Preghiamo per quanti sono ancora dispersi e sequestrati, perché tornino presto alle loro case.
Il terrorismo, quando ha invaso il nord di questo caro Paese, ha barbaramente distrutto parte del suo meraviglioso patrimonio religioso.
Ma anche in quel momento buio sono brillate delle stelle. Penso ai giovani volontari musulmani di Mosul, che hanno aiutato a risistemare chiese e monasteri, costruendo amicizie fraterne sulle macerie dell’odio, e a cristiani e musulmani che oggi restaurano insieme moschee e chiese.
È importante peregrinare verso i luoghi sacri: è il segno più bello della nostalgia del Cielo sulla Terra.
Sta a noi, umanità di oggi, e soprattutto a noi, credenti di ogni religione, convertire gli strumenti di odio in strumenti di pace.
Sta a noi esortare  i responsabili delle nazioni perché la crescente proliferazione delle armi ceda il passo alla distribuzione di cibo per tutti.
Sta a noi mettere a tacere le accuse reciproche per dare voce al grido degli oppressi e degli scartati sul pianeta: troppi sono privi di pane, medicine, istruzione, diritti e dignità!
Sta a noi mettere in luce le losche manovre che ruotano attorno ai soldi e chiedere che il denaro non finisca sempre e solo ad alimentare l’agio sfrenato di pochi.
Fu  attraverso l’ospitalità, tratto distintivo di queste terre, che Abramo ricevette da Dio il dono ormai insperato di un figlio.
Noi, fratelli e sorelle di diverse religioni, ci siamo trovati qui, a casa, e da qui, insieme, vogliamo impegnarci perché si realizzi il sogno di Dio: che la famiglia umana diventi ospitale e accogliente verso tutti; che, guardando il medesimo cielo, cammini in pace sulla stessa terra.

(Incontro interreligioso, Piana di Ur)

Le Beatitudini capovolgono e cambiano il mondo

La sapienza in queste terre è stata coltivata da tempi antichissimi. La sua ricerca da sempre affascina l’uomo; spesso, però, chi ha più mezzi può acquisire più conoscenze e avere più opportunità, mentre chi ha meno viene messo da parte. È una disuguaglianza inaccettabile, che oggi si è dilatata. Ma il Libro della Sapienza ci sorprende, ribaltando la prospettiva. Gesù, la Sapienza in persona, completa questo ribaltamento: non in un momento qualunque, ma all’inizio del primo discorso, con le Beatitudini.La proposta di Gesù è sapiente perché l’amore, che è il cuore delle Beatitudini, anche se pare debole agli occhi del mondo, in realtà vince.  È lo stesso amore che ha reso i martiri vittoriosi nella prova!

Testimoni d’amore di fronte alle persecuzioni

L’amore è la forza di tanti fratelli e sorelle che anche qui hanno subito pregiudizi e offese, maltrattamenti e persecuzioni per il nome di Gesù.
Ma mentre la potenza, la gloria e la vanità del mondo passano, l’amore rimane.
A volte possiamo sentirci incapaci, inutili. Non crediamoci, Dio vuole compiere prodigi attraverso le nostre debolezze.
In questi tempi si sono levati tanti testimoni, spesso trascurati dalle cronache, ma preziosi agli occhi di Dio; testimoni che, vivendo le Beatitudini, aiutano Dio a realizzare le sue promesse di pace.

(Messa nella cattedrale caldea
di San Giuseppe a Baghdad)

Domenica 7


I cristiani tornino nella loro terra

Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo in tutto il Medio Oriente è un danno incalcolabile per la stessa società che si lasciano alle spalle. Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo.Qui a Mosul le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti. Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone — musulmani, cristiani, gli yazidi, che sono stati annientati crudelmente dal terrorismo, e altri — sfollati con la forza o uccisi!

La fraternità è più forte del fratricidio

Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra. Questa convinzione parla con voce più eloquente di quella dell’odio e della violenza; e mai potrà essere soffocata nel sangue versato da quanti pervertono il nome di Dio percorrendo strade di distruzione.Se Dio è il Dio della vita — e lo è —, a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome.Se Dio è il Dio della pace — e lo è —,  non è lecito fare la guerra nel suo nome.Se Dio è il Dio dell’amore — e lo è —, a noi non è lecito odiare i fratelli.

