La settimana di Papa Francesco

Il magistero

Gaspar Cal is embraced by his daughter Leticia while standing in front of their home, damaged by a ...
19 novembre 2020

Giovedì 12

Il compito educativo  della vita  consacrata

Ringrazio per l’invito all’evento promosso dall’Unione dei Superiori Generali e dall’Unione Internazionale delle Superiore Generali sulla sfida della ricostruzione del patto educativo globale che, a causa della pandemia, si tiene online .
La Vita Consacrata è stata sempre in prima linea nel compito educativo.
Ne è un esempio il fondatore san Giuseppe Calasanzio, che costruì la prima scuola per bambini, ma lo sono anche i religiosi che lo educarono a Estadilla, e molto prima i monasteri medievali che preservarono e diffusero la cultura classica.

Adattarsi  ai bisogni  e alle sfide  di ogni tempo

Da queste forti radici sono sorti in tutte le epoche della storia diversi carismi che, per dono di Dio, hanno saputo adattarsi ai bisogni e alle sfide di ogni tempo e ogni luogo.
Oggi la Chiesa invita a rinnovare questo proposito a partire dalla propria identità.
Vi ringrazio per aver preso questo testimone con tanto impegno ed entusiasmo.
Sono sette gli impegni fondamentali del patto educativo globale che desidero sintetizzare in tre linee di azione concreta: concentrarsi, accogliere  e coinvolgere .
Concentrarsi  su ciò che è importante significa mettere al centro la persona.
Valorizzare la persona fa dell’educazione un mezzo affinché i nostri bambini e i nostri giovani possano crescere e maturare, acquisendo le capacità e le risorse necessarie per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace.
È imprescindibile far sì che non si perda di vista l’obiettivo e che non si disperda nei mezzi, nei progetti e nelle strutture.
Lavoriamo per le persone, sono loro a formare le società, e queste a strutturare un’unica umanità, chiamata da Dio a essere il suo Popolo di elezione.
È necessaria l’accoglienza  che presuppone mettersi all’ascolto dell’altro, dei destinatari del nostro servizio, bambini e giovani.
Implica che i genitori, gli studenti e le autorità prestino ascolto a un altro tipo di suoni, che non sono semplicemente quelli del nostro circolo educativo.
Ciò eviterà che si chiudano nella loro autoreferenzialità e farà sì che si aprano al grido che nasce da ogni uomo.
Occorre motivare  bambini e  giovani affinché imparino a relazionarsi, a lavorare in gruppo, ad avere un atteggiamento empatico che rifiuti la cultura dello scarto.
È importante che imparino a salvaguardare la nostra casa comune, proteggendola dallo sfruttamento delle risorse, adottando stili di vita  sobri e  cercando  l’impiego integrale delle energie rinnovabili, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di solidarietà e dell’economia circolare.

Coinvolgere  e coinvolgerci

L’ultima linea di azione è decisiva. L’atteggiamento di ascolto non si può intendere come un mero udire e dimenticare, ma deve essere una piattaforma che permetta a tutti d’impegnarsi attivamente. Coinvolgere  e coinvolgerci  presuppone lavorare per dare a bambini e giovani la possibilità di vedere questo mondo con occhio critico, capace di comprendere i problemi nell’ambito dell’economia, della politica, della crescita e del progresso, e di proporre soluzioni che siano veramente al servizio di tutta la famiglia umana.

(Messaggio a padre Pedro Aguado Cuesta, preposito generale dell’ordine dei Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole pie)


Domenica 15


Parabola  dei talenti

In questa penultima domenica dell’anno liturgico, il Vangelo ci presenta la celebre parabola dei talenti (Mt 25, 14-30).
Racconta di un ricco signore che deve partire e affida i suoi beni a tre servi: al primo affida cinque talenti, al secondo due, al terzo uno.
Gesù specifica che la distribuzione è fatta «secondo le capacità di ciascuno».
Così fa il Signore con tutti noi: ci conosce bene, sa che non siamo uguali e non vuole privilegiare nessuno a scapito degli altri.
Affida a ciascuno un capitale commisurato alle capacità.
I primi due servi si danno molto da fare, sino al punto di raddoppiare la somma.
Non così il terzo, il quale nasconde il talento in una buca: per evitare rischi, lo lascia lì, al riparo dai ladri, ma senza farlo fruttare.
Al ritorno del padrone i primi due presentano il buon frutto del loro impegno, hanno lavorato e il padrone li loda, li ricompensa e li invita a partecipare alla sua festa.
Il terzo, invece, accorgendosi di essere in difetto, comincia subito a giustificarsi.
Si difende della sua pigrizia accusando il padrone di essere “duro”.

