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Protagoniste

Contro lo stupro sinergia donne-Chiese

Justine Masika Bihamba durante un corso di formazione in un villaggio (foto dal profilo Facebook di SFVS)
24 ottobre 2020

La rete di Justine Masika Bihamba, attivista congolese perseguitata


La città di Goma, capoluogo della regione del Nord-Kivu, all’est della Repubblica Democratica del Congo, è conosciuta ancora oggi, tristemente, per i numerosi atti di violenza di cui la popolazione è vittima. I conflitti tra gruppi ribelli e tra gruppi armati e esercito congolese, l’instabilità permanente caratterizzata anche da corruzione e ingiustizie, rendono la vita in questa zona dell’Africa centrale molto dura in particolar modo per la società civile, gli attivisti e le donne, soprattutto quando sono impegnate nella lotta per i loro diritti. Goma è anche la città che ha dato i natali e dove risiede a lavora Justine Masika Bihamba.

In diverse occasioni Justine è stata minacciata di arresto o di morte a causa del suo impegno. La sera del 18 settembre 2007 sei soldati armati fecero irruzione nella sua casa dove c’erano i suoi sei figli, di età compresa tra i 5 e i 24 anni. Aggredirono la figlia più grande e tentarono di stuprare quella più giovane. Justine rientrò in casa proprio mentre stava avendo luogo l’aggressione. I militari, uno dei quali da lei identificato, fuggirono tutti. Nove giorni dopo Justine presentò denuncia, ma gli aggressori non sono mai stati arrestati o portati in giudizio. Le figlie in seguito sono fuggite all’estero per la loro sicurezza.

Justine è stata insignita nel 2008 dal governo dei Paesi Bassi del premio Tulipe per i diritti umani e nel 2009 del Premio per la Pace Pax Christi International. In seguito ha ricevuto molti altri riconoscimenti.

Ho conosciuto Justine proprio nel 2008 a Bruxelles dove era venuta per una serie di incontri con autorità politiche internazionali. Risponde al telefono da Goma.

Sei una delle attiviste per i diritti delle donne più coraggiose che io conosca, puoi spiegare di cosa ti occupi?

Sono un’attivista per i diritti umani e lavoro in favore della promozione dei diritti delle donne dal 1990 quando ho contribuito a fondare la Synergie des femmes pour les victimes de violence sexuelle, che oggi è in una rete di 35 associazioni impegnate nella tutela dei diritti delle donne. In particolare mi occupo dei casi di donne che sono vittime di violenze sessuali.

Qual è il contesto nel quale vivi e operi?

Nel contesto di guerra e di impunità in Nord-Kivu, dove i diritti delle donne sono costantemente violati. In periodo di pace, le donne sono vittime dei costumi e delle tradizioni che le considerano come inferiori all’uomo. In periodo di guerra e conflitto, il corpo delle donne diventa un “campo di battaglia”, dato che quando ci sono scontri tra gruppi ribelli o tra gruppi ribelli e l’esercito congolese, sono le donne ad essere le prime ad essere attaccate e a subire violenze e stupri. Con il nostro lavoro vogliamo raggiungere l’obiettivo innanzitutto di sensibilizzare le donne in modo che possano sapere che hanno dei diritti che sono riconosciuti leggi e trattati a livello nazionale, regionale e internazionale. Ci preme che le donne prendano consapevolezza del ruolo che possono e devono svolgere nella società e che siano a conoscenza e sappiano utilizzare gli strumenti per rivendicare i loro diritti.

In concreto che tipo di attività svolgete?

Organizziamo molte attività. Per le donne analfabete, che purtroppo nella nostra regione sono numerose, la sensibilizzazione si effettua attraverso immagini invece che testi. Ci rechiamo nelle case, svolgiamo un lavoro porta a porta, ci rechiamo nelle chiese, cerchiamo di allearci ai leader dei villaggi perché le comunità religiose e i leader tradizionali hanno un potere enorme e svolgono un ruolo molto importante nelle comunità. Sono molto rispettati e quindi ascoltati. Quando riusciamo a sensibilizzarli, nei loro villaggi si registra un cambiamento e le donne non solo sono più ascoltate ma riescono a trovare lo spazio per essere attrici del cambiamento.

Tu sei credente? Fai parte di una comunità?

Si, io sono credente. Sono cresciuta come membro della Chiesa battista di cui facevano parte i miei nonni e bisnonni. Oggi, però, per mia crescita spirituale personale, appartengo a una Chiesa pentecostale. Non sono solo credente, sono una fedele praticante. Ogni mattina inizio la mia giornata pregando. Prima a casa e poi in chiesa, dove mi reco a piedi per le preghiere comunitarie. Considero questa passeggiata mattutina una benedizione per lo spirito ma anche per la mia salute, lo faccio quindi con gioia e senso di responsabilità. A Goma ci sono enormi problemi di sicurezza per la popolazione in generale e soprattutto per le persone come me, attiviste di diritti umani, perché siamo bersaglio degli attacchi di persone malintenzionate, di rappresentanti dei gruppi ribelli e, purtroppo, anche di rappresentanti del governo e dei poteri forti. Io però sento di essere stata chiamata da Dio che mi ha voluta per questa missione. La mia fede mi rende più forte perché so che Dio mi protegge. Sono stata minacciata molte volte e senza la mia fede non credo che ne sarei uscita sempre sana e salva.

Come pensi che si possa interpellare la Chiesa a favore della promozione dei diritti delle donne?

Io sono fortunata perché i due pastori della mia comunità non solo sono favorevoli alla promozione dei diritti delle donne, ma, visto che uno dei due è giurista di formazione, mi aiutano moltissimo. Quando per esempio organizziamo sessioni di formazione sulla leadership femminile, sulla participazione delle donne nella vita politica del Paese, i due pastori ci sostengono e ci aiutano. Sono uomini impegnati e convinti della necessità di svolgere un ruolo attivo nella sensibilizzazione e informazione delle donne sui loro diritti.

Avete contatti o collaborazioni con la Chiesa cattolica?

La Synergie lavora in collaborazione con tutte le confessioni religiose e quindi anche con la chiesa cattolica. Collaboriamo con la Commissione giustizia e pace sulle tematiche dei diritti umani. A Goma esiste anche un gruppo molto dinamico di donne cattoliche con cui collaboriamo costantemente. Insomma, promuoviamo un messaggio che va al di là delle singole confessioni religiose perché i diritti delle donne sono universali e nel nostro caso, come non mai, l’unione fa la forza.

di Donatella Rostagno