La Famiglia vincenziana accanto ai senzatetto con il progetto «13 case»

Quell’alleanza
che ha già cambiato
la vita a cinquemila persone

 Quell’alleanza che ha già cambiato  la vita a cinquemila persone   QUO-033
10 febbraio 2021

Li chiamano con tanti termini — ultimi, invisibili, deboli, e via dicendo — a indicare una vita che scorre ai margini di una strada tra scatole di cartone e un giaciglio preparato come capita, tra l’indifferenza di molti. Ma non dell’Alleanza della famiglia vincenziana con i senzatetto (Fha), istituita nel 2017 in occasione del quarto centenario del carisma del fondatore, san Vincenzo de’ Paoli, che, grazie agli sviluppi del progetto «13 case», negli ultimi tre anni ha cambiato la vita a oltre cinquemila senza fissa dimora come emerge dall’Impact report relativo all’iniziativa. Lanciato nel 2018, il programma è partito con lo scopo di trasformare l’esistenza di diecimila homeless in cinque anni. Poi, in un anno la campagna è cresciuta da una sola casa a Little Rock, nell’Arkansas, a 37 progetti in 28 Stati che spaziavano dalla ristrutturazione di abitazioni e sostegno sociale in Libano a un programma di tutoraggio comunitario in Madagascar. Alla fine sono bastati solo due anni perché la campagna raggiungesse la metà del suo obiettivo, grazie a 54 progetti totali di cooperazione in 40 Paesi di tutto il mondo, frutto di strategie di collaborazione e scambio tra i vari rami della Famiglia vincenziana. Il tutto, con il fine di sostenere il cambiamento sistemico globale per porre termine alla mancanza di una casa, in ogni sua forma. I progetti alla base di «13 case» sono accomunati tra loro da un filo conduttore, si legge nel rapporto riassuntivo, che lega strategia collaborativa, impegno per una nuova cultura riguardante i senzatetto e un metodo ritagliato su misura e personalizzato. «La campagna non ha mai cercato di prescrivere un’unica soluzione e offrire una sistemazione — rimarcano i membri della Fha — ma è solo un punto di partenza. Piuttosto, dire “13 case” è una metafora per indicare lo sforzo di fornire alloggio, cibo, istruzione, occupazione, stabilità finanziaria, assistenza medica, servizi igienico-sanitari, sicurezza, tutoraggio, comunità, calore, opportunità di sostegno e speranza per un futuro più luminoso».

Nella relazione sono contenute le testimonianze di cinque ex senzatetto di nazioni differenti, cinque storie di successo che testimoniano la dedizione concreta dei diversi rami della famiglia vincenziana per cambiare la vita alle migliaia di persone senza fissa dimora che popolano le città del mondo, sottraendole a un destino apparentemente segnato. Un’operosità, si sottolinea nel documento, alimentatasi tramite numerose conferenze e attività di advocay che hanno portato alla prima risoluzione Onu che eleva la riduzione del numero dei senzatetto a traguardo misurabile nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati per il 2030. Quest’ultimo risultato è il frutto del supporto a una campagna specifica in merito, condotta dall’Institute of global homelessness (Igh) con sede presso la DePaul University di Chicago, per dare al fenomeno dimensioni mondiali. «È la prima volta che le Nazioni Unite, nei loro 75 anni di storia, si concentrano sul problema della mancanza di una dimora al punto da adottare una risoluzione», scrive nella premessa del rapporto il coordinatore della Fha Mark McGreevy. Come parte della continua attività di sensibilizzazione, inoltre, i membri della Fha hanno anche dato il loro contributo al testo L’insegnamento sociale cattolico e la mancanza di una casa, elaborato in collaborazione con la Santa Sede, e lanciato appelli di emergenza per sostenere la risposta vincenziana alla pandemia e a favore delle vittime dell’esplosione che ha devastato Beirut il 4 agosto scorso lasciando senza casa circa trecentomila persone: ciò ha portato a una raccolta fondi che hanno sostenuto gli sforzi per l’emergenza gestiti da differenti gruppi vincenziani presenti in oltre quindici Paesi. Contributi che si aggiungono ai diversi progetti locali per i bambini di strada nelle piccole città rurali, ai programmi di edilizia abitativa nelle grandi città, alle coalizioni di sostegno alle Nazioni Unite.

«L’Alleanza della Famiglia vincenziana con i senzatetto — ha sottolineato Mc Greevy nel rapporto — è stata testimone della vivacità globale dei vincenziani impegnati su tutti i fronti nel risolvere il problema della mancanza di un’abitazione, con il supporto dei suoi quattordici “ambasciatori” formati ad hoc e provenienti da varie parti della Famiglia di tutto il mondo». Un impegno, ha aggiunto il coordinatore della Fha, che proseguirà anche nei prossimi anni: una nuova conferenza su rifugiati e sfollati, prevista per il 2020, è stata riprogrammata nel 2021 a causa dell’attuale crisi sanitaria mentre è fissato a breve un meeting sugli abitanti delle baraccopoli.

di Rosario Capomasi