La settimana di Papa Francesco

Il magistero

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11 febbraio 2021

Sabato 6

La prossimità è lo stile di Dio

Ringrazio la Presidente uscente, Maria Voce, e la neo-eletta, Margaret Karram.A dodici anni da quando Chiara Lubich è partita per il Cielo, siete chiamati a superare il naturale smarrimento e anche il calo numerico.Ogni carisma è creativo, non è una statua di museo. Si tratta di rimanere fedeli alla fonte originaria sforzandosi di ripensarla ed esprimerla in dialogo con le nuove situazioni. Ha radici ben fisse, ma l’albero cresce in dialogo con la realtà. Quest’aggiornamento è tanto più fruttuoso quanto più viene realizzato armonizzando creatività, saggezza, sensibilità verso tutti e fedeltà alla Chiesa.

Il dopo-Fondatrice

La vostra spiritualità, caratterizzata dal dialogo e dall’apertura ai diversi contesti culturali, sociali e religiosi, può certamente favorire questo processo. L’apertura agli altri è sempre da coltivare.Il Vangelo è destinato a tutti, ma non come proselitismo; è fermento di umanità nuova in ogni luogo e in ogni tempo.Evitare ogni autoreferenzialità, che sempre è un peccato, è una tentazione quella di guardarsi allo specchio. Guardarsi dal ripiegamento su sé stessi, che induce a difendere l’istituzione a scapito delle persone, e può portare a giustificare o  coprire forme di abuso. Con tanto dolore lo abbiamo vissuto in questi ultimi anni. L’autoreferenzialità impedisce di vedere errori e mancanze, frena, ostacola una verifica dei procedimenti istituzionali. Meglio essere coraggiosi e affrontare  i problemi, seguendo le indicazioni della Chiesa, che è vera Madre, e rispondendo alle esigenze di giustizia e  carità. L’autocelebrazione non rende un buon servizio.Accogliere con stupore  il dono gratuito ricevuto incontrando il vostro ideale e, con l’aiuto di Dio, corrispondervi con fede, umiltà e coraggio, come la Vergine Maria dopo l’Annunciazione.

Importanza delle crisi

Non si può vivere senza crisi. [Esse] sono una benedizione anche nelle istituzioni.
C’è sempre la tentazione di trasformare la crisi in conflitto. Il conflitto  può dividere, ma la crisi è un’opportunità per crescere.
Ogni crisi è una chiamata a nuova maturità.
Oggi si sottolinea molto l’importanza della resilienza di fronte alle difficoltà, cioè la capacità di affrontarle positivamente traendo da esse delle opportunità.
È compito di chi ricopre incarichi di governo adoperarsi per affrontare nel modo migliore le crisi comunitarie e organizzative.
Invece le crisi spirituali delle persone, che coinvolgono l’intimità del singolo e la sfera della coscienza, richiedono di essere affrontate prudentemente da chi non ricopre incarichi di governo all’interno del Movimento.
E questa è una buona regola della Chiesa, che vale non solo per i momenti di crisi, ma vale in generale per l’accompagnamento spirituale.
È indispensabile quella saggia distinzione tra foro esterno e foro interno.
La commistione tra ambito di governo e ambito della coscienza dà luogo agli abusi dei quali siamo stati testimoni, quando si è scoperta la pentola.

Vivere la spiritualità con coerenza e realismo

La meta del vostro carisma coincide con l’intenzione che Gesù ha presentato al Padre nella sua ultima preghiera: che «tutti siano una sola cosa»; uniti, sapendo che è opera di Dio. Questo richiede un impegno duplice: al di fuori del Movimento e all’interno.Per quanto riguarda l’agire all’esterno, vi incoraggio ad essere — e in questo la Serva di Dio Chiara Lubich ha dato tanti esempi! — testimoni di vicinanza con l’amore fraterno che supera ogni barriera e raggiunge ogni condizione umana. Superare le barriere, non avere paura! È la strada della prossimità fraterna, che trasmette la presenza del Risorto agli uomini e alle donne del nostro tempo, a partire dai poveri, dagli ultimi, dagli scartati. La prossimità è stata il linguaggio più autentico di Dio. Quello stile di vicinanza è andato avanti per arrivare alla grande vicinanza, quella essenziale: il Verbo fatto carne.Circa l’impegno all’interno del Movimento, esorto a promuovere sempre più la sinodalità, affinché tutti i membri, siano corresponsabili e partecipi della vita dell’Opera di Maria. Chi ha la responsabilità del governo è chiamato a favorire e attuare una trasparente consultazione non solo in seno agli organi direttivi.Tutti possono mettere al servizio degli altri i propri doni, le proprie opinioni nella verità e con libertà.Rimanete sempre in ascolto del grido d’abbandono di Cristo in croce, che manifesta la misura più alta dell’amore. Vi ringrazio per la gioiosa testimonianza. Si dice che i focolarini sorridono sempre.

