Dopo l’incendio che ha distrutto il campo profughi

Moria: l’Europa cerca risposte

TOPSHOT - This aerial view taken on September 10, 2020, shows the burnt Moria refugee camp in the ...
10 settembre 2020

«È giunto il momento di rafforzare la solidarietà dell’Ue nella gestione dell’asilo e della migrazione». Così si è espresso ieri il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, commentando la notizia del terribile incendio che ha distrutto il campo profughi di Moria, sull’isola greca di Lesbo, senza fare nessuna vittima.

L’Unione europea è pronta a occuparsi del trasferimento e dell’accoglienza dei minori non accompagnati residenti nel campo: lo ha detto il commissario europeo agli Affari interni, signora Ylva Johansson. «Ho accettato di finanziare lo spostamento immediato e la sistemazione di circa 400 bambini e adolescenti non accompagnati. La sicurezza e il riparo di tutte le persone a Moria sono la priorità» ha scritto su Twitter Johansson, che ha espresso «vicinanza e solidarietà nei confronti delle persone di Lesbo e in particolare ai migranti e al personale che lavora nel campo di Moria».

Sull’incendio è intervenuto ieri il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea, che ha sottolineato come Moria rappresenti da tempo un problema che l’Europa doveva già aver risolto, ma non è stato fatto nulla. A bruciare — ha detto il cardinale in un’intervista a Vatican News — non è stato soltanto il campo di Moria ma soprattutto «l’umanità dell’Europa, la tradizione dell’umanesimo, del cristianesimo». Hollerich ha quindi lanciato un appello all’Europa: «Dobbiamo accettare la nostra responsabilità in quanto esseri umani». Occorre quindi superare la logica degli annunci e mantenere le promesse e gli impegni.

Nel frattempo, il governo greco ha dichiarato lo stato di emergenza per 4 mesi sull’isola: il portavoce del governo, Stelios Petsas, ha annunciato la decisione a seguito di una riunione di emergenza presieduta dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis.

A 24 ore di distanza dall’incendio che ha distrutto il campo, non è ancora chiaro quanti migranti siano rimasti senza rifugio, mentre le autorità greche escludono che agli adulti possa essere consentito di lasciare l’isola. Gli oltre 12 mila migranti che erano ospitati nel campo, che hanno perso i propri averi nell’incendio che potrebbe essere stato innescato intenzionalmente, hanno trascorso la notte in strada. I vigili del fuoco sono stati impegnati a lungo per spegnere i numerosi incendi minori che hanno distrutto le tende e le strutture che ancora erano rimaste in piedi. Altre notizie riferiscono di un uso dei gas lacrimogeni da parte della polizia, per impedire che alcuni migranti raggiungessero il capoluogo dell’isola, dove è alto il timore di una diffusione incontrollata del coronavirus. Oltre 400 minori non accompagnati sono stati trasferiti in altre strutture sulla Grecia continentale, ma il vice ministro per l’Immigrazione, Giorgos Koumoutsakos, ha escluso che lo stesso trattamento sarà riservato agli adulti.