«Imparare a cadere» di Mikael Ross

Di balcone in balcone

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03 dicembre 2020

Noel vive a Berlino. Abitudinario, ama gli AC/DC, la chitarra, arrostire (bruciandoli) i marshmallows in balcone e la sua “mami”. Un giorno però succede qualcosa («mami dorme sul pavimento. Ma dormire si fa nel letto! E il sangue… c’è anche il sangue, lì… sangue sul pavimento... Non ci deve essere»), e così, improvvisamente, tutto muta nella vita del piccolo Noel. Un signore con la barba lo porta in una struttura molto speciale: per il ragazzino è il mondo intero che cambia forma.

L’arrivo a Neuerkerode, comunità evangelica nel nord della Germania, è infatti l’inizio di un nuovo cammino. Non più protetto dalle mura domestiche, Noel si ritrova a vivere insieme a operatori e altri giovani con disabilità di vario tipo. Affrontare il mondo esterno significa scontrarsi con delusioni d’amore, lutti, abbandoni, dolori di tanti tipi ed enormi difficoltà, ma per il ragazzino è anche l’occasione per nuovi confronti, risate, amicizie e la costruzione di una propria idea di felicità.

Tutto questo in Imparare a cadere (Milano, Bao Publishing, 2020, pagine 128, euro 19, traduzione di Giordana Rossetti), primo libro a fumetti del giovane autore tedesco Mikael Ross. Una storia mai banale capace — nella trama, nei dialoghi e nelle immagini — di parlare di disabilità e fragilità in modo vero, non scontato. Di parlare di crescita con ironia luminosa, con un’allegra delicatezza che non cela però salite, stereotipie, limiti e ferite.

L’idea del libro è venuta alla comunità Nuerkerode, fondata il 13 settembre 1868 dal pastore Gustav Stutzer, il dottor Oswald Berkhan e Luise Löbbecke per aiutare i bisognosi, accogliendo inizialmente cinque uomini con disabilità. Per festeggiare i suoi 150 anni di vita la fondazione evangelica tedesca ha dunque chiamato Ross. Ed egli, dopo un lungo soggiorno, ha raccontato – e bene – questo microcosmo di inclusività in cui persone di ogni provenienza e formazione con e senza disabilità insieme vivono, lavorano e trascorrono il tempo libero. Tra stramberie e differenze, «la formula magica per stare bene a Neuerkerode — si legge nelle note finali del libro — è “Chi sei? Ho voglia di conoscerti”. Qui bisogna esporsi, non si ammettono distanze. Ma bisogna anche riuscire ad affrontare il relazionarsi continuo, sia con gli altri sia con se stessi».

Ci sono le difficoltà della disabilità nelle società occidentali di oggi. Ma c’è anche l’ieri, come nel caso del flashback sul nazismo che, attraverso Irma, ricorda l’operazione t4. Le tavole di Ross restituiscono il quotidiano della disabilità mentale, con i suoi momenti di dolore e i tanti punti di luce nel tentativo di riconoscere e restituire dignità, umanità, valore. Anche grazie a uno stile grafico tra realismo e dimensione fiabesca, i personaggi sono tratteggiati restituendo a ognuno la sua specificità, tutti diversi e tutti assieme. In questa oscillazione repentina tra difficoltà, ironia e leggerezza, un ruolo importante lo svolge anche il colore: il blu scuro della solitudine, della paura; il rosso della concitazione, della rabbia; il bianco della sicurezza, della stabilità; il verde, con il suo universale messaggio di speranza. Ed è il verde dell’impermeabile di Alice e il verde dei suoi capelli a chiudere il libro: perché a cadere «si impara».

Imparare a cadere è una bella storia di inciampi, di tonfi, ma anche di crescita, cambiamenti e calore. Così Noel può tornare a carbonizzare i marshmallows in balcone: un’altra casa, un’altra città, un altro sorriso.

di Giulia Galeotti