Il cardinale vicario alla messa per l’inizio del pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes

Ricominciare facendoci piccoli

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25 agosto 2020

Con la concelebrazione eucaristica presieduta la sera del 24 agosto dal cardinale vicario alla grotta di Massabielle, è iniziato il tradizionale pellegrinaggio a Lourdes della diocesi di Roma, organizzato in collaborazione con l’Opera romana pellegrinaggi, che si concluderà il 27 agosto. Pubblichiamo l’omelia del porporato.

«Io sono tranquillo e sereno come un bimbo…». Eccomi, eccoci di nuovo a Lourdes, in un anno tutto particolare, con un’emozione diversa, con un’intenzione unica, con la consapevolezza di un privilegio nel rappresentare tantissimi altri pellegrini di Roma, d’Italia e del mondo che quest’anno non sono potuti partire, per diversi motivi che conosciamo. Ci siamo accorti, in questo periodo, di quanto sia vera la Parola di Gesù sul chicco di grano. È stato un tempo in cui abbiamo visto tante persone dare la vita, ma abbiamo anche sperimentato il percorso del seme, chiamato a stare nell’oscurità della terra per un tempo imprecisato, per poi produrre frutto.

Siamo qui per affidare a Maria il nostro cammino diocesano. Questo periodo non è stato una “parentesi”, ma piuttosto un tempo in cui siamo “stati arati” per fare di noi “il terreno buono” che accoglie il seme dei doni di Dio, nel buio, nel silenzio e nella prova. Il seme è cresciuto, notte e giorno, «come, noi stessi non sappiamo» (cfr. Marco 4, 27), in un modo originale rispetto ai nostri piani. Papa Francesco nell’omelia della messa di Pentecoste ha detto: «Peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi».

Bernadette incontra Maria, l’11 febbraio 1858, in un momento di estrema crisi per lei e per i suoi familiari. È stato tolto loro tutto. Il fallimento nel tentativo di mandare avanti un mulino si era trasformato in una miseria estrema in cui i Soubirous non avevano altro che Dio, a cui gridavano le loro preghiere. Quella Bella Signora, descritta come una ragazza giovane e piccola come lei — un’adolescente di un metro e quaranta — toglierà a Bernadette anche quello che credeva di sapere, ossia farsi il segno di croce. La sua mano sarà come paralizzata, finché non sarà il gesto di Maria ad aiutarla, come in uno specchio, a segnarsi.

Quest’anno è stato per l’umanità un inizio di crisi, economica, sociale, psicologica, relazionale. Ma anche per noi cristiani è stato ed è un tempo in cui abbiamo dovuto rinunciare a tante sicurezze, per essere invitati a ricominciare, facendoci piccoli. È stato commovente sapere che tante famiglie, soprattutto nella settimana santa, siano diventate veramente piccole chiese domestiche, dove i genitori hanno aiutato i figli a pregare e a vivere l’attesa della Pasqua e dove i figli hanno accompagnato i genitori sulla via della semplicità. Sì, siamo a Lourdes per rinunciare all’uomo vecchio che in noi crede di sapere tutto, e ricominciare, come un bambino influenzato a cui la mamma misura la febbre.

Mai come quest’anno ci siamo lasciati misurare la temperatura. Lasciamo ora che sia Maria a misurare la nostra capacità di amare come una madre che non ha bisogno di termometri, ma a cui basta passare la mano sulla fronte del figlio per capire se ha la febbre. Quella mano si sposterà poi al petto, per farmi capire che sono chiamato a passare dalla testa, dalle mie idee e dalla mia volontà, al cuore, dove dimora Dio. Poi mi toccherà, in un secondo tempo, le spalle — sinistra e destra — per aiutarmi ad avvicinare gli estremi, a canalizzare l’amore a servizio dell’unità. Questa è la vera penitenza che ci chiede il Signore attraverso Maria e Bernadette: usare testa, cuore e spalle, amare Dio con tutta la mente, con tutta l’anima, con tutte le forze. Solo così ci apriremo alla fecondità dell’amore, dove la prima fecondità è quella delle relazioni. Occorre morire all’io per far nascere il “tu”.

Guardiamo ancora alla grotta. Tutto nasce da una comunicazione straordinariamente alla pari: Maria scende al livello di Bernadette. Le loro parole, i loro sguardi, ci invitano a riscoprire una comunicazione tra noi che parta dalla fede, senza dimenticare i tratti dell’umanità. Dio che resiste ai superbi e guarda gli umili in questi giorni ci prenderà di nuovo per mano e ci insegnerà di nuovo ad amare. Non lasciamoci sfuggire questa occasione, non perdiamo di vista Lui. Se siamo chiamati ancora a essere distanziati socialmente e a mettere una mascherina, da Lui corriamo senza problemi, non temendo di abbracciarlo forte, di stringerci a Lui senza maschere, nella verità della nostra vita e nella nudità della nostra fragilità.

Maria ci sarà da guida. Forse capiterà come diceva Bernadette alla fine della sua vita: «Sono macinata come un chicco di grano». Lasciamoci muovere come un mulino al vento impetuoso e leggero dello Spirito santo. Solo così il chicco macinato potrà morire e aprirsi alla gioia dell’amore.

di Angelo De Donatis