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Ufficio oggetti smarriti

Il gioco e la verità

 Il gioco e la verità  QUO-020
26 gennaio 2021

La morte non vince. I libri e le scritture ne rivelano i motivi. E ci sono vite che li mostrano, che ne sono specchi. Se esiste un uomo fuori posto in una stanza degli “oggetti smarriti” è Odoardo Focherini. Ma nella giornata della memoria intendiamo far spazio non solo alla sua testimonianza umana, morale e di fede, bensì anche alle sue parole, quelle che ebbe a scrivere e che vi invitiamo a cercare. Nato a Carpi nel 1907, a pochi chilometri da quella che sarebbe diventata una delle principali testimonianze dell’orrore umano: il campo di concentramento di Fossoli. La sua avventura umana è stata onorata, dalla vita stessa e dagli uomini: dalla vita facendogli incontrare prima Maria, la donna che sposò nel 1930 e poi lasciando arrivare sette figli. Dagli uomini che ne hanno riconosciuto le capacità professionali e umane. Focherini infatti non solo è stato stato stimatissimo dirigente d'azienda e intellettuale cattolico, ma anche medaglia d'oro al merito civile della Repubblica italiana e iscritto all'Albo dei Giusti tra le Nazioni a Yad Vashem per la sua opera a favore degli ebrei durante la Shoah, per la quale — assieme al suo impegno per il quotidiano cattolico «L’avvenire d’Italia» (del quale divenne anche consigliere mandatario) — fu arrestato e morì nel campo di concentramento di Hersbruck in Germania. Il 15 giugno 2013 viene celebrata a Carpi la sua beatificazione. Ma di parole si nutre questa rubrica e allora siamo qua a segnalarvi alcuni passaggi delle lettere che Focherini scrisse durante i giorni della prigionia e degli spostamenti fra i luoghi dell’orrore nazifascista. La sua colpa? Essere cattolico, ma soprattutto aver aiutato decine e decine di ebrei (oltre un centinaio) a fuggire o a sottrarsi allo sterminio. La sua fine ebbe “inizio” nel marzo del 1944. Fu detenuto nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna dal 13 marzo fino al 5 luglio. Di lì venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli e da lì altri trasferimenti fino a quello definitivo di Hersbruck dove trovò la morte il 27 dicembre 1944. Dal suo esilio/calvario riuscì a scrivere (ci restano 166 lettere indirizzate prevalentemente all’adorata Mariolina e ai figli) e a testimoniare quanto gli uomini stessero facendo ad altri esseri umani. Quelle lettere sono in realtà un’unica, infinita e invincibile dimostrazione di forza della vita contro la morte. Dell’umano che si oppone all’Olocausto. Ricordare qualcuno non significa citarlo su un giornale ma mettersi sulle sue tracce e conoscerne la vita e la forza. Cercarlo tra i vivi. A questo ci piacerebbe servisse una piccola rubrica come quella che state leggendo. E per questo, dall’epistolario che Focherini riuscì a produrre in quei giorni terribili della prigionia, vi proponiamo una lettera che scrisse ai suoi figli. Non sarà difficile, in quelle parole, rinvenire un doloroso archetipo dello stratagemma narrativo de La vita è bella, la messa in salvo dei bambini dall’orrore attraverso il gioco. Con questa acrobazia e non con l’infamia dei lager, vogliamo parlare oggi di Odoardo Focherini. Nella speranza che andiate a cercarvi tutte le altre e da lì, ancora, continuiate a cercare. Per sapere quel che c’è da sapere; la verità. Questa è la nostra idea di memoria nella giornata della memoria.

BOLZANO - LETT N.131 ai figli – 15.08.1944 - clandestina

Carissimi bambini come vedete questa mia lettera è proprio tutta per voi e sarà scritta in modo che dovrete indovinare la città di dove è scritta. Al mio ritorno vi sarà un premio per chi avrà indovinato. Anzitutto però vi dico che sto benissimo in salute in questa bella città di origine romana, circondata da tanti monti ricchi di colori, di boschi, di prati. Un poco più lontano si ergono al cielo delle massicce guglie di roccia, e non molto distante un’altra catena di monti che ogni tanto prende un colore caratteristico dal quale ha preso il nome… sto dicendovi troppo è vero, vi siete già orientati ed avete già indovinato la città? No? E allora completo con l’ultima indicazione. Il colore di quella montagna ha una sua leggenda che voi conoscete, che vi ho raccontato altre volte. Ed ora basta... se no il premio devo tenerlo io non vi pare? D’accordo, a condizione che la Mamma non vi aiuti, o che Olga non vada a frugare fra i libri del babbo. Dovete indovinare da soli e specialmente per i più grandi è facile... anzi facilissimo ché uno o due di loro vi furono mi pare, qualche tempo fa. Quale sarà il premio? Porterò con me un sacco grande grande pieno di… curiosi… pieno di lo vedrete, e da quello sceglierò. È inteso che Carla, Gianna e Paola avranno il premio anche se non avranno indovinato. Saluti e baci a tutti.

Zio barba

di Cristiano Governa