Il Vangelo in tasca

La preghiera crea futuro

«Evangeliario di Egberto» (Guarigione della suocera di Pietro, 980 circa, Biblioteca nazionale Treviri)
28 gennaio 2021

Un vecchio proverbio dice che «La malattia insegna quanto è preziosa la salute». Stiamo attraversando ancora una dolorosa pandemia. E questo ci fa comprendere meglio il sospiro di Giobbe nella prima lettura: «Notti di dolore mi sono state assegnate... un soffrire è la mia vita».

E il Vangelo ci ricorda la guarigione dalla febbre della suocera di Simone, e di tanti malati e indemoniati. È la mano di Gesù che opera guarigioni.

Quando Dio ci prende per mano, si manifesta la compassione infinita da parte sua, e una speranza infinita da parte nostra. La mano tesa di Dio verso di noi ci fa capire che non siamo soli. Non siamo perduti anche nella morte più atroce. Due sono state le attività principali di Gesù sulla terra: l’annuncio, la predicazione del Regno di Dio, e la guarigione di tante malattie. Così si è manifestato come «medico delle anime e dei corpi».

Dove Gesù attingeva la forza per la sua opera? Ogni sua giornata — dice il Vangelo — iniziava e finiva con la preghiera: «Si ritirò in un luogo deserto e là pregava».

La preghiera era la sorgente dell’agire e del parlare di Cristo. La preghiera deve diventare anche la sorgente per la forza della vita di un cristiano.

Qualcuno fa notare che «se è sbagliato pretendere di fare di tutta la propria vita una preghiera continua, è molto sbagliato pensare che la preghiera possa diventare inutile» (René Voillaume).

Davanti ai tanti problemi della vita è inutile perdere tempo a pregare! Meglio rimboccarsi le maniche, e darsi da fare! Ma, come Gesù, pur tra tanto da fare, trovava il tempo di ritirarsi e pregare, così anche noi sappiamo trovare uno spazio nella giornata per la preghiera. «Pregare è creare il futuro» (Jean-François Six). La preghiera è una forza reale; è la più potente forma di energia che possiamo suscitare!

di Leonardo Sapienza