LABORATORIO - DOPO LA PANDEMIA
Dichiarazione finale della sessione plenaria della Pontificia Accademia

Abbiamo bisogno
di una scienza adulta

varobj2894177obj2035841.jpg
12 novembre 2020

«Per garantire che venga ascoltata, la scienza dev’essere attendibile e spiegata a parole chiare. Questo sarà possibile solo se la scienza riconosce in modo trasparente che l’errore fa parte della ricerca scientifica». Non bisogna, quindi, «dare false speranze né dichiarare che, in termini scientifici, esista qualcosa di simile alla verità assoluta». È quanto avverte la Pontificia Accademia delle scienze nella Dichiarazione finale diffusa al termine della sua sessione plenaria, che si è conclusa il 28 ottobre scorso. I lavori sono stati dedicati al tema «Scienza e sopravvivenza. Il Sars-CovV-2 e il rapporto tra i rischi su larga scala per la vita del nostro pianeta e le opportunità che la scienza ci offre per affrontarli».

Proprio le Accademie, si legge nella Dichiarazione, «hanno la responsabilità di filtrare le notizie scientifiche, promuovendo quelle che dureranno e distinguendole da informazioni che lasciano il tempo che trovano»: l'enfasi su alcuni dati presentati come «verità assoluta», infatti, «aumenterà ulteriormente l’incertezza e l’insicurezza e sarà quindi essenziale preparare i cittadini a essere in grado di sopportare l’incertezza. Questo è un attributo importante della resilienza anche in tempi “normali”, ma la pandemia, con la sua imprevedibilità, sottolinea ancora di più la necessità di coltivare la capacità di tollerare l’incertezza come miglior antidoto contro le ideologie, il negazionismo, le convinzioni semplicistiche e le false credenze».

Queste considerazioni assumono un’importanza tanto più elevata in quanto, come si è viso in questi mesi, «le prove scientifiche hanno un forte impatto sulle decisioni politiche a livello mondiale». «La pandemia di covid-19 — si legge ancora nel documento — ha portato a un’inversione del rapporto tra scienza e politica. Ora, infatti, a parte poche riprovevoli eccezioni, sono i politici stessi a chiedere direttamente il parere della scienza prima di adottare un provvedimento e questo accade in tutto il mondo e in tutte le culture, probabilmente perché la crisi attuale non è percepita come provocata dall’uomo, ma come un’epidemia di origine ancora ignota, che genera forte incertezza, insicurezza e impotenza». La scienza ha, dunque, «una responsabilità enorme». «Le soluzioni scientifiche a breve termine devono avere una priorità più alta, ma richiedono ugualmente un’attenta considerazione etica. Occorre poi considerarne e studiarne le conseguenze strategiche a lungo termine». Il potenziamento della ricerca di base, poi, aumenta anche le capacità di rilevare, rispondere e, in ultima analisi, prevenire o, almeno, mitigare catastrofi come le pandemie: «Potrebbe infatti essere necessario — osserva a titolo di esempio, la Pontificia Accademia delle scienze — rivedere i sistemi di produzione del cibo di origine animale al fine di ridurne i rischi di trasmissione».

Naturalmente, tutto il mondo sta aspettando con il fiato sospeso notizie confortanti e definitive sulla scoperta di uno o più strumenti in grado di prevenire l’infezione da covid-19: tuttavia «dato il tempo necessario per sviluppare e testare un vaccino, occorre dare priorità agli studi sulla gestione ottimale della pandemia, considerando aspetti quali sanità pubblica, informazioni ai cittadini e strategie di riduzione dei contatti, insieme ai relativi servizi sanitari». Continua la Dichiarazione: «Si prende atto dei progressi nelle sperimentazioni dei vaccini, sottolineando che non sono esenti dalla conformità con i normali standard etici. Tuttavia, non basta sviluppare un vaccino, ma va anche prodotto e condiviso in maniera equa. I sistemi sanitari devono tenere molto più conto dei Paesi poveri e a basso reddito e dovranno garantire parità di accesso ai vaccini, indipendentemente dal reddito, quando questi saranno disponibili».

La scienza tuttavia non è solo medica. L'attuale pandemia pone degli interrogativi a più ampio spettro. «Il ruolo dell’intelligenza artificiale (ia) nel processo decisionale per contrastare il coronavirus — si legge ancora nel documento della Pontificia Accademia delle scienze — è sempre più importante. L’ia ha già dato un contributo importante alla prevenzione, nella diagnosi precoce e nel controllo del trattamento, nel tracciamento dei contatti, nella previsione dei trend della pandemia, nello sviluppo di farmaci e vaccini e, infine, nella distribuzione e nel monitoraggio a lungo termine. Le soluzioni più attendibili derivanti dall’ia sono quelle che cercano un allineamento con gli obiettivi etici. Questioni quali correttezza, trasparenza, riservatezza, istruzione e sicurezza sono ora più chiare. La collaborazione sugli strumenti dell’ia, gli standard qualitativi e la condivisione richiedono attenzione proprio a causa del rapido aumento del volume dei dati in questo campo». «È veramente un impegno mondiale», osserva la Pontificia Accademia.

Tra le questioni connesse al ruolo crescente dell’ia c’è dunque l’istruzione, la quale, si legge nella Dichiarazione, «ha preso una svolta molto preoccupante a causa della pandemia. È in atto un grande sforzo per trasmettere un livello sufficiente di informazioni attraverso canali remoti (digitali), ma per i poveri e gli emarginati non basta. Per i bambini di alcuni Paesi, la didattica a distanza non è un’opzione, semplicemente perché non hanno internet a casa. La connettività, in queste circostanze dovrebbe essere considerata un diritto umano, dato che, a causa di questo divario educativo, la disuguaglianza sociale aumenterà. Programmi di recupero sono dunque necessari e andrebbe studiato anche il potenziamento dell’istruzione digitale, adattandola al contesto locale».

Il filo rosso che lega tutte le precedenti considerazioni è rappresentato dal tema della comunicazione. Si legge ancora nel documento: «I governi, gli enti pubblici, le comunità scientifiche e i mezzi di comunicazione (inclusi i social media) spesso non riescono a garantire una comunicazione responsabile, trasparente e tempestiva, che è fondamentale per fornire risposte adeguate. Le organizzazioni internazionali come l’Oms, ma anche le Accademie delle scienze, devono essere sostenute nei loro piani di comunicazione». E «gli scienziati devono ricevere la preparazione necessaria per poter comunicare adeguatamente con la società in generale e con i responsabili politici».

Intanto, però, come ha osservato Papa Francesco, una lezione che la pandemia ci insegna è che senza solidarietà, libertà e uguaglianza sono solo parole vuote. Da qui il suggerimento a «recuperare la spiritualità»: i credenti «invocano Dio affinché illumini le persone di scienza nel trovare soluzioni pertinenti ai problemi che ci affliggono. È fondamentale infatti che scienziati, responsabili politici e istituzioni religiose collaborino da vicino in tali pesanti circostanze con l’obiettivo di contribuire a superare le divisioni che sono in aumento nelle nostre società».