Al Corpo diplomatico

Lo sguardo di Francesco
sul mondo

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11 febbraio 2021

«Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno». Lo ha detto il  Papa nel tradizionale discorso di inizio anno  ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ricevuto in udienza lunedì mattina, 8 febbraio, nell’Aula delle Benedizioni.   Sono 183 gli Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede. A essi vanno aggiunti l’Unione europea (Ue) e il Sovrano militare Ordine di Malta (Smom). Le cancellerie di ambasciata con sede a Roma, incluse quelle dell’Ue e dello Smom, sono 88, più gli uffici della Lega degli Stati Arabi, dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Questi i punti nodali del discorso pronunciato dal Papa dopo il saluto rivoltogli dal decano del Corpo diplomatico, l’ambasciatore di Cipro, Georgios F. Poulides:

• Viaggi apostolici  -  È mio desiderio riprenderli, cominciando con quello in Iraq, previsto nel marzo prossimo. I viaggi costituiscono, infatti, un aspetto importante della sollecitudine del Successore di Pietro per il Popolo di Dio sparso in tutto il mondo, come pure del dialogo della Santa Sede con gli Stati. Inoltre, essi sono spesso l’occasione propizia per approfondire, in spirito di condivisione e di dialogo, il rapporto tra religioni diverse;

• Dialogo interreligioso  -  È una componente importante nell’incontro fra popoli e culture. Quando è inteso non come rinuncia alla propria identità, ma come occasione di maggiore conoscenza e arricchimento reciproco, costituisce un’opportunità per i leader religiosi e per i fedeli delle varie confessioni e può sostenere l’opera dei leader politici nella loro responsabilità di edificare il bene comune;

• Accordi internazionali  -  Permettono di approfondire i legami di fiducia reciproca e consentono alla Chiesa di cooperare con maggior efficacia al benessere spirituale e sociale dei vostri Paesi.

• Pandemia  - Ci ha messo in crisi, mostrandoci il volto di un mondo malato non solo a causa del virus, ma anche nell’ambiente, nei processi economici e politici, e più ancora nei rapporti umani. Ha messo in luce i rischi e le conseguenze di un modo di vivere dominato da egoismo e cultura dello scarto e ci ha posto davanti un’alternativa: continuare sulla strada finora percorsa o intraprendere un nuovo cammino;

• Crisi sanitaria  - Purtroppo, duole constatare che, con il pretesto di garantire presunti diritti soggettivi, un numero crescente di legislazioni nel mondo appare allontanarsi dal dovere imprescindibile di tutelare la vita umana in ogni sua fase;

• Vaccini  - La pandemia ci ricorda il diritto alla cura, di cui ogni essere umano è destinatario. Esorto ad assicurare una distribuzione equa, non secondo criteri puramente economici, ma tenendo conto delle necessità di tutti;

• Cambiamenti climatici  - Auspico che la prossima Cop26, prevista a Glasgow nel novembre prossimo, consenta di trovare un’intesa efficace per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico. È  tempo di agire, poiché possiamo già toccare con mano gli effetti di una protratta inazione;

• Isole dell’Oceano Pacifico  - Rischiano gradualmente di scomparire. È una tragedia che causa non solo la distruzione di interi villaggi, ma costringe anche le comunità locali, e soprattutto le famiglie, a spostarsi continuamente, perdendo identità e cultura;

• Sud-est asiatico  - Le inondazioni, specialmente in Vietnam e nelle Filippine, hanno provocato vittime e lasciato famiglie senza mezzi di sussistenza;

• Riscaldamento della  Terra  - Ha causato devastanti incendi in Australia e in California;

• In Africa  - I cambiamenti climatici, aggravati da interventi sconsiderati dell’uomo e ora anche dalla pandemia, sono causa di grave preoccupazione. Mi riferisco anzitutto all’insicurezza alimentare che nel corso dell’ultimo anno ha colpito particolarmente il Burkina Faso, il Mali e il Niger, con milioni di persone che soffrono la fame; come pure alla situazione in Sud Sudan, dove si corre il rischio di una carestia e dove peraltro persiste una grave emergenza umanitaria: oltre un milione di bambini ha carenze alimentari, mentre i corridoi umanitari sono spesso ostacolati e la presenza delle agenzie umanitarie nel territorio viene limitata;

• Economia  - Serve una sorta di “nuova rivoluzione copernicana” che la riponga a servizio dell’uomo e non viceversa;

• Next Generation EU  - Lo stanziamento proposto dal piano rappresenta un significativo esempio di come la collaborazione e la condivisione delle risorse in spirito di solidarietà siano non solo obiettivi auspicabili, ma realmente accessibili;

• Debito  - La congiuntura che stiamo attraversando sia di stimolo per condonare, o perlomeno ridurre, quello dei Paesi più poveri;

• Migranti  - È urgente che si rinnovi l’impegno per la protezione dei rifugiati, come pure per quella degli sfollati interni e di tutte le persone vulnerabili costrette a fuggire;

• Democrazia  - Richiede un cammino di dialogo inclusivo, pacifico, costruttivo e rispettoso;

• Disarmo  - Troppe armi ci sono nel mondo! Giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti;

• Educazione  - Assistiamo a una sorta di “catastrofe”, davanti alla quale non si può rimanere inerti;

• Libertà religiosa   - È il primo e fondamentale diritto umano. È necessario che essa venga rispettata, protetta e difesa dalle Autorità civili, come la salute e l’integrità fisica.