STORIE DI PERIFERIA

La venditrice di fortuna

Foto di Marcelo Pascual
10 marzo 2021

La venditrice di biglietti della lotteria ha i capelli cenerini e i denti radi. Non ha paura della peste che si aggira cercando chi divorare. Batte le strade della villa come il vento d’inverno che sibila tra le casupole di mattoni e zinco. Fischia anche lei quando passa, per far sapere che la sorte si avvicina e cambierà la vita di chi non se la lascerà scappare.

Il suo andare è stanco, ma sicuro, il suo fischiettare sfiatato ma ancora lo si sente a due isolati di distanza. Si capisce che vende la sorte da una vita, che forse non ha fatto altro che vendere fortuna da quando è venuta al mondo.

Sa dove pescare i suoi clienti, anche quando la quarantena li reclude nelle case. Non abbastanza, però, da renderli inavvicinabili. Lei sa come fare, è donna di lungo corso e dalle molte astuzie. La venditrice di biglietti della lotteria li aspetta quando escono a fare la spesa. Si acquatta nelle vicinanze di una bottega, si aggira nel posteggio di un supermercato. Devono pure mangiare! dice tra sé e sé. Si apposta all’angolo di una farmacia. Qualche acciacco da curare ce l’hanno tutti! pensa con precisione. Percorre la fila di chi aspetta il proprio turno avanti e indietro come una fisarmonica, sgranando la litania di sempre, da venditrice avvezza, che sa piazzare la propria merce.

«Oggi è il giorno buono» bisbiglia con aria complice, «il 17 manca da tre settimane e cadrà nella rete».

I suoi clienti li guarda dritto negli occhi. Non c’è soggezione nel suo sguardo. Sa di cos’hanno bisogno più di loro stessi. Non di solo pane vive l’uomo. Non di sole medicine ha bisogno il corpo. E offre la sorte agitando davanti ai loro occhi un tesoro di numeri dai colori sgargianti. La lotteria, sembra dire, non inganna, se saprete prenderla quando passa. Tocca chi deve toccare, come la peste che va di qua e di là e non si sa dove si fermi.

Tre giorni fa ha bussato alla porta di Anibal il calzolaio. Era ancora vivo e vegeto l’ultima volta che lo aveva visto, qualche giorno fa; aveva parlato con lui del più e del meno, come fa una buona venditrice di biglietti della lotteria, ma il suo sangue mezzo spagnolo e mezzo argentino non l’ha salvato. La peste è arrivata nella bottega del ciabattino dopo di lei e gli ha strappato, con la sorte, anche la vita.

La venditrice di biglietti della lotteria non si scoraggia mai. La fortuna la vende e la compra a modo suo. Come se questo fosse un tempo come un altro, dove tentare la sorte è ancora la cosa più sensata da fare.

di Alver Metalli