· Città del Vaticano ·

La campagna di Caritas-Focsiv nei Paesi in via di sviluppo dove l’emergenza pandemia acuisce la piaga della fame

Condividere il pane moltiplicare la speranza

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01 agosto 2020

È la “pandemia della fame” la prossima sfida che il mondo dovrà affrontare, una volta superata l’emergenza sanitaria ancora pesantemente in corso. Secondo i dati più recenti della Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e di altre quattro agenzie Onu, a causa delle misure di contenimento del covid-19 entro la fine del 2020, almeno 130 milioni di persone in più soffriranno di fame cronica; e si tratta di una cifra destinata ancora a crescere. Nel 2018 erano 690 milioni di persone nel mondo, ossia 10 milioni in più rispetto al 2018 e poco meno di 60 milioni in più nell’arco di cinque anni. L’impatto del lockdown ha aumentato infatti le disuguaglianze: il 55 per cento delle persone nel mondo è in difficoltà per l’accesso al cibo, alla salute, al lavoro dignitoso e si ritrovano privi di tutele e ancora più vulnerabili.  Un miliardo e 600.000 bambini hanno smesso di andare a scuola e molti non vi torneranno.

Gli effetti nei Paesi meno sviluppati si stanno già facendo sentire. Sono infatti numerose le richieste di aiuto da parte delle Chiese locali. Per venire incontro a queste esigenze, Caritas italiana, insieme alla Focsiv (confederazione di ong cattoliche) ha lanciato l’8 luglio scorso, anniversario della visita apostolica di Papa Francesco a Lampedusa, la campagna nazionale “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” per aiutare i Paesi più poveri ad affrontare l’impatto socio-economico delle misure prese a causa del coronavirus. Iniziative analoghe sono state intraprese da altre Caritas nazionali.

Le due realtà italiane hanno deciso di unire le forze in una alleanza intitolata “Insieme per amore degli ultimi”, con un sito dedicato da cui sarà possibile scaricare materiali informativi ed effettuare donazioni. Lo scopo dell’iniziativa, che durerà 7 mesi, fino a gennaio 2021, è infatti duplice: sensibilizzare le comunità cristiane, associazioni, scuole, università, persone di buona volontà e raccogliere fondi per finanziare progetti di emergenza in Africa, America Latina, Europa dell’Est, Asia, compreso il Medio Oriente.  

«Finora abbiamo selezionato 62 progetti di emergenza che ci hanno mandato le Chiese locali e le ong — spiega Paolo Beccegato, vicedirettore vicario di Caritas italiana — con un occhio particolare ai Paesi più poveri e più colpiti dal coronavirus. Questi Paesi non hanno le risorse che ha l’Italia né il sostegno dell’Unione europea. Vista la velocità con cui la pandemia colpisce e cambia aggiorneremo i progetti a seconda dell’evoluzione del virus».

Molte diocesi, Caritas e ong si sono trovate inoltre a dover rivedere i progetti di sviluppo inserendo le misure di contenimento del virus: ci si è dovuti riorganizzare tempestivamente attrezzandosi con dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti e percorsi per il distanziamento sociale. Tutti i progetti hanno quindi subito rallentamenti e dovuto affrontare spese non previste. Perciò in molti hanno bussato alle porte di Caritas italiana per chiedere un sostegno.

La maggior parte delle richieste provengono dall’Africa, anche se non è stato, numericamente, uno dei continenti più colpiti dal virus. Il motivo è strutturale: «Qui l’emergenza alimentare è prioritaria. Per questo — prosegue Beccegato — finanzieremo progetti per aiuti alimentari alle persone più in difficoltà e progetti che aiutino a procurarsi il cibo. Ad esempio, ci sono tante piccole realtà, cooperative, gruppi di persone più vulnerabili, che hanno come obiettivo quello di dare dignità al lavoro. In questi casi si punta a dare un reddito per qualche mese anziché distribuire direttamente cibo».

«La grave situazione che stiamo vivendo — precisano nel manifesto della campagna Massimo Pallottino, di Caritas italiana, e Andrea Stocchiero, della Focsiv — interpella personalmente ognuno di noi, nella nostra responsabilità e nella nostra capacità di vivere in modo consapevole. L’impegno necessario parte da un cambiamento degli stili di vita di ognuno di noi» ma serve anche «un’efficace azione nei riguardi di chi ha la responsabilità di stabilire le regole e fissare le politiche pubbliche, orientando anche le scelte di mercato».

La campagna Caritas-Focsiv offre perciò la possibilità di un impegno concreto, al servizio di progetti di giustizia e di autentica promozione umana. Sul sito ogni mese sarà proposto un tema specifico — cibo, educazione, donne, lavoro, salute e famiglia — sul quale verrà focalizzata l’attenzione. L’iniziativa durerà a lungo perché si prevede che la pandemia non finirà tanto presto né i relativi bisogni diminuiranno. Anche perché alcuni Paesi che all’inizio non erano colpiti si trovano a fronteggiare ora il picco di contagi, come sta accadendo in Brasile, India, Guatemala.

I promotori non hanno fissato un obiettivo per la raccolta fondi, ma sperano di raccogliere almeno un  milione di euro, per dare una prima risposta ai bisogni più urgenti. «Condividere il pane, moltiplicare la speranza è possibile — sottolineano — diventando più consapevoli e facendo un’offerta a sostegno degli interventi proposti».

di Patrizia Caiffa