(All’assemblea  del Movimento  dei Focolari, Aula Paolo  vi )


Domenica 7

Prendersi cura dei malati fa parte della missione della Chiesa

Il Vangelo oggi (Mc  1, 29-39) presenta la guarigione della suocera di Pietro e poi di tanti altri sofferenti. La donna si trovava a letto con la febbre. L’atteggiamento e il gesto di Gesù sono emblematici: «Si avvicinò, la fece alzare prendendola per mano».
C’è tanta dolcezza in questo semplice atto, che sembra quasi naturale.
Il potere risanante di Gesù non incontra resistenza; e la persona guarita riprende la  vita normale, pensando subito agli altri e non a sé stessa — e questo è significativo, è segno di vera “salute”!
Era un sabato. La gente del villaggio aspetta il tramonto e poi, finito l’obbligo del riposo, esce e porta da Gesù malati e indemoniati. E Lui li guarisce, ma vieta ai demoni di rivelare che è il Cristo.
Fin dall’inizio mostra predilezione per le persone sofferenti nel corpo e nello spirito.
È la predilezione del Padre, che Lui incarna e manifesta con opere e parole.
I suoi discepoli ne sono stati testimoni, hanno visto questo e poi lo hanno testimoniato.

Gesù ha coinvolto i discepoli

Ma Gesù non li ha voluti solo spettatori: li ha coinvolti, li ha inviati, ha dato anche a loro il potere di guarire i malati e scacciare i demoni.
E questo è proseguito nella vita della Chiesa, fino ad oggi.

Né un optional né un accessorio

Prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un’“attività opzionale”! Non è qualcosa di accessorio.
Fa parte integrante della missione della Chiesa, come lo era di quella di Gesù.
Questa missione è portare la tenerezza di Dio all’umanità sofferente. Ce lo ricorda l’11 febbraio, la Giornata Mondiale del Malato [che] la pandemia rende particolarmente attuale.
La voce di Giobbe, che risuona nella Liturgia, ancora una volta si fa interprete della condizione umana, così alta nella dignità  e nello stesso tempo fragile.
Sorge nel cuore la domanda: “perché?”. Gesù risponde non con una spiegazione, ma con una presenza d’amore che si china, che prende per mano e fa rialzare, come con la suocera di Pietro.

Vicinanza tenerezza compassione

L’unico modo lecito di guardare una persona dall’alto in basso è quando tendi la mano per aiutarla a sollevarsi.
Il Figlio di Dio manifesta la sua Signoria non “dall’alto in basso”, non a distanza, ma chinandosi, tendendo la mano.
Vicinanza, tenerezza, compassione sono lo stile di Dio.
Quante volte nel Vangelo leggiamo, davanti a un problema di salute o qualsiasi: “ne ebbe compassione”.
Questa compassione affonda le radici nell’intima relazione con il Padre. Perché prima dell’alba e dopo il tramonto, Gesù si appartava e rimaneva da solo a pregare. Da lì attingeva la forza per compiere il suo ministero, predicando e operando guarigioni.

Preoccupazione per il Myanmar

Seguo con preoccupazione gli sviluppi della situazione in Myanmar, Paese che, dal tempo della mia visita apostolica del 2017, porto nel cuore.
In questo momento delicato desidero assicurare nuovamente la mia vicinanza spirituale, la mia solidarietà al popolo.
E prego affinché quanti hanno responsabilità si mettano con sincera disponibilità al servizio del bene comune, promuovendo la giustizia sociale e la stabilità nazionale, per una armoniosa convivenza democratica.

(Angelus in piazza San Pietro)


Mercoledì 10

Preghiera quotidiana

Nella catechesi precedente abbiamo visto come la preghiera cristiana sia “ancorata” alla Liturgia. Oggi metteremo in luce come dalla Liturgia la preghiera cristiana ritorni sempre alla vita quotidiana: per le strade, negli uffici, sui mezzi di trasporto.
Lì continua il dialogo con Dio: chi prega è come l’innamorato, porta sempre nel cuore la persona amata, ovunque si trovi.
Tutto viene assunto in questo dialogo con Dio: ogni gioia diventa motivo di lode, ogni prova è occasione per una richiesta di aiuto.
La preghiera è sempre viva nella vita, come fuoco di brace, anche quando la bocca non parla, ma il cuore parla.
Ogni pensiero, pur se apparentemente “profano”, può essere permeato di preghiera.
Anche nell’intelligenza umana c’è un aspetto orante; essa è una finestra affacciata sul mistero: rischiara i pochi passi che stanno davanti a noi e poi si apre alla realtà tutta intera, questa realtà che la precede e la supera.
Questo mistero non ha un volto inquietante o angosciante: la conoscenza di Cristo ci rende fiduciosi che là dove i nostri occhi e gli occhi della nostra mente non possono vedere, non c’è il nulla, ma qualcuno che ci aspetta, c’è una grazia infinita.

