Nell’insegnamento di Papa Francesco

La «Laudato si’» per un nuovo umanesimo

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07 settembre 2020

L’enciclica di Papa Francesco sull’ecologia porta il titolo della preghiera di san Francesco d’Assisi che esprime un atteggiamento proprio dell’uomo che di fronte al creato, prorompe in riconoscenza davanti all’Autore della natura della quale si riconosce parte qualificata, proprio per poter godere della contemplazione. Infatti, l’essere umano è consapevole di essere stato messo al vertice della creazione. Ma oggi molti hanno perso questa capacità di contemplare oppure non trovano il tempo e l’opportunità per fermarsi e guardare, per riflettere riguardo al senso della vita, al senso di ciò che si fa, di ciò che si ha, di ciò che si guadagna. Per molti la vita è diventata una corsa senza fine e senza sosta, provando la routine e la stanchezza di vivere, privandosi delle gioie che può dare a chi la vive con i ritmi che la natura cela e che l’uomo può scoprire e adeguare le proprie giornate dando spazio alla contemplazione, alla relazione con gli altri, al rapporto con il creato e al suo Creatore, insomma a una vita più umana e meno meccanica.

Cosa sta succedendo? Molti si sono lasciati trasportare dal lavoro eccessivo e dal consumo sfrenato perdendo in questo modo l’orientamento della loro vita. Infatti, l’economia va avanti creando un tipo di uomo produttore-consumatore che non finisce mai di appagare la sua brama di possesso e di godimento. Certo, il consumo di beni genera la produzione, produce il lavoro di tanti che possono a sua volta consumare sempre di più. Ma quando questa dinamica si esaspera, genera pure lo scarto. Papa Francesco ha denunciato più volte la “cultura dello scarto”, che è la conseguenza del consumismo che sciupa in base a bisogni stimolati attraverso la pubblicità che tutto invade e che spinge il consumo egoistico, che lascia insoddisfatto il soggetto e inquina l’ambiente producendo lo scarto ambientale e quello delle persone. Da tempo diversi movimenti avvertivano e si mobilitavano per risvegliare le coscienze addormentate dal consumismo narcisistico per far capire l’emergenza in cui la terra andava a immergersi. Già san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano ascoltato queste voci che Papa Francesco accoglie in un modo più deciso attraverso l’estensione di un’enciclica, quella che identifica il suo pontificato. Ma riguardo a quei movimenti Francesco aggiunge, nella prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa, che la crisi non è semplicemente ambientale, è una crisi antropologica. Per cui non occorre soltanto badare all’inquinamento della natura, occorre pensare pure alle vittime umane di questo inquinamento. Allora, secondo Francesco, bisogna ascoltare il grido della terra insieme a quello dei poveri, un unico grido che si alza verso il Creatore.

Si tratta di ascoltare, perciò Papa Francesco si è messo in ascolto della realtà secondo il suo principio “la realtà è superiore all’idea”, e di tutti coloro che si sono impegnati nella salvaguardia del creato. Già la preparazione dell’enciclica ha messo in moto una dinamica di ascolto e di dialogo, di consultazione di scienziati, di teologi, di pastori di diverse confessioni per prendere atto dei danni e pensare alle vie di superamento da proporre all’umanità. Infatti, la redazione dell Laudato si’ si è svolta durante la preparazione della XXI sessione della Cop21, e il Papa ha voluto che fosse pubblicata prima dell’evento, perché fosse un contributo della Santa Sede all’importante dibattito e accordo internazionale. Il Santo Padre invita i capi dei governi ad azioni urgenti ed efficaci per impedire una catastrofe ambientale mondiale la quale si ripercuote sui più vulnerabili del pianeta: popolazioni che devono abbandonare il loro territorio per mancanza d’acqua, che devono vivere accanto alle discariche tossiche, che devono abbandonare il loro territorio a causa degli incendi tante volte provocati dall’ambizione senza scrupoli, come nel caso dell’Amazzonia. Queste situazioni e tante altre provocano crisi di salute, di lavoro, di perdita dell’identità culturale che è un modo di perdere l’immunità antropologica davanti ai virus dell’appiattimento dei valori, insomma una crisi spirituale senza precedenti, che Benedetto XVI aveva qualificato quando diceva che: «In questi decenni è avanzata una “desertificazione” spirituale» la quale provoca i deserti ambientali. Un deserto è un simbolo della non vita, simbolo di morte. La desertificazione del nostro pianeta progredisce diventando povertà e morte in tante popolazioni vittime del consumismo sfrenato e dell’avidità del possesso egoistico che genera strutture di peccato. Per questo Papa Francesco ha criticato più volte questa economia come causa di ingiustizia, inquinamento e morte: un’economia che uccide. Ma non solo l’ha criticata, ha avviato un movimento di pensiero e di ricerca di una nuova economia che promuova una vera oiko nomia, un’economia della casa comune, un’economia per tutti, nella quale tutti possano guadagnare e raggiungere il livello di vita che permetta di vivere una vita umana dignitosa. Già Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in veritate richiamava un’economia basata sulla gratuità anziché sul mero profitto.

