L’Angelus del Papa

Un Dio che si è fatto fragilità

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04 gennaio 2021

L’audacia di Dio fattosi «carne per dirci che ci ama proprio nelle nostre fragilità, dove noi ci vergogniamo di più», è stata al centro della riflessione domenicale proposta dal Papa prima di recitare l’Angelus a mezzogiorno del 3 gennaio.

Dalla Biblioteca del Palazzo apostolico, il Pontefice ha commentato il prologo del Vangelo di Giovanni, attualizzandone il contenuto con un’esortazione a fermarsi «in silenzio davanti al presepe a gustare la tenerezza di Dio fattosi vicino» e a invitarlo «a casa nostra, nella nostra famiglia», affinché «veda le nostre piaghe». Perché, ha assicurato Francesco, Egli «verrà e la vita cambierà».

Quindi, al termine della preghiera mariana, salutando i vari gruppi di fedeli in ascolto attraverso i media, il Papa ha rinnovato gli «auguri per l’anno appena iniziato» e ha raccomandato ai cristiani di rifuggire «dalla mentalità fatalistica o magica», perché — ha detto — «le cose andranno meglio» solo «nella misura in cui lavoreremo insieme per il bene comune, mettendo al centro i più deboli e svantaggiati».

L'Angelus