Reportage

Afghanistan: quasi la metà
della popolazione alla fame

Un afghano bolle l’acqua in un Samovar in una strada di Kabul (Epa)
22 gennaio 2021

Oltre 18 milioni di persone in Afghanistan — quasi la metà della popolazione del Paese, tra cui 9,7 milioni di bambini — hanno bisogno di aiuti umanitari a causa del dilagare delle violenze. L’emergenza è alta soprattutto per i bambini; oltre duemila sono morti o rimasti feriti negli scontri negli ultimi nove mesi. In quattro anni la popolazione bisognosa di aiuti è cresciuta di sei volte e la situazione è particolarmente grave per donne e bambini. E questo nonostante l’avvio dei negoziati di pace tra governo e talebani in Qatar.

A denunciarlo sono l’Onu e diverse organizzazioni umanitarie, che chiedono un aumento urgente dei finanziamenti umanitari per l’Afghanistan. «Per sopravvivere le persone si indebitano e non solo, favoriscono i matrimoni precoci delle giovani figlie e cercano di far lavorare i ragazzi invece di mandarli a scuola», ha dichiarato Parvathy Ramaswami, coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per l’Afghanistan. «Le conseguenze di finanziamenti tardivi o insufficienti sarebbero disastrose» ha spiegato Ramaswami.

«L'impatto della pandemia di covid-19 sta aggravando la crisi umanitaria in un Paese dove già milioni di persone soffrono ogni giorno a causa della povertà e dei conflitti» ha dichiarato Chris Nyamandi, direttore di Save the children in Afghanistan. «È particolarmente difficile per i bambini, molti dei quali hanno conosciuto nient’altro che violenza».

Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite — ha aggiunto — «quasi 6.000 persone, un terzo delle quali bambini, sono state uccise o ferite tra gennaio e settembre dello scorso anno; i conflitti continuano a causare danni fisici e psicologici estremi, costringendo ogni anno centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle proprie case» riporta l’esponente di Save the children. «I combattimenti continueranno ad alimentare i bisogni umanitari quest’anno, minacciando il benessere delle persone e limitando l’accesso a servizi essenziali come ospedali e cliniche, nonché al sostegno umanitario» si legge in una nota delle ong. Le scuole ora sono chiuse a causa delle rigide condizioni invernali e delle restrizioni per il coronavirus e non riapriranno fino a marzo, «e l’impatto della pandemia globale sta esacerbando la crisi umanitaria» prosegue la nota.

Come detto, la violenza non conosce tregua in tutto il Paese. Pochi giorni fa altri 22 membri delle forze di sicurezza e 25 miliziani talebani sono stati uccisi in scontri avvenuti nella provincia settentrionale di Kunduz, secondo quanto riferito da autorità locali. Yousuf Ayubi, capo del Consiglio provinciale, ha precisato che 15 militari sono stati uccisi in un attacco dei talebani nella località di Dasht-e Archi, mentre altri 7 hanno perso la vita in un attacco ad una base dell’esercito nella città di Kunduz.

A fare notizia, in particolare, è stata l’uccisione di due donne giudici della Corte suprema, avvenuta domenica scorsa. Magistrati, giornalisti e intellettuali sono diventati negli ultimi anni obiettivo di una campagna di omicidi volta a indebolire non solo le forze governative, ma anche la stessa struttura amministrativa del Paese asiatico, in vista di un ritorno degli integralisti al potere dopo il ritiro delle truppe americane e alleate. «È l’attacco contro un’intera generazione», ha detto il presidente Ashraf Ghani, commentando l’uccisione delle giudici, «con lo scopo di destabilizzare il Paese e indebolirne la fiducia nelle nuove generazioni e fra le donne in particolare». I talebani smentiscono il coinvolgimento, ma i dubbi sono tanti. Lo stesso carattere di vere e proprie esecuzioni mirate conferma che non sono opera del sedicente stato islamico (Is). L’Is si distingue invece per attacchi più indiscriminati, spesso diretti contro la minoranza sciita degli Hazara, o magari contro l’università. Come sottolineano gli esperti, i talebani puntano a indebolire le fasce più laiche e ridurre il ruolo delle donne per mettere le basi di una ricostruzione dell’Emirato. L’Is persegue scopi più generali.

Sul piano politico, i membri della camera alta del parlamento afghano (Senato) hanno chiesto una revisione delle politiche di Washington sull'Afghanistan. «Gli Stati Uniti dovrebbero rispettare e considerare i valori umani nelle loro politiche riguardanti l’Afghanistan. Dovrebbero inoltre attuare l’accordo firmato con l’Afghanistan», ha detto il senatore Kamal Bick Hussain in una sessione generale del Senato.

di Luca M. Possati