
Tra il 1636 e il 1748 — vale a dire dalla pubblicazione della Chronologia episcoporum et archiepiscoporum Metropolitanae Ecclesiae Beneventana di Mario della Vipera alla redazione, da parte di un anonimo compilatore, della Platea de beni, rendite e ragioni del venerabile convento di S. Francesco di Benevento — venne progressivamente enucleandosi e quindi arricchendosi di nuovi particolari (a mo’ di palla di neve, che più rotola più s’ingrossa) la notizia della presenza di san Francesco a Benevento, al tempo dell’arcivescovo Ruggero Sanseverino (1179-1221): nell’occasione, in base a quanto riferisce Mario della Vipera, il Santo avrebbe ottenuto da Dio che arrivasse della pioggia abbondante a porre fine a una lunga siccità. Dal proprio canto, l’anonimo compilatore della Platea de’ beni riporta l’ulteriore notizia di un «miracolo delle rane»: a suo dire, infatti, mentre san Francesco «fuori la Porta, detta di Calore, al Populo predicava, e con doppia meraviglia quei piccoli animali, quasi avessero senso, usciti dall’acqua si prostrorno, come per sentire le parole del Santo».
Che molte energie siano state impiegate fino a tempi non troppo lontani per dare una qualche base a questi fatti, che in realtà non sussistono, è dimostrazione di come non sempre l’erudizione impieghi al meglio le proprie potenzialità. Nessuna delle fonti antiche accenna infatti alla presenza di san Francesco a Benevento. Aggiungo, inoltre, che — anche senza tener conto che già la notizia del pellegrinaggio del Santo al Gargano, che per alcuni (il De Lucia, il Martini o, più di recente, Gennaro Bove) avrebbe fornito l’occasione, durante il viaggio di ritorno, per la sosta beneventana, è notizia molto tarda, dal momento che si rinviene per la prima volta solo alla fine del Trecento, nel De conformitate vitae b. Francisci ad vitam Domini Jesu di Bartolomeo da Pisa — il miracolo delle rane è chiaramente esemplato sulla ben nota predica di sant’Antonio ai pesci, episodio taciuto dalle più antiche agiografie antoniane e riportato per la prima volta intorno al 1300 nella Legenda Rigaldina; ripreso quindi negli Acuts beati Francisci (1327-1337), sarà poi volgarizzato dai Fioretti che gli daranno grande notorietà.
Un simile episodio consentiva in realtà agli agiografi di creare un parallelismo con l’ancor più nota predica di san Francesco agli uccelli; in tal modo Antonio finiva infatti per conformarsi al suo fondatore, diventando alter Franciscus. Questo miracolo delle rane si rivela tuttavia interessante quale testimonianza del culto antoniano, che nel corso dei secoli — e ben sappiamo quanto forte sia, ancor oggi, il culto tributato a sant’Antonio nel Sannio e nell’Irpinia! — ha finito per mettere in ombra quello tributato allo stesso Fondatore: invertendosi le carte, qui è infatti Francesco che si è trovato a diventare quasi alter Antonius.
E allora, se Francesco non mise mai piede a Benevento e nulla ha che fare con la fondazione del locus beneventano di S. Francesco, quando giunsero i suoi frati a insediarsi nella città? La documentazione rintracciata da Carmelo Lepore, che studiò con perizia e acume la storia della presenza francescana a Benevento, gli consentì di estrarne un dato sicuro: un lascito testamentario attesta infatti che il 4 agosto 1266 l’arciprete Giovanni «lega due coscine di frumento alle sorores minori e altrettante ai frati del locus di S. Francesco». È questo il terminus ante quem della fondazione: a quella data il locus beneventano era già una realtà. È possibile individuare anche il terminus post quem, delimitando in tal modo una forbice entro la quale collocare tale fondazione? Lepore ne adombrò una: ritenne infatti che, «seguendo un’ipotesi secondaria di Sbaraglia, si potrebbe forse pensare agl’inizi della seconda metà del secolo, quando, morto Federico
Anche se l’ipotesi non può far leva su nessuna base documentaria, mi trovo d’accordo con lui. È infatti assodato che Innocenzo
Sempre Carmelo Lepore ha lasciato emergere anche le «prime e puntuali testimonianze sul monastero extramurale delle clarisse, che certamente agli albori del
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