La tensione tra Baku e Yerevan non accenna a diminuire

Intensi combattimenti nel Nagorno-Karabakh

Soldati azeri nel corso di un’operazione (Epa)
29 settembre 2020

Non accenna a diminuire la tensione nel Nagorno-Karabakh, uno tra i più longevi conflitti al mondo. Intensi combattimenti tra le truppe azere e armene sono stati segnalati anche oggi lungo l’intero fronte. Lo riportano le agenzie di stampa internazionali.

Da due giorni, gli armeni del Nagorno-Karabakh e l’Azerbaigian si accusano reciprocamente di avere aperto il fuoco nella regione contesa. Secondo Baku, le forze armene avrebbero tentato di «riprendere le posizioni perdute» con azioni militari nelle direzioni di Fizuli-Jabrailsky e Agder-Tertersky, ma sarebbero state respinte dalle truppe azere, che ora riferiscono di portare avanti un’offensiva per conquistare la cittadina di Fizuli.

Yerevan, da parte sua, sostiene che le forze armene del Nagorno-Karabakh abbiano «respinto le offensive azere in vari settori della linea del fronte», annunciando «gravi perdite» tra le file azere. Gli azeri hanno dichiarato che «una colonna motorizzata e una unità di artiglieria armene sono state distrutte». Al momento, si ha notizia di almeno 95 morti nei combattimenti.

Dopo gli scontri a fuoco di ieri sera con le truppe azere, che hanno provocato la morte di 26 soldati armeni, Yerevan si è detta pronta ad «un contrattacco proporzionato» contro l’Azerbaigian. Lo ha annunciato il Governo dell’Armenia, dopo una riunione nella notte del Consiglio di sicurezza, convocato d’emergenza dal premier, Nikol Pashinyan, al quale erano presenti anche il presidente della Repubblica, Armen Sarkisyan, e il presidente del Parlamento, Ararat Mirzoyan. «Non c'è dubbio che difenderemo i nostri confini fino all’inverosimile perché non possiamo arrenderci», ha detto Sarkisyan, aggiungendo che «il dialogo continua a essere la soluzione umana ai problemi umani».

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha parlato nelle ultime ore con i leader di Azerbaigian ed Armenia per esortare ad un cessate il fuoco. Lo ha dichiarato il portavoce del Palazzo di Vetro di New York, Stéphane Dujarric, specificando che Guteress ha sottolineato «la necessità di un immediato stop dei combattimenti» e la ripresa senza condizioni e senza rinVII dei negoziati di pace sotto l’egida del Gruppo di Minsk. Il segretario generale dell’Onu ha anche espresso la necessità che «vengano immediatamente inviati di nuovo nella regione gli osservatori dell’Osce», l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

I colloqui di pace condotti dal Gruppo di Minsk dell’Osce, con l’obiettivo di rafforzare il cessate il fuoco del 1994, sono in fase di stallo da diversi anni. Il Gruppo di Minsk è guidato da una co-Presidenza attualmente composta da Francia, Russia e Stati Uniti. Del gruppo fanno parte anche Belarus, Germania, Italia, Portogallo, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia e Turchia, oltre a Armenia e Azerbaigian.

In una nota, l’Osce si è detta fortemente impegnata a trovare una soluzione pacifica alla grave crisi. Una fonte diplomatica ha rivelato come questi sforzi coinvolgano Andrzej Kasprzyk, l’inviato speciale dell’l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa per il conflitto tra Armenia e Azerbaigian.

Anche l’Unione europea è tornata ad auspicare che la situazione si normalizzi al più presto. «È urgente che si cessino tutte le ostilità poiché c'è un rischio di gravi conseguenze e di destabilizzazione di tutta la regione», ha dichiarato alla stampa Peter Stano, portavoce della Politica estera di Bruxelles. L’Unione europea ha poi sollecitato «tutti gli attori della regione a contribuire a fermare il confronto armato e ad evitare interferenze dall’esterno».