Il minareto e l’orologio

In questa città due simboli testimoniano il perenne desiderio dell’umanità di avvicinarsi a Te: la moschea Al-Nouri con il suo minareto Al Hadba e la chiesa di Nostra Signora dell’orologio. È un orologio che da più di cent’anni ricorda ai passanti che la vita è breve e il tempo prezioso.

(Preghiera di suffragio per le vittime della guerra,
 presso Hosh al-Bieaa — piazza della Chiesa —  a Mosul)

Il terrorismo e la morte non hanno l’ultima parola

Guardandovi, vedo la diversità culturale e religiosa della gente di Qaraqosh, e questo mostra qualcosa della bellezza che la vostra regione offre al futuro.
La vostra presenza ricorda che la bellezza non è monocromatica, ma risplende per la varietà e le differenze.
Allo stesso tempo, con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra.
Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito!
Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola.
Anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte.
Avete davanti a voi l’esempio dei vostri padri e delle vostre madri nella fede, che hanno adorato e lodato Dio.
Hanno perseverato con ferma speranza nel loro cammino terreno, confidando in Dio che non delude mai e che sempre ci sostiene con la sua grazia.
La grande eredità spirituale che ci hanno lasciato continua a vivere in voi.
Abbracciate questa eredità! Questa eredità è la vostra forza! Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare, affidandosi alla grazia di Dio, che guida le sorti di ogni uomo e di tutti i popoli.
Non siete soli! La Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta.
In questa regione tanti vi hanno aperto le porte nel momento del bisogno.
Questo è il momento di risanare non solo gli edifici, ma prima i legami che uniscono comunità e famiglie, giovani e anziani.
Ci sono momenti in cui la fede può vacillare, quando sembra che Dio non veda e non agisca.
Questo era vero nei giorni più bui della guerra, ed è vero anche in questi giorni di crisi sanitaria globale e di grande insicurezza. In questi momenti, ricordate che Gesù è al vostro fianco.
Non smettete di sognare! Non arrendetevi, non perdete la speranza!
Il perdono è necessario per rimanere nell’amore, per rimanere cristiani.
La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo di non scoraggiarvi.

Serve saper perdonare

Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare. So che è molto difficile. Ma insieme a tutte le persone di buona volontà, diciamo “no” al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione.

Il grazie alle donne

Grazie a tutte le madri e a tutte le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Le donne siano rispettate e tutelate! Vengano loro date attenzione e opportunità!

(Discorso nella chiesa dell'Immacolata Concezione a Qaraqosh)

Una Chiesa viva testimone di misericordia

Com’è facile cadere nella trappola di pensare che dobbiamo dimostrare agli altri che siamo forti, che siamo sapienti... Nella trappola di farci immagini false di Dio che ci diano sicurezza. Abbiamo bisogno che siano spazzate via dal nostro cuore e dalla Chiesa le nefaste suggestioni del potere e del denaro. Per ripulire il cuore abbiamo bisogno di sporcarci le mani: di sentirci responsabili e non restare a guardare mentre il fratello e la sorella soffrono.

Risorgere dalle macerie della divisione

Il Signore ci promette che, con la potenza della sua Risurrezione, può far risorgere le nostre comunità dalle macerie causate dall’ingiustizia, dalla divisione e dall’odio. La Chiesa in Iraq, con la grazia di Dio, ha fatto e sta facendo molto per proclamare la meravigliosa sapienza della croce diffondendo la misericordia e il perdono di Cristo, specialmente verso i più bisognosi. Anche in mezzo a grande povertà e difficoltà, molti di voi hanno generosamente offerto aiuto concreto e solidarietà ai poveri e ai sofferenti. Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a venire in pellegrinaggio tra di voi a ringraziarvi e confermarvi nella fede e nella testimonianza. Oggi, posso vedere e toccare con mano che la Chiesa in Iraq è viva, che Cristo vive e opera in questo popolo santo e fedele.

(Messa allo stadio Franso Hariri di Erbil)