· Città del Vaticano ·

Quattro pagine - Approfondimenti di cultura, società, scienze e arte
A colloquio con Delio Vania Proverbio, “Scriptor Orientalis” della Biblioteca Vaticana

Le molte vite
del “libro profugo”

 Le molte vite  del “libro profugo”  QUO-050
02 marzo 2021

Un antico libro liturgico, che correva il rischio di essere distrutto dai jihadisti, nella città di Qaraqosh in Iraq, è stato consegnato mercoledì 10 febbraio a Papa Francesco, al termine di un lungo restauro. Sidra, un manoscritto della Chiesa siro-cattolica databile tra il xiv e il xv secolo, è stato sottoposto a dieci mesi di restauro in Italia e sarà restituito alle autorità religiose di Qa-raqosh, nel cuore della Piana di Ninive, durante il viaggio del pontefice in Iraq dal 5 all’8 marzo. Alla pari di centinaia di migliaia di persone che sono fuggite dagli orrori della guerra e dalle milizie dell’Is, il manoscritto è riuscito a evitare la distruzione a cui era stato condannato gran parte dell’inestimabile patrimonio culturale grazie al fatto di essere stato nascosto e murato in un sottoscala da alcuni sacerdoti domenicani.

«Questo manoscritto ha una storia interessante», spiega al nostro giornale il professor Delio Vania Proverbio, Scriptor Orientalis della Biblioteca Vaticana. «In realtà questo codice ricostruisce più un contesto che un contenuto. Il valore intrinseco di questo esemplare ha più a che vedere con la sua origine che con il suo argomento. Di fatto a partire da un accurato esame di questo codice, scritto in caratteri siriaci, che è un ramo dell’alfabeto aramaico, e che mostra una complessità particolarmente bassa nel suo insieme grafemico, ricostruire un contesto storico, e nonostante provenga quasi senza alcun dubbio da Qaraqosh — continua il professore — posso affermare che non è di tradizione orientale e che lo precede una lunga e stimolante storia».

La regione di Mosul, attualmente denominata Piana di Ninive, è profondamente radicata in territorio assiro. Le sue numerose città e i suoi monasteri si trovano vicino a siti archeologici, i cui nomi non sono arabi. All’inizio del primo millennio avanti Cristo gli abitanti della regione parlavano aramaico, mentre la lingua del cristianesimo in Iraq è il siriaco, un dialetto dell’aramaico che ancora si utilizza nelle liturgie. Un immenso corpus di letteratura cristiana in questa lingua, attestato già nel secondo secolo, si conserva in parte in rari manoscritti.

Quanta storia può esserci in un manoscritto? «È molto probabile — sostiene Delio Vania Proverbio — che non provenga da monasteri della zona ma di zone molto più al nord del fiume Tigri che hanno visto alla fine dell’Ottocento ben più che qualche episodio sporadico di persecuzione, ma una vera ondata a margine del grande sterminio che ha portato al genocidio degli armeni tra il 1890 e il 1915. Molte collezioni librarie sono scomparse, molti libri sono state trafugati, altri sono stati nascosti con il sistema usuale del buco per terra poi coperto, ma molti sono stati portati appunto nel sud e questa è una delle possibili spiegazioni di questo ritrovamento di altri codici che sono posteriori all’invasione mongola. I grandi codici (quei pochi che sono sopravvissuti) sono tutti del 1240-1270, e proprio in quel momento della storia di queste terre la produzione libraria cambia».

A partire dal 1750 poi, con l’arrivo dei missionari domenicani italiani a Mosul, cominciò a crearsi un’importante e unica collezione di libri dei padri predicatori, composta da manoscritti del Tredicesimo secolo e da testi stampati, inizialmente importati da Roma.

Purtroppo durante l’occupazione di Mosul da parte dello Stato islamico è andato perso un numero inestimabile di manoscritti, 2.000 dei 6.000, che i monaci domenicani erano riusciti a digitalizzare in Iraq tra il 2009 e il 2014, e che probabilmente sono stati distrutti dai fanatici dell’autoproclamato califfato.

Mentre l’Is portava a termine la devastazione di tutta questa area del Vicino Oriente, distruggendo templi e innumerevoli antichità, il domenicano iracheno Nayib Michael, attuale arcivescovo cattolico caldeo di Mosul, si opponeva al loro operato salvando migliaia di libri e manoscritti cristiani.

È riuscito a preservare circa 850 manoscritti in aramaico, arabo e in altre lingue, e circa 50 mila libri e lettere risalenti a 300 anni prima. Nel 2007 il patrimonio librario di Mosul, nel suo destino itinerante, è stato trasferito a Qaraqosh, città con la maggior presenza di cristiani in Iraq, nel momento in cui il tumulto generato allora da Al Qaeda ha fatto fuggire da Mosul migliaia di cristiani.

«Ricordo perfettamente la transumanza della biblioteca verso Qaraqosh, è stato di forte impatto vedere queste carovane di persone, famiglie, bambini in cammino verso i campi profughi con i camion che portavano i libri in salvo», racconta il professore. «Per conto della Biblioteca Vaticana ero in missione, avevo cominciato un importante lavoro di censimento nelle chiese, nei sobborghi nelle chiesette con l’obiettivo di scoprire e digitalizzare documenti cristiani, filosofici e letterari minacciati da tutti questi fattori. In pratica l’idea del Vaticano era quella di fare per l’intero patrimonio della regione ciò che è stato fatto per quest’unico manoscritto Sidra. Attraverso la sinergia con il nunzio dell’epoca e con la conferenza episcopale, avevamo organizzato un incontro con il patriarca per formare le équipe locali per creare laboratori di restauro e digitalizzazione di manoscritti e libri al fine di preservare il sapere per le generazioni future, poiché tutte le chiese erano e sono dotate, per motivi liturgici, di piccole biblioteche di grande valore. Ricordiamo che il concetto moderno di restauro di libri è nato qui, nella Biblioteca Vaticana. Fu uno dei motivi per cui in quel momento andai in missione, ma la storia ha voltato pagina in un’altra direzione».

Uno dei cambiamenti più profondi nel panorama religioso mondiale è stato l’implacabile e costante declino delle comunità cristiane storiche del Medio Oriente: nel 1910 i cristiani rappresentavano il 13,6 per cento della popolazione mentre nel 2010 erano solo il 4,2 per cento e con loro la scomparsa del patrimonio artistico religioso. La distruzione del patrimonio culturale in Medio Oriente non sta però avvenendo solamente mediante le demolizioni e distruzione della violenza del fanatismo, ma anche per mezzo di traffici, furti e spoliazioni nei circuiti occidentali, che sono, del resto, una delle principali attività di sostentamento dei gruppi terroristici per finanziarsi.

Il manoscritto Sidra è chiamato dai suoi restauratori anche il “libro profugo”, perché è un testimone silenzioso delle ultime persecuzioni che le minoranze dell’Iraq hanno subito tra il 2014 e il 2017, con espulsioni di massa e distruzioni di luoghi sacri. Tra pochi giorni, per mano di Papa Francesco, sarà restituito alla Chiesa siro-cristiana a Qaraqosh, con l’auspicio che i cristiani del Medio Oriente nella diaspora possano riaccendere la luce della speranza e della pacifica convivenza con i popoli della regione.

di Silvina Pérez