Il sostegno della Caritas di Trivento a un missionario saveriano da quarant’anni in Bangladesh

Prossimità senza confini

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18 novembre 2020

Una piccola Chiesa locale che continua a farsi missionaria, moltiplicando anzi il suo impegno in tal senso, anche quando le emergenze sono dietro la porta di casa. È il messaggio che arriva dalla diocesi di Trivento, cinquantamila abitanti suddivisi in quaranta paesi a cavallo tra Molise e Abruzzo, a toccare le province di Campobasso, Isernia e Chieti. Piccoli borghi dove lo spopolamento è all’ordine del giorno, con poche possibilità lavorative nelle fabbriche del litorale di Termoli e Vasto, con tanti giovani che continuano ad emigrare anche per motivi di studio, mentre il turismo stenta a decollare, nonostante possa contare su paesaggi di rara bellezza. Ma la fede, radicata e genuinamente popolare di questa gente, continua a produrre “miracoli” di prossimità verso chi ha bisogno. Anche, come dicevamo, verso chi è lontano, sia per religione che geograficamente. Ecco dunque che la Caritas diocesana, diretta da don Alberto Conti, in questo tempo di pandemia sociale e di emergenze anche per il territorio di Trivento e dintorni, ha rilanciato l’aiuto missionario verso le opere di padre Antonio Germano, religioso saveriano che quarant’anni fa lasciò la sua Duronia, vicino Campobasso, per incontrare e abbracciare la povertà del Bangladesh.

«Da sempre aiutiamo padre Antonio, come pure altri missionari originari della diocesi — racconta don Alberto — e in questa stagione così difficile, per tanti vicini a noi, abbiamo ritenuto di dover continuare a sostenere anche i nostri fratelli del Bangladesh, intensificando anzi questo sforzo con la campagna Caritas “Dacci il nostro pane quotidiano”». Questo vuol dire essere Chiesa sempre missionaria, sottolinea il sacerdote. «Certo, è importante partire da quelli che sono davanti a te, ma per arrivare anche a quelli lontani, altrimenti che merito ne abbiamo? Io posso dare una risposta immediata al povero che ho vicino alla porta, dargli un piatto di minestra, ma devo dare una risposta anche al povero più lontano, che non ha niente e rischia di non avere niente. E anche in questo tempo di pandemia, di crisi, in cui non sempre è vero che la solidarietà è così forte, bisogna richiamare alla fame nel mondo, di questo mondo di cui siamo responsabili per tutto quello che abbiamo fatto. Questa campagna di raccolta fondi tra la nostra gente sta andando bene, questo devo dirlo per ringraziare tutti».

Un grande “grazie” intanto è già arrivato da padre Germano: «Ho ricevuto una bella lettera da lui — riprende don Conti — che ha voluto ringraziare del sostegno che in questi anni la Caritas di Trivento ha garantito alla missione di Chuknagar in Bangladesh e della quale egli è da tempo responsabile e animatore. Padre Antonio ha voluto anche precisare, con alcune cifre, quello che, grazie a noi, è riuscito a dare a quella gente sfortunata. La Caritas di Trivento, recentemente, ha inviato alla missione altri tremila euro, con essi è stato possibile distribuire a ciascuna delle 150 famiglie più povere, non solo cristiane, 25 chili di riso e due di lenticchie, un litro di olio, tre pezzi di sapone, una dotazione minima che ha soccorso concretamente — ci ha detto padre Antonio — i più miseri e senza speranza. Alla sua missione occorrono ogni anno circa trentamila euro per svolgere le sue tante attività di assistenza: ebbene un terzo di questa somma — anche questo ha voluto ricordare padre Antonio nella sua lettera — è stata coperta negli ultimi anni dalle donazioni della nostra Caritas». Da qui la proposta ai fedeli, subito concretizzata, di partecipare alla campagna Caritas “Dacci il nostro pane quotidiano” rinnovando l’impegno concreto a favore dei fratelli del Bangladesh.

«L’esserci scoperti tutti fragili, indifesi, bisognosi dell’aiuto degli altri — ha scritto peraltro don Conti nel presentare l’iniziativa — ci può oggi aiutare a riflettere quanto siano diffuse, e con quanta urgenza richiedano forti azioni di contrasto, tutte le altre “pandemie” di cui continua a essere vittima tanta parte dell’umanità. Tremiamo, giustamente, per la pandemia sanitaria, ma questa ha determinato un peggioramento di chi già viveva le sue pandemie economiche e sociali: ciò deve spingerci a moltiplicare il nostro impegno di solidarietà, deve convincerci a dare in prestito le nostre attività e una parte dei beni che possediamo, piccoli o grandi che siano, gratuitamente, come ci insegna il Vangelo senza pretendere nulla in cambio, guardando il bisogno del nostro vicino e allungando lo stesso benevolo sguardo anche lontano da noi, verso quella parte del mondo che aspetta il nostro conforto e aiuto». Proprio come i poveri del Bangladesh, per i quali padre Antonio Germano si è fatto “schiavo”, come egli stesso si firma nelle lettere che manda in Italia per ringraziare degli aiuti che vanno ad alleviare le pene dei “muci”, gli esclusi e i fuori casta della sua missione in terra d’Asia.

di Igor Traboni