· Città del Vaticano ·

Grave crisi sanitaria a Manaus e in tutto lo Stato brasiliano

Il covid-19
un incubo in Amazzonia

Health workers transport Joao Oliveira, 77, who, according to his wife, is suffering with COVID-19 ...
18 gennaio 2021

«A Manaus — la più grande città dell’Amazzonia brasiliana — la mancanza di bombole di ossigeno sta causando un’elevata mortalità di covid-19». Con queste “semplici” parole Francesco Di Donna, coordinatore medico di Medici senza frontiere (Msf) in Brasile, ha tentato di far capire l’angosciante situazione e il senso di impotenza che si trova a vivere già da qualche giorno la popolazione brasiliana di Manaus — e più in generale dell’intero Stato di Amazonas —, dove gli ospedali sono saturi e stanno esaurendosi le bombole di ossigeno. «Vedo il terrore stampato sul viso della gente» ha detto il capo missione di Msf, sottolineando la criticità nelle città rurali di Tefé e Sao Gabriel da Cachoeira dove, «se la situazione peggiora, l’ossigeno a disposizione durerà solo un paio di giorni e il 60% dei pazienti ricoverati ne ha bisogno». In questi piccoli centri poi, ha affermato ancora Di Donna, «abbiamo avuto casi di mortalità di persone che probabilmente si sarebbero potute salvare se avessimo potuto trasferirle a Manaus. In questo momento stiamo inviando concentratori di ossigeno e generatori e più personale medico».

Quest’area era già stata colpita duramente dalla prima ondata, fra aprile e maggio, quando mancarono pure le bare per seppellire i morti. Inoltre va tenuto in considerazione un aspetto per certi versi inquietante che è quello relativo alla mancanza di dati certi sul contagio nelle comunità indigene: l’eventuale ingresso di virus nei villaggi sparsi lungo i molti fiumi presenti nella regione costituisce da sempre una minaccia serissima per l’incolumità delle popolazioni ivi residenti. Ora poi l’attenzione è tutta sulla corsa contro il tempo per salvare la vita di 61 neonati prematuri che si trovano in terapia intensiva in vari ospedali di Manaus e per i quali le disponibilità di ossigeno sono garantite ancora per poche ore. L’aumento dei casi di covid-19 in questo Stato, da cui secondo gli scienziati avrebbe avuto origine almeno una delle due varianti brasiliane del virus individuate dai virologi, ha mandato in tilt il già fragile sistema sanitario locale. Caratteristica principale di queste nuove forme, mutate, del covid-19 sarebbe l’eccezionale facilità di trasmissione e per quella “amazzonica” anche l’alta carica virale.

Molti i pazienti meno gravi che da Manaus in questi giorni sono stati trasferiti in ospedali di altre città. E sono alcune centinaia quelli che attendono di essere ricoverati. Lo scenario è caratterizzato dalla disperazione, con personale sanitario esausto, con medici che in alcuni casi utilizzano la ventilazione manuale per i malati rimasti senza ossigeno, con parenti di pazienti che implorano ossigeno o lo comprano sul mercato nero. Alcuni medici hanno affermato di essere stati costretti a privilegiare i pazienti con maggiori possibilità di sopravvivenza a causa della mancanza di bombole.

La carenza di ossigeno non è stata risolta nemmeno con il ponte aereo istituito dall’aeronautica militare brasiliana, per il trasporto di bombole di ossigeno e respiratori da San Paolo a Manaus. Con il trasporto aereo, infatti, arrivano a Manaus ogni giorno bombole contenenti circa 12.000 metri cubi di ossigeno, ma che non sono sufficienti a soddisfare l’attuale domanda giornaliera di 76.000 metri cubi. E la capacità di produzione nella città è di 30.000 metri cubi al giorno.

Il ministero della Difesa, per far fronte alla drammatica situazione sanitaria nello Stato dell’Amazzonia, ha annunciato di avere allestito due aerei per trasportare fino a 25 pazienti e che ha voli programmati per trasferire circa 235 pazienti da Manaus negli Stati di Maranhao, Piauí, Río Grande do Norte e Paraíba nelle prossime ore. Inoltre anche altri Stati il cui sistema ospedaliero non è così gravato si sono offerti di accogliere i pazienti, tra cui Goiás, Pernambuco, Ceará e Brasília.

Intanto a San Paolo, una infermiera dell’ospedale Emilio Ribas, è stata la prima cittadina brasiliana a ricevere il vaccino contro il coronavirus. In prima linea nella cura dei malati covid, la 54enne Monica Calazans, ha ricevuto il vaccino cinese alla presenza del governatore dello Stato, Joao Doria.