Dal Parlamento della legalità

Un urlo contro la mafia e la violenza

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15 settembre 2020

«Dite no alla mafia, non permettete che entri nelle vostre famiglie e nelle vostre case. Salvaguardate i vostri figli. Attenzione, la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta stanno invadendo tutto il Paese». Parole fortissime, scandite dal generale dei carabinieri Mimmo Basile, fratello del capitano dell’Arma Emanuele, ucciso da cosa nostra nel 1980, che hanno infiammato il quarto Convegno nazionale del Parlamento della legalità internazionale, tenutosi nei giorni scorsi a Monreale, su un tema di intrigante attualità: «Dovere, legalità, gratitudine, quando le persone normali diventano eroi».

Immediata e stupefacente la reazione dei presenti, circa trecento persone provenienti da diverse regioni d’Italia, scattati in piedi ad applaudire tutti insieme — i tanti giovani e le famiglie, accanto agli uomini delle istituzioni e ai più alti gradi delle diverse forze dell’ordine, molti con le lacrime agli occhi, e ad uomini di Chiesa come il cardinale Francesco Coccopalmerio (presidente emerito del Pontificio consiglio dei testi legislativi) e il vescovo di Monreale Michele Pennisi (guida spirituale del Movimento) — l’emozionante testimonianza del vecchio ufficiale, che chiedeva certezza del diritto e mobilitazione civile e popolare contro lo strapotere delle mafie.

Un ammonimento preciso, in un momento di grande sconcerto per il centinaio di boss mafiosi detenuti, di altissima pericolosità, sbrigativamente messi ai domiciliari a causa del coronavirus, e ancora non rientrati in carcere. Nato dal celebre anatema di san Giovanni Paolo II contro la mafia il 9 maggio del 1993 ad Agrigento, il Parlamento della legalità ha avuto non a caso come primo presidente onorario il giudice Antonino Caponnetto, allora coordinatore del pool antimafia cui aderirono Falcone e Borsellino. Sotto la guida di Nicolò Mannino, suo fondatore e presidente, il Movimento è divenuto ormai un importante punto di riferimento per l’educazione alla legalità in tutto il territorio nazionale, e da qualche mese ha aperto una sede anche al Cairo.

E proprio Nicolò Mannino, insieme al vice-presidente Salvo Sardisco, ha voluto rimarcarne la forte ispirazione cristiana, arricchitasi negli ultimi anni di una connotazione ecumenica ed interreligiosa. Oltre ai copti, erano infatti presenti all’incontro anche gli imam di Verona e di Catania. Un cammino di educazione alla legalità che si snoda ormai da più di vent’anni, e che riceve ulteriore forza dalla presenza delle forze militari, a partire dal generale Carmine Lopez, capo della Guardia di Finanza per la Sicilia e la Calabria, e presidente onorario del Movimento. Molto toccante anche la testimonianza dei genitori di Paolo La Rosa, ucciso a febbraio a Terrasini dalla disumana violenza di altri giovani, soltanto perché cercava di mettere pace in una rissa scoppiata fuori da un locale. La stessa dinamica del barbaro omicidio di Willy Duarte la settimana scorsa a Colleferro. Una deriva d’odio soprattutto giovanile, che dilaga sui social, e che ha allarmato diversi relatori. «Si tratta di un’agghiacciante ondata di disumanità che indebolisce ulteriormente i già fragili legami sociali», ha ammonito il cardinale Coccopalmerio. «C’è bisogno più che mai di eroi della quotidianità, che sappiano ricucire più saldi rapporti umani e sociali — ha detto Nicolò Mannino — perché amare oggi è eroismo, ed abbracciare la solidarietà e la fraternità sociale è anch’esso una forma di eroismo necessario». 

di Raffaele Luise