Quanto più tecnologico diventa l’uomo, tanto più può perdere umanità, per questo Papa Francesco avverte che da questa crisi del coronavirus non si esce se non attraverso la solidarietà. Infatti, tanti conflitti armati minacciano la pace mondiale, mettono tante popolazioni a rischio, fanno soffrire tutti, soprattutto i poveri che devono abbandonare i loro Paesi e molti di questi bussano alle porte dell’Europa. Oggi più che mai, il pianeta è diventato un unico mondo, un’unica casa che Dio ha voluto fosse di tutti. Non si osi scompigliare l’ordine primordiale voluto dall’Autore, non si voglia trarre il massimo profitto rovesciando l’equilibrio che rende possibile questa bellezza. Tutto è collegato, questa è la linea rossa che articola l’enciclica di Papa Francesco.

In diversi luoghi dell’enciclica il Santo Padre richiede una «maggiore consapevolezza» e una «crescente sensibilità» per «prendere dolorosa coscienza» (Laudato si’, 19), bisogna avere una «consapevolezza che siamo una sola famiglia umana» (Laudato si’, 52), di fronte a una «generale indifferenza» (Laudato si’, 25) che porta a «cauterizzare la coscienza» (Laudato si’, 49).

Non sarebbe possibile la solidarietà come principio etico senza il riconoscimento dell’altro come persona, senza il riconoscimento reciproco all’interno della società. L’enciclica fa un «appello alla solidarietà» che si concretizza in «una opzione preferenziale per i più poveri», la quale «è un’esigenza etica fondamentale per l’effettiva realizzazione del bene comune» (Laudato si’, 158). La condivisione delle risorse attraverso le strutture di produzione e di distribuzione è parte di un effettivo riconoscimento dell’altro, di una solidarietà effettiva. La proposta del Papa prende dal basso l’iniziativa delle «comunità di piccoli produttori» quando «optano per sistemi di produzione meno inquinanti» (Laudato si’, 112); anche nei giovani il Pontefice scopre «una nuova sensibilità ecologica e uno spirito generoso» che li porta a lottare «in un modo ammirevole per la difesa dell’ambiente» (Laudato si’, 209).

La prima cosa che propongo a livello personale è la sobrietà, un ritorno alla semplicità. La seconda riguarda un attivismo ecologico pacifico ma efficace che richiami alla «responsabilità sociale dei consumatori» costituendo «una cittadinanza ecologica». A livello nazionale e locale si propone: una politica fiscale che premi la produzione industriale pulita e giusta. Lo sviluppo di un sistema di trasporto pubblico efficiente e confortevole tale da premiarne l’uso, e non il trasporto privato, abbandonando i combustibili fossili. La custodia di riserve naturali che preservino l’ambiente dalla speculazione immobiliare. La promozione della cultura locale e l’educazione a un’ecologia integrale. La promozione del commercio equo ed ecologico e solidale. Mentre a livello nazionale: la regolamentazione dell’economia finanziaria in modo tale da favorire la produzione pulita e giusta, e impedire il guadagno delle attività illecite. La cancellazione del debito dei Paesi poveri. Alleanze per la pace, in modo da destinare i soldi alla salute e allo sviluppo dei popoli.

di Miguel Yáñez