Quelli che si difendono accusando

Questa è un’abitudine che anche noi abbiamo: ci difendiamo, tante volte, accusando gli altri.
Ma loro non hanno colpa: la colpa è nostra, il difetto è nostro.
E questo servo accusa  il padrone per giustificarsi. Anche noi, tante volte, facciamo lo stesso.
Allora il padrone lo rimprovera: lo chiama servo «malvagio e pigro»; gli fa togliere il talento e lo fa gettare fuori dalla sua casa.
Questa parabola  ha tanta attualità: oggi, che è la Giornata dei Poveri, dove la Chiesa dice a noi cristiani: “Tendi la tua mano al povero. Non sei solo nella vita: c’è gente che ha bisogno di te. Non essere egoista”.
Tutti abbiamo ricevuto da Dio un “patrimonio”, una ricchezza umana.
E come discepoli di Cristo, abbiamo ricevuto anche la fede, il Vangelo, lo Spirito Santo, i Sacramenti.
Questi doni bisogna utilizzarli per operare il bene in questa vita, come servizio a Dio e ai fratelli.
E oggi la Chiesa  dice: “Utilizza quello che ti ha dato Dio e guarda i poveri: ce ne sono tanti; anche nelle nostre città. Fate il bene!”.

C’è chi pensa che essere  cristiani  significhi non fare il male

A volte pensiamo che essere cristiani sia non fare del male. E non fare del male è buono. Ma non fare del bene, non è buono. Dobbiamo uscire da noi stessi e guardare coloro che hanno bisogno. C’è tanta fame, anche nel cuore delle nostre città, e tante volte noi entriamo in quella logica dell’indifferenza: il povero è lì, e guardiamo da un’altra parte. Alcuni dicono: “Ma questi preti, questi vescovi che parlano dei poveri... Noi vogliamo che ci parlino della vita eterna!”. Ma i poveri sono al centro del Vangelo. E Gesù ci ha insegnato a parlare a loro. Lui è venuto per i poveri. Hai ricevuto tante cose, e tu lasci che tuo fratello, tua sorella muoia di fame?Gesù ci dice [anche] “Il povero sono io”.Maria ha ricevuto un grande dono: Gesù stesso, ma non l’ha tenuto per sé, lo ha dato al mondo. Impariamo da lei a tendere la mano ai poveri.

Vicinanza  alle Filippine colpite  dal tifone

Sono vicino con la preghiera alle popolazioni delle Filippine, che soffrono a causa delle distruzioni e soprattutto delle inondazioni provocate da un forte tifone. Esprimo la mia solidarietà alle famiglie più povere ed esposte a queste calamità, e il mio sostegno a quanti si prodigano per soccorrerle.

Pace  per la Costa d’Avorio

Il mio pensiero va alla Costa d’Avorio, che celebra la Giornata nazionale della pace, in un contesto di tensioni sociali e politiche che, purtroppo, hanno provocato numerose vittime. Mi unisco alla preghiera per ottenere dal Signore il dono della concordia nazionale, ed esorto tutti i figli e le figlie di quel caro Paese a collaborare responsabilmente per la riconciliazione. Incoraggio, in particolare, i diversi attori politici a ristabilire un clima di fiducia reciproca e di dialogo, nella ricerca di soluzioni giuste.

Per le vittime di un incendio  in un ospedale in Romania

Ieri, in una struttura ospedaliera in Romania, dove erano ricoverati vari pazienti colpiti dal coronavirus, è scoppiato un incendio che ha provocato alcune vittime. Esprimo vicinanza e prego per loro.

Il saluto  a un coro  tedesco

Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini provenienti da vari Paesi... Mi rallegro, in particolare, per la presenza del Coro di voci bianche di Hösel, Germania.

(Angelus in piazza San Pietro )


Mercoledì 18


La preghiera di Maria

Nel nostro cammino di catechesi sulla preghiera, oggi incontriamo la Vergine Maria, come donna orante.
La Madonna pregava. Quando ancora il mondo la ignora, quando è una semplice ragazza, Maria prega.
Possiamo immaginare la giovane di Nazareth raccolta nel silenzio, in continuo dialogo con Dio, che presto le avrebbe affidato la sua missione.
Lei è già piena di grazia e immacolata fin dalla concezione, ma ancora non sa nulla della sua sorprendente e straordinaria vocazione e del mare tempestoso che dovrà solcare.

Nella grande schiera  degli umili

Maria appartiene alla grande schiera di quegli umili di cuore che gli storici ufficiali non inseriscono nei loro libri, ma con i quali Dio ha preparato la venuta del suo Figlio.
Maria non dirige autonomamente la sua vita: aspetta che Dio prenda le redini del suo cammino e la guidi dove Egli vuole.
È docile, e con questa sua disponibilità predispone i grandi avvenimenti che coinvolgono Dio nel mondo.
Maria è in preghiera, quando l’arcangelo Gabriele viene a portarle l’annuncio a Nazareth.
Il suo “Eccomi”, piccolo e immenso... era stato preceduto nella storia della salvezza da tanti altri “eccomi”, da tante obbedienze fiduciose, da tante disponibilità alla volontà di Dio.

