Dopo la strage in cui è stato ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio

Ferma condanna dalla comunità internazionale

A medical vehicle of the North Kivu hospital is loaded with the body of the driver on a road on the ...
23 febbraio 2021

Il vile attacco sferrato nella Repubblica Democratica del Congo nel quale ieri hanno perso la vita l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo ha suscitato sgomento e profonda costernazione, risvegliando la coscienza della comunità internazionale sul dramma del martoriato Paese africano. Il Presidente congolese, Félix-Antoine Tshisekedi Tshilombo, nel dirsi «sconvolto dall’assassinio dell’ambasciatore italiano accreditato a Kinshasa e della sua scorta», ha condannato fermamente questi atti atroci perpetrati a Kibumba vicino a Goma, nel Nord Kivu, incaricando i servizi competenti di fare luce su questo crimine, «in modo che i loro autori siano identificati e assicurati alla giustizia».

Tshisekedi in una nota ufficiale ha espresso ieri «a nome del Paese e a proprio nome le sue più sincere condoglianze alle famiglie degli scomparsi, al presidente della Repubblica italiana, nonché a tutto il corpo diplomatico accreditato nella Repubblica Democratica del Congo». Oggi intanto un suo rappresentante sarà a Roma per consegnare una lettera personale al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, mentre un team della presidenza congolese partirà per Goma per seguire l’inchiesta sull’agguato.

Le dichiarazioni del capo di Stato congolese sono particolarmente significative, perché giungono dalla massima carica istituzionale non solo della Repubblica Democratica del Congo, ma dell’intero continente africano: il 6 febbraio scorso durante la xxxiv Sessione del Vertice dell’Unione africana (Ua) ad Addis Abeba Tshisekedi è stato nominato nuovo presidente di turno dell’Ua subentrando al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.

Dal canto suo, il ministro degli Esteri congolese, Marie Tumba Nzeza, ha assicurato la piena collaborazione con la magistratura italiana, per far luce su dinamiche e responsabilità dell’uccisione. Il capo della diplomazia congolese, nel fare visita alla moglie di Attanasio, ha promesso che «verrà fatto tutto il possibile per scoprire chi abbia ordito questo spregevole omicidio».

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, chiede a sua volta al governo del Paese di «indagare rapidamente sull’odioso» attacco alla missione Onu e di portare i responsabili davanti alla giustizia. In una nota, Guterres afferma inoltre il sostegno dell’Onu al governo e al popolo congolesi nel loro sforzo di portare pace e stabilità nell’est del Paese.

Ferma condanna per il tragico attacco è stata espressa da tutte le più alte cariche istituzionali e dalla comunità internazionale. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha annunciato che «la sicurezza e la pace devono essere garantite». L’Ue — ha detto — rimarrà al fianco della Repubblica Democratica del Congo e della sua gente. Anche il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è espressa sull’imboscata, dicendosi «sconvolta dall’attacco al convoglio dell’Onu» in questa regione dove — ha sottolineato — la popolazione subisce violenze inaccettabili.

«Restiamo determinati a continuare a combattere contro ogni violenza nella regione» ha rimarcato l’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, Josep Borrell. Anche l’ambasciatore dell’Ue nella Repubblica Democratica del Congo , Jean-Marc Châtaigner, ha espresso il proprio cordoglio e ha pronunciato parole toccanti per la morte di Attanasio: «Vorrei ricordarti per il tuo cuore, la tua umanità, la tua gentilezza, la tua premura. Ieri mattina stavi andando a visitare una mensa scolastica del Pam (Programma alimentare mondiale) nelle vicinanze di Goma». L’ambasciatore Attanasio era difatti noto per il suo grande impegno umanitario. «Fare l’ambasciatore è un po’ come una missione. Quando sei un rappresentante delle istituzioni hai il dovere morale di dare l’esempio», aveva dichiarato ricevendo il “Premio internazionale Nassiriya per la Pace 2020”, lo scorso 12 ottobre a Camerota (Salerno). L’onorificenza gli era stata conferita per aver contribuito anche alla realizzazione di importanti progetti umanitari.

Da Washington, intanto, il segretario di stato dell’Amministrazione Biden, Antony Blinken, ha evidenziato l’importanza di «proseguire a lavorare per promuovere la democrazia, i diritti umani, la pace e le opportunità in Africa». Contemporaneamente dal quartier generale di Roma, il Pam ha sottolineato che «collaborerà con le autorità nazionali, per determinare i dettagli dell’attacco, avvenuto su una strada che era stata precedentemente dichiarata sicura, dunque autorizzata ad essere percorsa senza scorte di sicurezza».

Nell’attacco tre persone sono state rapite. Al momento restano tuttavia poco chiare le responsabilità dell’agguato avvenuto alla frontiera col Rwanda. Il governo di Kinshasa punta il dito proprio contro le Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), ribelli di etnia Hutu conosciuti per il genocidio ruandese del 1994, che hanno stabilito la loro roccaforte nell’area dell’agguato. Le Fdlr respingono le accuse e chiedono, per contro, alle autorità congolesi e alla missione di peacekeeping dell’Onu (Monusco) «di fare luce sulle responsabilità».

di Alicia Lopes Araújo