Quel dialogo con Dio che fa miracoli ogni giorno

Così la preghiera cristiana trasfonde nel cuore umano una speranza invincibile: qualsiasi esperienza tocchi il nostro cammino, l’amore di Dio può volgerla in bene.
Non esiste altro meraviglioso giorno che l’oggi che stiamo vivendo.
La gente vive sempre pensando al futuro:  ma non prende l’oggi come viene.
È gente che vive nella fantasia, non sa prendere il concreto del reale.
La preghiera avviene nell’oggi. Gesù ci viene incontro oggi, questo oggi che stiamo vivendo.
Ed è la preghiera a trasformare questo oggi in grazia, o meglio, a trasformarci: placa l’ira, sostiene l’amore, moltiplica la gioia, infonde la forza di perdonare.
In qualche momento ci sembrerà di non essere più noi a vivere, ma che la grazia viva e operi in noi mediante la preghiera.
Quando ci viene un pensiero di rabbia, di scontento, che ci porta verso l’amarezza. Fermiamoci e diciamo al Signore: “Dove stai? E dove sto andando io?” E il Signore è lì, ci darà la parola giusta, il consiglio per andare avanti senza questo succo amaro del negativo.
Perché sempre la preghiera è positiva. Sempre. Porta avanti.
Ogni giorno che inizia, se accolto nella preghiera, si accompagna al coraggio, così che i problemi da affrontare non siano più intralci alla felicità, ma appelli di Dio, occasioni d’incontro con Lui.
Quando uno è accompagnato dal Signore, si sente più coraggioso, più libero e più felice.
Preghiamo per tutto e per tutti: per i nostri cari, per quelli che non conosciamo, perfino per i nostri nemici.
La preghiera dispone a un amore sovrabbondante.
Preghiamo soprattutto per le persone infelici, che piangono nella solitudine e disperano che ci sia ancora un amore che pulsa per loro.
La preghiera compie miracoli; e i poveri intuiscono, per grazia di Dio, che, anche in quella loro situazione di precarietà, la preghiera di un cristiano ha reso presente la compassione di Gesù.
Lui guardava con grande tenerezza le folle affaticate e smarrite come pecore senza pastore.
La preghiera ci aiuta ad amare gli altri, nonostante i loro sbagli e i loro peccati.
La persona è sempre più importante delle sue azioni, e Gesù non ha giudicato il mondo, ma lo ha salvato.
È una brutta vita quella delle persone che sempre giudicano condannando.
Pascal scriveva: «Non serve che l’universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo» (Pensieri , 186).
Siamo esseri fragili, ma sappiamo pregare: questa è la nostra più grande dignità, la nostra fortezza. Quando una preghiera è secondo il cuore di Gesù, ottiene miracoli.

Agli spagnoli

Il Signore conceda la salute dell’anima e del corpo a tutti coloro che soffrono e a quanti li assistono e li accompagnano in questo tempo di prova.

Calamità in India

Esprimo la mia vicinanza alle vittime della calamità accaduta nel nord dell’India, dove parte di un ghiacciaio si è staccata provocando una violenta inondazione, che ha travolto i cantieri di due centrali elettriche. Prego per gli operai defunti e per i loro familiari, e per tutte le persone ferite e danneggiate.

Capodanno lunare

Nell’Estremo Oriente, venerdì 12 molti milioni di uomini e donne celebreranno il Capodanno lunare. Il nuovo anno porti frutti di fraternità e solidarietà. In questo particolare momento, nel quale forti sono le preoccupazioni per la pandemia, che tocca non solo il fisico e l’anima ma influisce anche sulle relazioni sociali, auspico che ognuno possa godere di piena salute e di serenità di vita. Invito a pregare per il dono della pace e di ogni altro bene, che si ottengono con bontà, rispetto, lungimiranza e coraggio, non dimenticando mai i più poveri e i più deboli.

(Udienza generale nella Biblioteca privata )