Le celebrazioni del settimo centenario della morte dell’Alighieri possano «essere un invito alla speranza, quella speranza di cui Dante è profeta»: lo ha auspicato Papa Francesco ricevendo in Vaticano sabato mattina, 10 ottobre, una delegazione dell’arcidiocesi di Ravenna-Cervia, promotrice dell’Anno Dantesco. Nel discorso il Pontefice ha rimarcato l’attualità dell’Alighieri. «Potrebbe sembrare... che questi sette secoli abbiano scavato una distanza incolmabile», ha osservato. «Eppure non è così», ha aggiunto riferendosi in particolare agli «adolescenti, anche quelli di oggi», che quando «hanno la possibilità di accostarsi» alla sua poesia «avvertono una sorprendente risonanza... specialmente là dove... l’umano traspare più evidente e nudo, dove la passione civile vibra più intensa, dove il fascino del vero, del bello e del bene, ultimamente il fascino di Dio fa sentire la sua potente attrazione». Da qui l’esortazione ad approfittare «di questa risonanza che supera i secoli», per poter — sulla scia dell’insegnamento di Paolo vi , che di Dante fu grande appassionato — «attraversare le tante selve oscure della nostra terra e compiere felicemente il pellegrinaggio», fino a «giungere alla meta: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”».
10 ottobre 2020