L’insicurezza che si vive nei Paesi più fragili del mondo e i conflitti che perdurano in tante regioni, in particolare in Medio oriente e in Africa, ostacolano il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030

Sviluppo a rischio

Una rifugiata etiope nel campo profughi di Um Raquba a Gedaref, nel Sudan orientale (Afp)
09 gennaio 2021

L’insicurezza che si vive nei Paesi più fragili del mondo e i conflitti che perdurano in tante regioni, alimentati dalla proliferazione di gruppi armati e dai loro legami con interessi criminali e persino terroristici, guerre per questo complesse e difficili da risolvere, mettono a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030. È quanto non si stanca di ribadire il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres che ha rivolto un nuovo appello alla comunità internazionale perché agisca presto per prevenire ulteriori guerre. A questo fine ha annunciato che il 26 gennaio prossimo presiederà una conferenza di ricostituzione del fondo per il consolidamento della pace. «Gli investimenti della comunità internazionale rimangono insufficienti — ha sottolineato —. Per questo motivo ho ripetutamente chiesto maggiori finanziamenti per la prevenzione e il consolidamento della costruzione della pace».

I numeri forniti dall’Onu rilevano che le esigenze di aiuti umanitari si sono moltiplicate raggiungendo i livelli più alti dalla Seconda guerra mondiale.

Per la Banca mondiale, infatti, una persona su cinque in Medio oriente e Nord Africa vive una situazione di grave conflitto e si stima che entro il 2030 due terzi delle persone estremamente povere del mondo vivranno in Paesi fragili o colpiti da conflitti.

Inoltre la pandemia che stiamo vivendo non può che esacerbare questa realtà. Ed è nel continente africano che, secondo Guterres, il legame tra fragilità e conflitti è particolarmente visibile. Nel Corno d’Africa e nel Sahel, la fragilità è esacerbata da minacce come il cambiamento climatico, il terrorismo, la criminalità organizzata transnazionale e la proliferazione di gruppi armati. «Nella regione dei Grandi Laghi e nell’Africa centrale, l’autorità statale limitata, la presenza e le attività continue di gruppi armati, le violazioni dei diritti umani, lo sfruttamento illegale delle risorse naturali e la disoccupazione continuano a produrre instabilità», ha aggiunto il capo delle Nazioni Unite.

Per affrontare queste realtà, l’Onu sta lavorando a stretto contatto con l’Unione africana (Ua) e le comunità economiche regionali, con l’obiettivo di prevenire e risolvere i conflitti, nonché per rafforzare la resilienza degli Stati alle minacce attuali.

Ma il segretario generale ha ribadito che le misure di prevenzione e consolidamento della pace sono efficaci e salvano vite umane se sono accompagnate da leadership, impegno politico e sostegno finanziario a livello nazionale. Così come, ha sottolineato che le operazioni di pace dell’Unione africana autorizzate dal Consiglio di sicurezza non possono proseguire senza finanziamenti. Da qui l’importanza di partenariati con le istituzioni finanziarie internazionali per garantire che i settori chiave ricevano finanziamenti sufficienti.

Infine il Guterres ha sollecitato il Consiglio di sicurezza a svolgere il suo ruolo decisivo: «Agendo in anticipo e preventivamente, affrontando strategicamente le cause profonde dei conflitti e parlando con una sola voce, il Consiglio può mobilitare il sostegno politico e finanziario della comunità internazionale, evidenziare le aree critiche e incoraggiare l’impegno degli attori del conflitto laddove necessario», ha concluso.

di Anna Lisa Antonucci