Intervista a Marco Impagliazzo autore del saggio insieme ad Andrea Riccardi

Dalla conoscenza della storia uno spirito da ritrovare

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11 dicembre 2020

Gli sconvolgimenti, i mutamenti, le repentine trasformazioni della Città eterna, a partire dalla fine dello Stato pontificio fino ai giorni nostri, raccontati in parallelo con lo sviluppo della sua diocesi, guidata dal Santo Padre. È un lavoro di cesello storico quello realizzato nel libro Roma - La Chiesa e la città nel xx secolo edito da San Paolo e scritto a quattro mani da Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo. L’obiettivo è quello di mostrare, soprattutto alle giovani generazioni di preti e religiosi, come la vita della Chiesa locale si sia intrecciata, sempre più indissolubilmente, al destino della Caput mundi. Dallo studio dei due autori emerge un dato, finora poco conosciuto, che Marco Impagliazzo, docente di Storia contemporanea all’Università di Roma Tre e presidente della Comunità di Sant’Egidio, sintetizza così: «La diocesi di Roma diventa pienamente tale solo negli anni successivi al concilio Vaticano ii».

Prima di quegli anni cosa accadeva?

La diocesi di Roma era gestita dalla curia romana come fosse uno dei suoi tanti uffici: l’impegno pastorale era molto debole, anche per il fatto che le parrocchie erano davvero poche. Dal concilio Vaticano ii in poi — e successivamente con la grande opera di san Giovanni Paolo ii — essa si è trasformata in una vera diocesi, a capo della quale c’è, naturalmente, il Papa.

Questa rivoluzione quali cambiamenti concreti ha prodotto?

Ha permesso che la diocesi di Roma assumesse una maggiore centralità rispetto alla curia romana. In quegli anni acquista certamente più indipendenza. A esempio, si crea la Caritas diocesana, si formano diversi settori territoriali, ognuno dei quali guidato da un vescovo. Tutto ciò ha fortificato una struttura che, da quel momento, inizia a dipendere soprattutto dal Pontefice.

Il libro non aiuta solo a comprendere le radici del passato ma ricostruisce anche alcuni fatti che hanno inciso profondamente sulla vita della Chiesa locale.

Sì. Si tratta di alcuni momenti chiave come la seconda guerra mondiale e la ricostruzione post bellica: qui si vede con chiarezza il ruolo giocato dalla Chiesa in un momento di crisi, di passaggio. E poi ci sono gli anni della contestazione giovanile, del terrorismo, culminato con l’assassinio di Aldo Moro. Conoscere da dove veniamo — la grande storia che abbiamo alle spalle — ci aiuta a capire meglio che siamo una Chiesa in uscita, come ci chiede spesso Papa Francesco.

Nel testo ci sono anche delle indicazioni per guardare al futuro di Roma e della sua diocesi. Secondo lei, che domani sarà?

Sarà un futuro molto grande e importante. Oggi la Chiesa di Roma è l’unica struttura sociale fondamentale ad andare incontro alle esigenze dei cittadini. Tante realtà comunitarie sono scomparse così come numerose reti che legavano la vita della città si sono dissolte: penso alla morte dei partiti politici tradizionali che con le loro sezioni o circoli presidiavano il territorio. Oggi la Chiesa, attraverso le parrocchie, la Caritas e i movimenti ecclesiali, mostra la volontà di voler fare della città una vera comunità: si deve insistere affinché Roma ritrovi il suo spirito unitario attraverso il quale si potrà salvare.

di Federico Piana