Rapporto dell’Istituto Unicri

Covid, un’arma nelle mani di estremisti e terroristi

A medical staff works inside an intensive care unit for Covid-19 coronavirus patients at Max ...
21 novembre 2020

Gruppi terroristici, estremisti violenti ma anche la criminalità organizzata stanno cercando di approfittare della pandemia da covid-19 per espandere le loro attività e mettere a repentaglio l’efficacia e la credibilità delle misure di risposta del governo. Ma non è tutto, c’è chi pensa di usare il virus come arma biologica. È quanto denuncia un rapporto dell’Unicri, l’Istituto di ricerca interregionale delle Nazioni Unite sul crimine e la giustizia, dal titolo "Stop the Virus of Misinformation". I ricercatori hanno rilevato, infatti, che «alcuni gruppi terroristici ed estremisti violenti hanno tentato di abusare dei social media per incitare potenziali adepti a trasmettere intenzionalmente il virus usandolo come una forma improvvisata di arma biologica».

Non si tratta dunque più solo di fake news, ma di tentativi concreti di spingere i terroristi auto-radicalizzati a compiere attacchi reali. Il rapporto documenta casi in cui gruppi di estrema destra hanno esplicitamente chiesto ai loro seguaci di diffondere il virus, ad esempio tossendo in luoghi chiusi o laddove si riuniscono minoranze religiose o razziali. Altri gruppi hanno raccomandato la diffusione della malattia in Paesi ad alta densità di popolazione e con alti livelli di inquinamento. Un caso degno di nota di questa tipologia di «terrorismo ispirato», riferisce il rapporto, è quello di Timothy Wilson, che aveva organizzato di far esplodere una bomba in un ospedale per pazienti covid a Kansas City. È poi stato ucciso in una sparatoria con il Federal Bureau of Investigation degli Stati Uniti nel mese di marzo durante il suo arresto. L’uomo era stato attivo su almeno due canali neonazisti sulla piattaforma di social media Telegram, e il suo ultimo commento online, secondo quanto riferisce il rapporto dell’Unicri, era un messaggio antisemita sull’origine del covid-19.

Oltre ad analizzare come la criminalità organizzata si muove in rapporto al covid, i ricercatori hanno preso in esame gruppi di estrema destra e gruppi terroristici legati a Al-Qaeda. La crisi economica creata dalla pandemia, riferiscono i ricercatori, ha dato ai gruppi criminali spazio per prendere il controllo di imprese e negozi minacciati di fallimento e il rapporto cita ad esempio il caso dei cartelli della droga che cercano di prendere il controllo delle farmacie in quattro stati messicani, e le plurime indagini avviate sulle estorsioni in Italia. I gruppi di estrema destra, invece, hanno usato i social media per diffondere teorie di cospirazione e disinformazione sul virus, espandendo le loro reti sfruttando algoritmi che identificano persone potenzialmente simpatizzanti che possono condividere e trasmettere le stesse notizie.

Le teorie del complotto sono state le più varie, tra cui «l’identificazione del segnale del telefono cellulare 5G come veicolo per la trasmissione del virus, o la falsa affermazione che la pandemia è stata orchestrata da Bill Gates per impiantare microchip negli esseri umani, o l’idea sbagliata che il virus sia una bufala e non esista» riferisce il rapporto. Cosa si può fare per contrastare la disinformazione? i ricercatori dell’Unicri hanno identificato diversi strumenti tra cui data science, applicazioni di fact-checking e intelligenza artificiale, ma avvertono che le contromisure tecnologiche da sole non possono fermare gli abusi dei social media.

Per questo l’Onu si è impegnata da subito con campagne di sensibilizzazione sul tema. Oltre alla campagna “Pause” che invitava gli utilizzatori dei social media a fermarsi e riflettere prima di condividere messaggi o post che potrebbero essere non fondati, che non hanno nulla a che fare con la scienza o la realtà, le Nazioni Unite hanno lanciato un appello a ricercatori e medici in tutto il mondo perché condividano informazioni sulla ricerca del vaccino per contrastare la pandemia. La campagna chiamata “Team Halo” riunisce una ventina di scienziati provenienti da tutto il mondo che, attraverso i social network, condividono le loro esperienze e conoscenze.

Tra gli altri all’appello ha risposto Nathan Peiffer-Smadja, Assistente responsabile del dipartimento di malattie infettive e tropicali del Bichat University Hospital di Parigi e ricercatore associato nel laboratorio Iame di Inserm, che ha dichiarato: «C’è un sacco di disinformazione su vaccini e trattamenti, è una terribile cacofonia» e ciò erode la fiducia nei medici e nei ricercatori. La priorità, insiste, dovrebbero essere le informazioni basate su prove non lo stato della persona che parla. Per lui, la scoperta e la disponibilità di un vaccino è l’unica soluzione per fermare la pandemia e raccomanda di iniziare a comunicare sui vaccini ora. «Dobbiamo rassicurare la popolazione sul fatto che non saranno prese scorciatoie, questo vaccino sarà approvato secondo i più alti standard, e per quanto urgente non bruceremo le tappe».

di Anna Lisa Antonucci