L’eco di Kipling in «Sulle tracce di Kim» di Peter Hopkirk

Passando in India

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26 febbraio 2021

Cara Giulia, un’operazione interessante e complessa il romanzo di Peter Hopkirk, Sulle tracce di Kim. Il grande gioco dell’India di Kipling (Milano, Edizioni Settecolori, 2021, pagine 282, euro 26) non trovi? Un meta-libro che reinterpreta, traspone Kim di Rudyard Kipling, libro che come più volte ha rivelato l’autore, gli ha cambiato la vita.

Cara Flaminia, sì, è così. Possiamo dire che è una operazione pensata, voluta e condotta a temine in omaggio sì al grande Kipling ma soprattutto a un romanzo che è molto più complesso di quanto sembri, a torto ritenuto solo un libro per ragazzi. Hopkirk declina i suoi intenti nel prologo e anche le ragioni che per decenni hanno fatto di Kim, per lui, una «felice ossessione» come un critico ha scritto.

Flaminia : Kim racconta la storia di un bambino e del suo peregrinare in India ai tempi del dominio britannico, in epoca vittoriana. Figlio di un sergente irlandese e di una donna indiana, resta presto orfano e si trova costretto a mendicare fino a che non incontra un Lama (buddista tibetano) di cui diviene discepolo. Con lui inizia un lungo viaggio, reale e spirituale alla ricerca del Samsara, ossia la liberazione dalla vita terrena e la purificazione che troverà compimento solo immergendosi nel leggendario Fiume della Freccia.

Giulia : Kipling è stato definito il cantore del grande colonialismo britannico in India, un subcontinente grande quanto l’intera Europa, in cui coesistevano lingue, religioni, etnie diversissime che però l’impero “teneva” insieme. Hopkirk guarda attraverso Kipling e il suo Kim ad un mondo scomparso ma di cui vuole cercare tracce ancora oggi visibili nella geografia, nei monumenti, negli abitanti e per questo ripercorre, rileggendo il romanzo, le peregrinazioni di Kim.

Flaminia : In questo libro, che arriva per la prima volta in versione italiana, Hopkirk espone fin dall’inizio le ragioni per le quali ha dedicato gran parte della sua vita e dei suoi spostamenti nel continente asiatico alla ricerca di quanto potesse esserci di vero in quel libro e quanto di quei luoghi fosse restato e, soprattutto, quanto in modo palese e meno palese il romanzo parlasse del Grande Gioco, vale a dire degli intrighi spionistici, le mire di potere, la presenza colonizzatrice dell’impero zarista e quello britannico sullo scacchiere asiatico in particolare nel Nord del subcontinente indiano.

Giulia : Un po’ diario di viaggio, un po’ detective story letteraria, soprattutto uno scavo in tempi andati, tra la fine del xix e inizi del xx secolo, quando i due grandi imperi si misuravano tra loro, anche con apparati spionistici molto ramificati, ognuno per difendere le posizioni acquisite o per acquisirne altre. Il processo di decolonizzazione britannico, iniziato dopo la fine della seconda guerra mondiale, pose fine al vicereame sull’India ma vide, purtroppo, una lacerante ondata di migrazioni interne, di violenze, di lotte sanguinarie tuttora aperte che segnarono la nascita del Pakistan. Separazione geografica e politica per differenti fedi religiose: indu per India e islam per Pakistan.

Flaminia : Oggi il quadro geopolitico è completamente cambiato: guerra e tensioni permanenti tra l’India che è una federazione di Stati e il Pakistan. Entrambi hanno potenza nucleare e il nuovo Grande Gioco vede in campo potenze come la Cina. Per noi europei sono luoghi lontani, soprattutto quelli delle ex repubbliche sovietiche, cioè dell’ex impero zarista.

Giulia : Il lettore dovrà, insieme a Hopkirk, arretrare nel tempo, dovrà “vedere” i luoghi come la geopolitica tra fine Ottocento e primi del Novecento li disegnava. C’è tutto il fascino che Hopkirk sente per una terra mosaico di culture, lingue, religioni, miserabile e splendida al tempo stesso. Hopkirk è, in fondo, come Kipling, un cantore del passato colonialismo britannico.

Flaminia : E con una scrittura impeccabile e fluida, Hopkirk parte da Lahore, nei luoghi in cui è iniziato il viaggio di Kim, ma che oggi fa parte del Pakistan, e le atmosfere rurali hanno ceduto il passo a quelle di una metropoli.

di Giulia Alberico
e Flaminia Marinaro