Apertura  di cuore

Non c’è modo migliore di pregare che mettersi come Maria in un atteggiamento di apertura, di cuore aperto a Dio.
“Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi”.
E Dio sempre risponde. Quanti credenti vivono così la loro preghiera!

Incontro alla realtà

Quelli che sono più umili di cuore, pregano così:  con umiltà semplice... non arrabbiandosi perché le giornate sono piene di problemi, ma andando incontro alla realtà e sapendo che  nell’amore offerto in ogni situazione, diventiamo strumenti della grazia.
Ma noi siamo inquieti, sempre vogliamo le cose prima di chiederle.

Trasformare l’inquietudine in  disponsibilità

Questa inquietudine ci fa male, e la preghiera sa ammansire l’inquietudine, sa trasformarla in disponibilità.
Quando sono inquieto, prego e la preghiera mi apre il cuore e mi fa disponibile alla volontà di Dio.
La Vergine Maria, in quei pochi istanti dell’Annunciazione, ha saputo respingere la paura.
Se nella preghiera comprendiamo che ogni giorno donato da Dio è una chiamata, allora accogliamo tutto.
È importante chiedere al Signore la sua presenza a ogni passo del nostro cammino: che non ci lasci soli, che non ci abbandoni nella tentazione, che non ci abbandoni nei momenti brutti. Quel finale del Padre Nostro è così.

Prima  discepola

Maria accompagna in preghiera tutta la vita di Gesù, fino alla morte e alla risurrezione; e alla fine continua, e accompagna i primi passi della Chiesa nascente.
Prega con i discepoli che hanno attraversato lo scandalo della croce.
Prega con Pietro, che ha ceduto alla paura e ha pianto per il rimorso.
Maria è con i discepoli; in mezzo agli uomini e alle donne che suo Figlio ha chiamato a formare la sua Comunità.
Maria non fa il sacerdote tra loro, no! È la Madre di Gesù che prega con loro, come una della comunità.
Prega con loro e prega per loro.

Madre  della Chiesa

Per opera dello Spirito Santo è diventata Madre di Dio, e per opera dello Spirito Santo, diventa Madre della Chiesa.  Sempre in silenzio. La preghiera di Maria è silenziosa. Il Vangelo ci racconta soltanto una preghiera di Maria: a Cana.

Intuizione femminile

Nella Vergine Maria, la naturale intuizione femminile viene esaltata dalla sua singolarissima unione con Dio nella preghiera.
Per questo, leggendo il Vangelo, notiamo che ella sembra qualche volta scomparire, per  riaffiorare nei momenti cruciali.
Maria è aperta alla voce di Dio che guida i suoi passi là dove c’è bisogno della sua presenza.
Presenza silenziosa di madre e di discepola. Maria è presente perché è Madre, ma è anche presente perché è la prima discepola, quella che ha imparato meglio le cose di Gesù.
Maria non dice mai: “Venite, io risolverò le cose”. Ma dice: “Fate quello che Lui vi dirà”,  indicando con il dito Gesù.
Tutto ciò che le capita intorno finisce con l’avere un riflesso nel profondo del suo cuore: i giorni pieni di gioia, come i momenti più bui, quando anche lei fatica a comprendere per quali strade debba passare la Redenzione.
Tutto finisce nel suo cuore, perché venga passato al vaglio della preghiera e da essa trasfigurato.
Che si tratti dei doni dei Magi, oppure della fuga in Egitto, fino a quel tremendo venerdì di passione: tutto la Madre custodisce e porta nel suo dialogo con Dio.

Una perla  levigata  dalla pazienza

Qualcuno ha paragonato il cuore di Maria a una perla di incomparabile splendore, formata e levigata dalla paziente accoglienza della volontà di Dio attraverso i misteri di Gesù meditati in preghiera. Che bello se anche noi potremo assomigliare un po’ alla nostra Madre! Con il cuore aperto alla Parola di Dio, con il cuore silenzioso, con il cuore obbediente, con il cuore che sa ricevere la Parola di Dio e la lascia crescere come un seme del bene della Chiesa.

Con i polacchi  il ricordo  della beata  Karolina  Kózka

Oggi in Polonia ricorre la memoria liturgica della Beata Karolina Kózka, vergine e martire. A sedici anni subì la morte per martirio in difesa della virtù della castità. Con il suo esempio, ancora oggi indica, specialmente ai giovani, il valore della purezza, il rispetto per il corpo umano e la dignità della donna. Affidatevi alla sua intercessione, perché vi aiuti a testimoniare con coraggio le virtù cristiane e i valori evangelici.

Dedicazione delle basiliche vaticana  e ostiense

Oggi celebriamo la Dedicazione della Basilica di San Pietro in Vaticano e di quella di San Paolo sulla via Ostiense. Questa festa, che pone in luce il significato della chiesa, edificio sacro dove si raccolgono i credenti, susciti in tutti noi la consapevolezza che ognuno è chiamato ad essere tempio vivente di Dio.

(Udienza generale nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano)