Un comitato congiunto garantirà l’equa distribuzione degli introiti

Haftar apre sul petrolio ma detta condizioni

Troops loyal to Libya's internationally recognized government patrol the area in Zamzam, near Abu ...
19 settembre 2020

Il comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), Khalifa Haftar, ha annunciato «la ripresa della produzione e dell’esportazione di petrolio», mettendo sul tavolo la sua carta al momento più pesante in una fase già molto critica per il paese. Saranno riaperti per un mese — ha dichiarato in un discorso televisivo — i pozzi e i terminal, che lui stesso sta bloccando da gennaio. Il blocco era stato motivato con un’asserita iniquità della ripartizione dei proventi ai danni della Cirenaica.

La decisione, ha affermato Haftar, è stata presa «per il bene della popolazione». Lo segnala un tweet di Sky News Arabia. Un annuncio però vincolato a una condizione difficile da evitare: gli introiti dell’export non dovranno esser utilizzati per finanziare le milizie che controllano Tripoli e che lui considera «terroriste».

Poco dopo l’annuncio, da Tripoli il numero due del Consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig — in maniera palesemente non concordata col resto dell’esecutivo — ha confermato via Twitter, la decisione di Haftar e rassicurato parzialmente il generale. In un comunicato — riportano i media libici — ha fatto riferimento a una commissione congiunta incaricata di vigilare che i proventi miliardari siano equamente ripartiti fra le due parti in cui è attualmente spaccato il paese. Si tratta della Tripolitania del premier dimissionario Fayez al-Serraj, che mercoledì ha annunciato l’intenzione di lasciare l’incarico a fine ottobre, e la Cirenaica di Haftar, uomo non più così forte dopo i quindici mesi di assalto a Tripoli fallito nel giugno scorso. La commissione, si legge nel comunicato, resterà in carica «fino alla formazione di un governo di unità nazionale».

Né Haftar né Maitig hanno però affrontato la questione della presenza di unità dell’Lna e di forze alleate negli impianti petroliferi dopo che la Noc, l’ente petrolifero libico, aveva posto come condizione per il ritorno alla normalità la smilitarizzazione dei siti.