Il Giorno della Memoria vissuto dagli studenti con le iniziative del Centro Asteria

Quegli orrori che non si possono dimenticare

 Quegli orrori che non si possono dimenticare  QUO-022
28 gennaio 2021

Cinquantamila studenti delle scuole superiori collegati da tutta Italia per ascoltare testimonianze sul Giorno della Memoria, e poi interloquire con gli ospiti, e per assistere allo spettacolo teatrale Il Memorioso. Sono questi i numeri dell’evento andato in onda nella mattinata di giovedì 28 gennaio in diretta dal Centro Asteria di Milano «e sono numeri che non ci saremmo mai aspettati, ma dietro i quali ci sono decenni di lavoro», sottolinea subito suor Elisabetta Stocchi, religiosa dorotea, che dirige questa sorta di grande “incubatore culturale”, ma con sfaccettature che vanno dal sociale allo sportivo, alla periferia sud di Milano.

«Il Centro Asteria ha 30 anni e sono oramai 20 che realizza progetti per le scuole superiori con incontri, tavole rotonde, rappresentazioni teatrali. L’obiettivo che ci poniamo — spiega — è quello di affrontare argomenti di attualità, intersecando le materie curriculari con le domande dell’oggi, aiutando i ragazzi a crearsi una capacità critica attraverso un ascolto profondo».

Una dimensione cresciuta di anno in anno, soprattutto in presenza e naturalmente nella fase pre-pandemia, con studenti che ad ogni appuntamento si sobbarcano anche 3 ore di viaggio pur di arrivare da tutta la Lombardia e dalle regioni limitrofe del Nord-Est per assistere agli incontri su vari argomenti o agli spettacoli teatrali presso il Centro Asteria o anche al Teatro degli Arcimboldi, grazie alla proficua collaborazione nata e sviluppatasi nel tempo con il comune di Milano. «Nel primo lockdown — ricostruisce suor Elisabetta — abbiamo necessariamente fatto qualcosa di nuovo che si è rivelato interessante e ci ha confermato sulla possibilità di valorizzare il live-streaming come un’opportunità per andare anche oltre la nostra zona di azione. Così ci siamo detti: manteniamo questa gratuità anche per il secondo lockdown e organizziamo un altro evento ma, ripeto, mai ci saremmo aspettati questi numeri».

Una grande e appassionata risposta da parte dei giovani che, in maniera forse ovvia ma niente affatto scontata, porta a dire che questi ragazzi non sono tutti telefonini e social, come rimarca e approfondisce la direttrice del Centro Asteria: «Dal nostro osservatorio possiamo rilevare questa attenzione da parte dei ragazzi quando trovano figure significative, testimoni e relatori, o rappresentazioni teatrali aperte poi al dibattito che è un altro momento importante, perché crea un nuovo orizzonte. Ma prima di tutto — aggiunge — c’è l’ascolto, un silenzio che si taglia con il coltello: anche i più distratti dopo pochi secondo vengono carpiti perché, se trovano interlocutori che propongono dei contenuti, hanno le antenne alzate. E soprattutto ci sono le domande che emergono dopo, che dimostrano come questi ragazzi hanno una bella capacità di riflessione e come oggi cercano anche l’adulto per il confronto, perché si sentono soli, fanno fatica ad orientarsi. Ma un’altra lancia da spezzare è per il corpo docenti: tantissimi, anche questo è importante dirlo, che vivono il proprio lavoro come una vera vocazione nel poter dare non soltanto delle nozioni e una formazione scolastica, ma per apprezzare questi ragazzi. Tanti docenti che lavorano in un quotidiano anche in mezzo a molte difficoltà, tra Dad e altro».

E così eccoci all’evento di questi giorni, grazie anche alla collaborazione con il Giardino dei Giusti, associazione che lavora in modo specifico sulla valorizzazione di queste persone che durante la seconda guerra mondiale hanno salvato vite umane, ma non solo, perché poi questo concetto di “giusto” si è ampliato a tutti coloro che non solo hanno salvato un ebreo, ma hanno sacrificato o messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra. Oltre ad alcune preziose testimonianze, come quella di Emanuele Fiano che ha ricordato il papà Nedo sopravvissuto ad Auschwitz e recentemente scomparso, è andata per l’appunto in scena Il Memorioso, scritto a 4 mani da Paola Bigatto, attrice e regista, e Massimiliano Speziani, attore protagonista, e che ha fatto da contraltare al monologo «La banalità del male» di Bigatto, tratto dal saggio di Hanna Arendt e che ogni anno all’Asteria fa qualcosa come una dozzina di repliche con 9.000 studenti-spettatori. Ecco dunque che al centro della rappresentazione non ci sono chissà quali eroi, ma persone con storie comuni e talvolta anche fuori da certi schemi, compresa quella di una prostituta, e questo personaggio del Memorioso che inizia a dialogare con la platea e quindi, riprende suor Elisabetta «a fare memoria anche come opportunità, come impegno di trasmettere la memoria che non guarda solo agli orrori ma anche a quanto ognuno di noi, nel proprio piccolo, può dare come contributo controcorrente». Controcorrente e particolare come mai in questo periodo, secondo la riflessione finale che ci lascia la direttrice del Centro Asteria su come sta vivendo questa dimensione del tempo di pandemia sia come religiosa che come operatrice culturale: «Sicuramente c’è uno stato di sofferenza, ci sono le privazioni di questa mancanza di libertà. Ce ne accorgiamo da qui, da un quartiere della periferia di Milano, dove vediamo persone schiacciate soprattutto in questo secondo lockdown; la gente sta soffrendo per il lavoro, per la difficoltà di mettere un piatto a tavola per i figli, e tutto questo non può che mettere in ginocchio tante persone. Di contro noi crediamo fortemente che siamo chiamate, noi e non soltanto noi ma tutti gli adulti e tutti coloro che possono riporre la speranza in un qualcosa che è più grande. Possiamo essere segno di questo, dare speranza del fatto che comunque la vita ci chiama a vivere e a rialzarci in piedi, a prenderci per mano in una prospettiva di solidarietà, di rete. Sì, anche io — prosegue — parlerei di “opportunità” che arriva anche da questo periodo così difficile. Come dice il nostro arcivescovo di Milano “la situazione è occasione”, anche di andare oltre il nostro ambito normale tutto in presenza. E questo ci ha fatto intravedere una prospettiva altissima anche in quelle parole di Papa Francesco sulle periferie del mondo. Ecco, ci sono anche le periferie: pensiamo a tante scuole che si trovano in piccoli capoluoghi di provincia e che, anche volendo con 3-4 ore di viaggio, non sarebbero mai potute arrivare ai nostri incontri. Anche questo è un andare nelle periferie, creando l’opportunità per tanti ragazzi di ascoltare relatori così interessanti ed essere partecipi di una diretta, ponendo le loro domande e avere quella risposta che poi apre altre prospettive».

Ed è certamente anche per questo che dal Centro Asteria stanno già organizzando un’altra grande iniziativa, ovvero alcuni incontri, in collaborazione con la diocesi di Milano, sull’anno dantesco, con biblisti e dantisti di assoluto prestigio che parleranno a 4 voci agli studenti. Il ciclo avrà un titolo, «La Bibbia nella selva», che è già tutto un programma.

di Igor Traboni