PUNTI DI RESISTENZA
I presìdi del libro e l’ex manicomio Don Uva a Bisceglie

Chi fa (per davvero) cultura

Il presidio di Bisceglie (ex manicomio Don Uva)
06 febbraio 2021

Manca come l’ossigeno in questi mesi segnati dalla pandemia di covid-19 il magnifico esercizio dell’incontro. La possibilità di relazionarci a distanza, attraverso il digitale, ha senz’altro rimediato all’angoscia della solitudine, ma l’incontro vero, in carne e ossa, ha ben altro spessore, fisicità, materia.

Tutte le attività associative, culturali, hanno comunque mantenuto vive le loro attività, riducendo magari il numero di eventi, ma in molte hanno preso atto che è proprio nei momenti di maggiore difficoltà che l’uomo si apre al bisogno dell’altro, ammettendo la propria vulnerabilità.

Il nostro Paese, non mi stancherò mai di dirlo, ha diffuso lungo il proprio territorio, in modo cellulare, silenzioso, una quantità sbalorditiva di realtà che funzionano sfiorando quotidianamente l’eccellenza.

Librerie indipendenti. Scuole, tanto statali quanto private. Associazioni. Fondazioni. Addirittura singoli cittadini. In molti si ribellano all’idea che la nostra cultura sia irrimediabilmente compromessa, avviata al proprio crepuscolo.

Queste persone che fanno della cultura un lavoro su territorio sono a tutti gli effetti presìdi di resistenza umana. Perché possiamo dire quello che vogliamo, atteggiarci a intellettuali in maniera più o meno credibile, ma il vero uomo di cultura è quello che offre un’alternativa concreta all’adolescente sull’orlo di perdersi. E questo onore, e onere, non spetta certo ai tanti che affollano tv e giornali, ma a chi vigila nelle province dell’impero.

Tra chi si offre come presidio di umanità, i Presìdi del libro sono divenuti un faro nel corso degli ultimi anni. Nati nel 2001 da otto editori pugliesi, portano avanti un’idea di diffusione della letteratura, e più in generale del mondo del libro, che punta alla valorizzazione del territorio e di tutte quelle figure che vogliono farsi promotori e ambasciatori della passione per la lettura. Tutti in questo senso possono diventare “presidio”. Dai singoli insegnanti agli studenti, ai lettori, alle scuole, sino alle librerie.

E il lavoro che riescono a fare proprio sul territorio è semplicemente impagabile. È bene ribadirlo: lavoro culturale come vera alternativa sociale, dunque, come gesto politico ancora prima che umano.

Tra i vari presìdi sparsi un po’ ovunque in Italia, spicca quello di Bisceglie e il lavoro fatto attorno alla struttura dell’ex manicomio Don Uva, la più grande ex struttura manicomiale d’Europa.

In sinergia con l’azienda che ha rilevato la struttura, i Presìdi del libro di Bisceglie hanno avviato un protocollo d’intesa per realizzare programmi culturali sul territorio, e la prima gemma è spuntata. Un luogo. Proprio all’interno dell’ex manicomio.

La Biblioteca Isolachenoncè Opera Don Uva è aperta alla fruizione interna e alla città, nello spirito delle community libraries e animata da cicli di iniziative che hanno coinvolto anche altre associazioni del territorio, la biblioteca è gestita dai volontari dei Presìdi del libro, sono loro ad assicurare la gestione delle attività di routine — catalogazione, prestito, piani di acquisto — e l’animazione della stessa, mettendola in relazione con l’esterno, in particolare con le scuole del quartiere e le associazioni locali.

La presidente dei Presìdi di Bisceglie, Rosa Leuci, è l’anima e l’animatrice prima delle tante attività e della biblioteca. Invece dei tanti urlatori, in televisione si dovrebbe ospitare gente come lei, come tutti quelli che in un’aula scolastica, per strada, dentro luoghi di dolore, si ostinano a portare parole e sostegno.

La vera cultura è questa. Il resto è carta straccia.

di Daniele Mencarelli