Prima transizione democratica fra due presidenti

Svolta cruciale in Niger

Mohamed Bazoum, vincitore delle elezioni in Niger (Reuters)
27 febbraio 2021

Il secondo turno delle elezioni presidenziali in Niger, svoltesi lo scorso 21 febbraio, ha visto prevalere l’ex ministro degli Interni Mohamed Bazoum sullo sfidante Mahamane Ousmane con il 55,75% dei consensi. Il conteggio, terminato due giorni dopo la votazione, ha confermato le proiezioni che davano per favorito Bazoum, il candidato del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (Pnds) del presidente uscente Mahamadou Issoufou. I risultati sono attualmente in attesa dell’approvazione da parte della Corte costituzionale nigerina. La peculiarità di queste votazioni è però da ricercare nel particolare contesto in cui si sono svolte.

L’insediamento di Bazoum rappresenterebbe la prima transizione democratica fra due presidenti eletti nella storia del Niger. In seguito alla sua indipendenza dalla Francia nel 1960, il Paese africano è stato infatti teatro di ben quattro colpi di stato. Lo stesso Ousmane è stato eletto presidente nel 1993 per essere poi rovesciato tre anni dopo. Da allora, il politico si è candidato cinque volte alla presidenza, ma senza mai essere rieletto.

Per questo motivo, lo svolgimento delle elezioni è stato seguito con trepidazione tanto in Niger quanto nei Paesi limitrofi. Le autorità nazionali hanno infatti deciso di schierare migliaia di soldati in tutto il Paese allo scopo di evitare disordini, mentre la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha inviato una missione di 500 osservatori per monitorare le votazioni. Non sono mancate tensioni in questo periodo: la Commissione elettorale indipendente del Niger (Ceni) ha infatti denunciato la circolazione di schede elettorali contraffatte nelle settimane precedenti il ballottaggio, mentre Ousmane ha duramente criticato i risultati dell’ultima votazione, scatenando accese proteste da parte dei suoi sostenitori. Si sono verificati anche due incidenti particolarmente gravi: sette membri del Ceni sono rimasti uccisi lo scorso 21 febbraio quando il veicolo sul quale viaggiavano è finito su una mina nella regione occidentale di Tillaberi, mentre un altro è rimasto vittima di un’esplosione durante lo spoglio del giorno seguente nella città di Diffa. In entrambi i casi non è ancora stato identificato un responsabile.

La presidenza di Bazoum si preannuncia inoltre densa di sfide a causa dei numerosi problemi che da anni affliggono il Paese africano: la precedente amministrazione è stata oggetto di forti critiche e di ripetute accuse di corruzione e comportamenti antidemocratici. Ma la problematica maggiore del Niger al momento è senza dubbio quella legata alla sicurezza. Negli ultimi anni sono infatti aumentate considerevolmente le attività di Boko Haram e degli altri gruppi armati jihadisti nell’area, contestualmente alle violenze che affliggono l’intera area del Sahel. La regione di Tillaberi risulta essere l’area maggiormente colpita da questa crisi: a causa della sua posizione confinante con Mali e Burkina Faso, essa è infatti diventata negli anni un luogo di transito per le milizie affiliate ad Al Qaeda e al sedicente stato islamico (Is). Nel 2017 il governo ha decretato lo stato d’emergenza in tutta l’area, e da allora più di 90.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case a causa dei gruppi armati. Il periodo delle elezioni è inoltre coinciso con un aumento delle aggressioni di queste milizie: contemporaneamente al primo turno delle votazioni si sono infatti verificati due attacchi simultanei da parte di formazioni jihadiste non identificate nei villaggi di Tchombangou e Zaroumdareye, che hanno causato in totale 105 vittime.

Questi violenti episodi aggravano ulteriormente la situazione di un Paese estremamente svantaggiato. Il Niger risulta infatti l’ultimo Paese al mondo nell’Indice di sviluppo umano (Isu) 2020 delle Nazioni Unite, basato sull’aspettativa di vita media, il tasso d’istruzione e il Prodotto nazionale lordo (Pnl) pro capite di ogni Stato. Esso presenta anche il tasso di natalità più alto al mondo, come testimoniato dal fatto che solo 7,5 milioni di persone su una popolazione totale di 23 abbiano l’età necessaria per votare. Questi problemi risultano essere particolarmente accentuati nelle aree rurali del Paese, che ne costituiscono la maggior parte e ospitano circa l’80% della popolazione nigerina.

di Giovanni Benedetti